Riecco Ecuba. Ritorna la tragedia greca il 4 gennaio alle ore 19 tra i ruderi di un mercato di era romana sito sul decumano maggiore sotterrato da una forte alluvione nel centro di Neapolis sotto la chiesa di San Lorenzo, scrigno di arte e storia partenopea inizio Rinascimento sotto il regno di Roberto d’Angiò. Lo scenografico luogo fa da s spettacolo, incanta, sorprende, ti parla di memorie da favola. Illuminato a giorno dal maestro Cesare Accetta, con luci bianche, solari, radenti, nascoste tra gli archi, esalta l’architettura e la creativit di Laura Angiulli regista di “Ecuba-festa di nozze”, opera lirica in tre atti di Nicola Manfroce su libretto di Jean B. G. de Milcent, tradotto in italiano da Giovanni Schmidt e portata in scena al Teatro San Carlo nel 1812 il 13 dicembre un anno prima della morte di Manfroce a 23 anni.
Si narra il matrimonio di Achille con la giovane Polissena, figlia di Ecuba, il giorno della morte di Ettore ucciso in duello proprio dall’eroe greco reso invulnerabile dalla madre Teti. Ecuba, seconda moglie di Priamo, re di Troia, “signora dell’Asia” e ponte commerciale con l’Europa, tra i suoi diciannove figli o cinquanta, umanamente impossibile, secondo Euripide. Resi più famosi da Omero, Ettore, Cassandra, Eleno, Troilo e Paride che viene rapito dal fascino della sensuale bella Elena, figlia di Zeus e di Leda moglie di Tindaro re a Sparta, sposa di Menelao e lo induce a fuggire dal rozzo sposo per vivere con Paride tanto bello e gentile da essere conteso da Giunone, Atena, Afrodite. Fuga che suscita una lunga guerra per orgoglio.
Bellezza e capacit di sedurre delle donne è tema che si trova spesso nel teatro greco. Il matrimonio suscita l’ira degli dei e la decisione di eliminare Troia e la stirpe dei Dardanidi. Omero, poeta e cronista sul campo di battaglia narra esaltando la partecipazione degli dei che con difetti e pregi simili agli umani sono presenti nella vita dei loro adoratori.
Cos la cultura greca rivive a Napoli nella zona archeologica sottostante a San Lorenzo, Basilica frequentata da Boccaccio, ospite della regina Giovanna, figlia di Roberto d’Angiò per vedere la nobile amabile Fiammetta quando non era impegnato alla scrittura del Decamerone, si ritrovano tre stati della Neapolis, greca romana bizantina.
Incontreremo Giovanni Battaglia, Michele Danubio, Alessandra D’Elia, Stefano Jotti, Antonio Marfella e Chiara Vitiello, gi ottimi protagonisti del “Mercante di Venezia” di Angiulli. Con loro le voci liriche di Maria Teresa Polese e Clementina Regina con la direzione di Daniela del Monaco. L’archeologia funge da scenografia, il passato ridiventa presente, la bravura della regia e degli attori, la storia di una donna regina e di una citt , cerniera culturale e commerciale tra Oriente e Occidente, offrono una pagina di storia epica e mitologica, raffinatamente colta.
Lo spettacolo, incluso nel Forum delle Culture, è andato in scena il 3, 4, 16,17, 18 dicembre.
Gli attori si muovono sull’antica strada del mercato, appaiono e si ritirano tra gli archi, si fermano rimanendo in scena appoggiati alle pareti di tufo come Cariatidi dell’Eretteo. Il loro incedere è lento come di chi cammina sulla via sacra della Storia e contemporaneamente vivono il dramma di un matrimonio non per amore ma per una bieca volont politica.
La stessa sensibilit della Angiulli si nota nel disegno delle luci di Accetta. Fari a pavimento creano chiari penombre e bui, colorando gli spazi di quella tragicit espressa nel testo. Il pubblico è in una luce ovattata. Gli attori in abito lungo nero riflettono le loro ombre sulle pareti che allungandosi a dismisura li rendono tetri giganti. Ombre che si incrociano tra loro andando verso il pubblico e formando il coro che con il canto è nella tragedia greca.
Durata 50 minuti. Ingresso gratuito su prenotazione solo per alcune decine dispettatori
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