Il Minuetto dal Tombeau de Couperin di Ravel offerto dal pianista Giuseppe La Licata al pubblico della stagione autunnale di concerti del San Carlo, in esilio temporaneo all’Auditorium della Rai, è stato una vera chicca, un gioiello di raffinatezza e di espressivit . Peccato che sia soltanto il bis in un concerto dominato da una cattiva stella il Concerto n. 2 in fa maggiore per pianoforte e orchestra, op. 102 di Å ostakovic ha visto il pianista impegnato in una titanica (e inutile) sfida con l’orchestra guidata da George Pehlivanian, che sembrava non voler dialogare con il pianista, chiss mai per qualche artistica incomprensione. Fin dalle prime battute dell’Allegro iniziale faticavi a trovare un attacco calzante, una chiusa tutti insieme. L’Andante (francamente troppo veloce) è stato l’unico movimento in cui una precaria intesa tra solista e orchestra ha scongiurato il disastro, che non si è fatto attendere, ed è arrivato inesorabile con il terzo tempo, nel quale il pianista non ha avuto altra soluzione che accentuare al massimo gli ictus tetici, con la speranza rivelatasi vana- di marciare parallelamente all’orchestra.
Dopo “Diversions on a Theme” di Benjamin Britten per la mano sinistra del pianoforte e orchestra, il pubblico ha potuto ascoltare la Sinfonia n 5 in re minore di Dmitrij Å ostakovic, pagina complessa e difficile, di cui il direttore ha voluto esaltare i momenti “spettacolari”, deludendo chi lo ha ascoltato qualche anno fa e lo trovava sicuramente più scrupoloso e profondo. Deludente anche la performance dell’orchestra a parte gli ottoni, bravi, tutti, il resto dei fiati ha reso l’esecuzione farraginosa e stentata. Più di tutti, gli archi hanno bisogno di una seria riflessione da parte di chi, da qui a qualche settimana, assumer la guida del teatro, forse privo di debiti, ma altrettanto in crisi. Di idee, e di (buona) musica.
Prosegue l’autunno musicale della Nuova Orchestra Scarlatti. E d’autunno, si sa, la malinconia avanza, fino a prendere il sopravvento, coprendo ogni cosa di una patina grigia, plumbea, senza vita. Chi ha avuto la ventura di assistere al concerto (o spettacolo?) del 31 ottobre ha sperimentato di persona quanta autunnale tristezza ci fosse in tutto, nell’improbabile Mastelloni, che ha presentato (maldestramente) la serata, nell’orchestra, che sembrava non aver provato, tanto era disomogenea, ma un po’ in tutto quello che è accaduto sul palco dell’Auditorium della RAI, davanti a voraci telecamere. Portare la musica verso il grande pubblico è operazione che ha senso se non ammette compromessi e svalutazioni della musica d’arte, altrimenti si corre il rischio di fare demagogia, di “utilizzare” il pubblico, non di arricchirlo nello spirito.
Il programma era alla portata di tutti, faceva sperare bene. La faciloneria che ha fatto da padrona nell’esecuzione dei vari brani è assolutamente insolita in un gruppo che faticosamente, e con meriti grandissimi per chi ha a cuore la musica, cerca di riportare in vita fin dal 1993 quell’autentico gioiello che era l’Orchestra “Scarlatti”, che si sciolse l’anno precedente per sciagurata volont di chi credeva che i tagli dovessero partire gi allora – da quel (poco di) buono che c’era nel panorama musicale italiano. Tutto è stato dominato dalla volont di fare spettacolo, che forse è cosa buona, se mira ad attirare l’attenzione delle masse televisive sulla musica colta, ma senza offendere quest’ultima. A Gaetano Russo, solerte musa ispiratrice dell’Orchestra, si perdona questa scivolata, che a tratti ha rasentato il cattivo gusto, in nome di quell’entusiasmo che lo caratterizza e di quella sua volont di costruire, di realizzare quello che per molti è (e rester ) un sogno. Ma non può per questo costringere il pubblico (pensante) a turarsi naso e orecchie, francamente è troppo.
Che dire del Preludio della Traviata ridotto a marcetta senz’anima, che dire delle fantasie sui temi di “Sonnambula”, “Trovatore” e “Traviata”, trattati alla stregua di materia sonora tra canzonetta e folclore? Nulla, assolutamente nulla. meglio tacere. E aspettare il prossimo concerto.
Nella foto, il compositore Maurice Ravel