Finalmente il 4 maggio è arrivato: è chiaro o quasi a tutti da ieri cosa accadrà “il tempo di metabolizzare” così ci ha detto Giuseppe Conte adattarci a tutto quello che sarà, “convivere con il Covid-19” adattarci a una nuova realtà, fuori dalle nostre case.
Ma con autocertificazione e il rischio di incombere in multe salate se non si rispettano i divieti e le regole.
Così che abbiamo barattato tutti i nostri diritti: “libertà-culto..” ad esempio sanciti dalla Costituzione, per fare fronte a un’emergenza sanitaria causata non solo dal virus ma anche dalla cattiva gestione e dai tagli al settore fatti nel corso degli anni indietro.
La parola “necessità” da lunedì 4 maggio si estende anche alla possibilità di andare a trovare i “congiunti”: chi sono i congiunti e chi nella propria quotidianità ha mai utilizzato questa parola? Una parola che sembra appartenere a un linguaggio politico e giuridico molto lontano da quello dei cittadini e della società.
Ordinanze e decreti si alternano dimenticando il linguaggio per sociale. La lingua del popolo oltre a seguire regole grammaticali necessita -soprattutto in una situazione come questa- di chiarezza e pienezza: le parole oggi devono esprimere tutta la loro forza e lo possono fare puntando sul valore delle persone, colmando quelle lettere di umanità.
Una società che rischia di scomparire perché “se vuoi bene all’Italia- mantieni le distanze”. Le parole perdono di significato reale in un mare di altre poco chiare e ben lontane dalla realtà.
Cosa significa distanza? E cosa può causare nei rapporti sociali messi allo stretto e offuscati da una marea di limitazioni e restrizioni?.
Governo e Regioni si preoccupano di preservare e coltivare la parola “emergenza” con una serie di obblighi, vincoli e multe. Non manca, allo stesso tempo, il desiderio di consolidare con l’uso di parole vuote, la conquista dell’eccellenza sanitaria a livello mondiale.
Un linguaggio politichese che ha come unico obiettivo la propaganda elettorale, come sempre a favore di un partito piuttosto che un altro la conquista del primato, del primo paese e del modello di riferimento da prendere come esempio.
Ma la società? Sì, la società. Cosa vuole la società oggi? Forse ha bisogno di un linguaggio chiaro, privo da “ma” “se” e parole lontane dal nostro semplice vocabolario.
Le parole hanno ancora peso? Ritornando alla parola “distanza” le ordinanze e i diversi decreti usciti nel corso degli ultimi mesi hanno di fatto “allontanato le persone”: parenti, amici, fidanzati… costringendoli a una nuova socialità: “virtuale”. Tutti dietro schermi, parole digitali, App prima sconosciute invadono la nostra giornata.
E con il decreto 4 maggio 2020 entra nella nostra società una nuova parola si chiama “congiunti” vocabolo mai utilizzato. Pensandoci per le feste di natale o di pasqua oppure compleanni, comunioni, cresime, matrimoni, funerali non abbiamo mai sentito questa parola: “congiunti” e ci siamo chiesti un po’ tutti cosa avrà mai voluto dire ieri Conte in diretta su tutti i canali con tutta l’Italia alle 20:20?
Ebbene “congiunti” significa parenti. Sono esclusi “amici” e “fidanzati” naturalmente. La politica ci pensa mai alla società reale? Alle persone, intendo dire?
Quante persone sono sole e non hanno parenti e nel corso della loro vita hanno creato legami di parentela sanciti di fatto dal bene?
Per sentirsi parte di una famiglia è necessario avere un legame di sangue? No, affatto… La famiglia non è solo quella di un immaginario cattolico o politico. La parola “famiglia” ha diverse estensioni e sfumature e non può essere “limitata” come è stata limitata la parola “necessità”.
I legami familiari quindi non possono essere necessariamente limitati al sangue o al grado di parentela. Il bene che vogliamo, le esperienze condivise, le gioie, i dolori, le lacrime, i sorrisi hanno ancora valore in questa marea di distanze e non possono essere messe ai margini.
La parola “congiunti” stona nella nostra vita quotidiana perché appartenere, volere bene sono concetti che valgono di più hanno un peso specifico rispetto a tecnicismi e parole estratte da articoli e manuali di giurisprudenza.
La parola “necessità” oggi viene spogliata da tutti i suoi significati e ridotta a poche esigenze: mangiare- curarsi- e ora andare a trovare i “congiunti”.
E le altre cose? Quelle che ci rendono VIVI dove sono andate a finire? nel dimenticatoio forse.
Amore- Amicizia dove sono andati a finire? Sono solo parole forse? Sono parole piene di cose e persone e di tempo condiviso.
Oggi più che mai abbiamo la necessità di un linguaggio chiaro e di un’attenzione all’aspetto sociale oltre a quello economico e lavorativo.
Un piano studiato e organizzativo per i rapporti umani. Un Decreto che parla di Amore-Amicizia e l’importanza di ripartire seppur in maniera diversa ma insieme. Se volete bene all’Italia restiamo uniti.
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Nella foto, un abbraccio tra la folla che rischia di diventare immagine di un tempo
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