“Maniaca seriale. La soddisfazione di complicarsi la vita” : Laura Malaterra narra (con ironia) le sue piccole ossessioni

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Nella raccolta di racconti “Maniaca seriale. La soddisfazione di complicarsi la vita” di Laura Malaterra si narra con ironia delle piccole ossessioni che caratterizzano l’esistenza dell’autrice, tanto saggia da riuscirle a metterle in prospettiva, senza farsi abbattere ma, anzi, traendone spunti di riflessione di cui anche il lettore potrà beneficiare.
Dall’introduzione all’opera: «Ecco qui una delicata raccolta di bizzarre, comiche e quasi innocue manie descritte con leggerezza dalla genesi alla manifestazione esteriore; sempre prendendosi un po’ in giro. Non solo ghiribizzi, però. Così li vediamo intercalati da tratti più intimi dell’anima, fino a culminare nella “Sabaudade” di una torinese sempre fedele alla sua origine. Racconti dove forse qualcuno si può ritrovare scoprendo di avere qualche mania da condividere con l’autrice e riderne con lei».
Laura Malaterra presenta quaranta racconti che vanno dal nonsense assoluto alla bizzarria più contenuta, dall’introspezione più spietata alla salvifica leggerezza di storie più “normali”, dove l’autrice riflette su vari aspetti della sua quotidianità.
Tra le storie nonsense spicca quella intitolata “La saponetta melliflua”, che apre col botto la raccolta: questo racconto verte sull’angoscia dell’autrice per il cambio di forma e di consistenza delle saponette, che sono tanto graziose appena scartate ma che subito dopo, al primo utilizzo, mostrano il loro temperamento burlone, che sembra sia finalizzato proprio a disturbare l’autrice.
«Intanto comincio a odiarla. È un sottile astio che si insinua nell’animo già quando apro la porta del bagno e subito la scorgo lì, placidamente sdraiata nella sua mollezza come una matrona romana dalle enormi forme di lattea carne». Un racconto esilarante, che rivaleggia in bizzarria con quello che elogia i raccoglibriciole con spazzola rotante, o con quello che, al contrario, arriva a demonizzare le luci al neon.
Vi sono poi storie in cui l’autrice si confessa con onestà, come nel racconto “L’angoscia nel camerino”, in cui parla dello smarrimento nel provare un vestito in camerino, che non starà mai come si era immaginato – «Io odio entrare nei camerini per provarmi un qualsivoglia abito, braga, camicia, camicetta, body… Progettato da menti insane tendenti al sadismo sono di una bruttezza e scomodità che rasentano la tortura. Si entra tutte ringalluzzite pensando di acquistare finalmente qualche cosa di nuovo che ci farà sembrare una bellezza e si esce devastate nell’animo, nello spirito e nel fisico».
E infine, ci sono quelle storie più accomodanti, meno auto-vessanti e auto-ironiche, che ci parlano delle passioni di Laura Malaterra, e che ci ricordano della sfolgorante bellezza delle piccole cose. (Raffaele Tini)
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