Buone notizie dal fronte del teatro, un teatro incastonato nella splendida cornice della Mostra d’Oltremare: il glorioso Teatro Mediterraneo il cui nome è entrato in perfetta consonanza con lo spettacolo andato in scena di recente. Perché è nel Mediterraneo, nel mare dal quale il nostro Teatro non a caso prende il nome, che affondano e si alimentano le nostre stesse radici e le radici dell’amore, dalla sua musica, frutto di antiche culture, rimaste intatte nella loro carica di sentimenti e di sensazioni, di guizzi di dolore come di gioia, di quell’intreccio di felicità e nostalgia, di desiderio e passione, di sacro e profano, dolce e amaro, riso e pianto che ci appartiene e che, da millenni, continuiamo a tessere.
Portare avanti una tradizione millenaria senza rischiare tonfi e cadute richiede impegno e passione, ma soprattutto leggerezza, garbo e corrispondenza di sensi tra passato e presente e ci sembra che sia questo il filo conduttore dello spettacolo Le Radici dell’amore: dimostrare che la musica è uno dei salvagenti al quale l’uomo d’oggi può ancora aggrapparsi per restare a galla e attingere sapienza e bellezza dal mare della tradizione nel quale affondano le sue radici.
Nel duplice gioco d’ombre di farfalle luminose, una delle coreografie più belle dello spettacolo (ecco incrociarsi motivi antichi e nuovi, sciuri siciliani fronteggiano la pizza e il flamenco) dà una mano a Napoli, ravvivandone gli antichi motivi.
Gli audaci arrangiamenti di Pino De Maio cedono il passo a un sapido intermezzo di Roberto Ciccarelli, una coinvolgente lastra dell’uomo e del suo modo di essere che ci convince che la radiografia è un’arte che non si ferma alla caducità del corpo, ma cerca di penetrare i perché dei comportamenti indagando con humour nel cuore e nel pensiero.
Quanto all’intermezzo di Susanna Canessa e Monica Doglione prendiamo atto, ancora una volta, che se buon sangue non mente la strada continua a essere percorsa dalle due artiste in salita, perché quel garbo e quella leggerezza che della loro performance sono indispensabili per penetrare nella sensibilità e nella memoria dell’uditorio, lasciandone un’indelebile traccia.
Allo stesso modo, ha saputo esprimere con eleganza l’alchemica fusione tra le seduzioni originarie della Sirena e lo charme fascinoso della Ville lumière Giovanni Cimmino che non è solo un cantante e uno show man, ma un interprete che sa trarre dal testo ii suoi perché e gli obiettivi che si pone comunicandoli alla platea e alle sue aspettative: in una parola, che sa mettersi nei panni del pubblico in piena umiltà e consapevolezza di quanto gli offre. ll ricco e lungo spettacolo ha tanto maggior merito in quanto parte da tre associazioni: L’acchiappasogni, Il meglio di te, La Villanella il cui scopo è culturale e assistenziale verso i giovani, la generazione vittima dei disagi del vivere contemporaneo.
Gli artisti che hanno partecipato in tale spirito allo spettacolo meritano anche per questo un “bravo”: da Susanna Canessa a Michele Caso, da Roberto Ciccarelli a Giovanni Cimmino a Peppe di Colandrea a Pino de Maio a Monica Doglione a Enzo Grimaldi, Luca Guida, Agostino Mas, Clemente Massaro, Ciro Panico e ai presentatori Serena Amabile e Gigi Porcelli, artisti che hanno dedicato a un ideale di altissimo valore il loro studio e il loro impegno, dando valida prova che l’arte e la bellezza possono ancora salvare il mondo.
Lo spettacolo, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica sia per il suo contenuto che per l’attività benefica delle associazioni che l’hanno organizzato, ha un valore aggiunto che citiamo volentieri: il patrocinio del Comitato regionale della Campania per l’Unicef Onlus.