Comincia sedici anni fa, nel 1994, una delle più belle esperienze della citt di Napoli: Maggio dei Monumenti. Una intuizione apparentemente simbolica, vetrina opaca di una citt svogliata, una stanca ritualit , un’appagata e misurata scelta amministrativa.
L’anno dopo, siamo nel 1995, il centro storico di Napoli viene dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanit per il suo eccezionale valore culturale e la invidiabile posizione geografica.
Quel centro storico più grande d’Europa che conserva più di 400 luoghi di culto e oltre 30 musei che racchiudono 27 secoli di storia “lunga e movimentata”. Una sorta di esposizione all’aperto, un lungo percorso di resti romani e greci, colonne medievali e palazzi storici che diventeranno il fulcro dell’evento internazionale del Maggio dei monumenti. Finalmente la citt sembra accorgersi di se stessa, capisce di doversi riappropriare della sua storia.
Questa perla scaramazza incastonata da gente bizzarra e stravagante che esprime creativit , estro e fantasia, attraversata da frammenti di vita non sempre facili, movimenti culturali, artisti e letterati dei secoli addietro e non solo, con un marchio indelebile lasciato dall’inconfondibile stile barocco.
La citt scopre i suoi “ori”, quell’inestimabile patrimonio artistico e museale ricompreso in pacchetti turistici oggi venduti in tutto il mondo e punto di riferimento delle maggiori capitali europee quali Parigi, Londra, Madrid.
Non soltanto cucina e musica ma teatro, danza, scrittura, cinema, letteratura che risorgono dal nulla in quel mese dell’anno scandendo con appuntamenti a tema ognuno dei week-end, in una citt solo apparentemente rassegnata.
Chiese e palazzi storici che si aprono, rassegne e mostre che illuminano bellezze vecchie e nuove, percorsi ritrovati, racconti dei vicoli, credenze popolari che riaffiorano alla memoria dei ricordi.
E poi ospitalit , scambi culturali e rinnovato interesse per una citt capace di farsi apprezzare alla stregua delle capitali europee.
Il suo look è contrassegnato da lineamenti perfetti e da un trucco leggero e penetrante, semplice e misterioso, come quelle donne di classe che sprigionano femminilit , che lasciano immaginare.
Quel mese di maggio che resiste all’immondizia degli ultimi quindici anni, alla camorra imprenditrice e stracciona, ai predatori sociali ed economici, ai ladri di sogni. Ma perch solo a maggio?
Perch la citt di Napoli è alla ricerca di un’identit ; una citt ancora non compiutamente post-industriale, capace di cogliere le novit ma che ancora troppo spesso lascia cadere, intuitiva dei bisogni collettivi ma inadatta a soddisfarli.
Una citt che sviluppa una vera e propria cultura dei rapporti di vicinato ma allo stesso tempo propone “gabbie mentali”, stereotipi inaccettabili e “lontananza” amministrativa.
Distante dalla sua gente, distratta da eventi superficiali, soffocata da incuria pensante.
Quando riuscir a capire che può farcela da sola e non delegare ad altri la determinazione del suo destino allora potr procedere in quel percorso di stratificazione e di cambiamento quale atto imprescindibile per un ritorno alle nobili radici della sua storia.
Nella foto, il museo archeologico di Napoli