Mark Twain in Italia nel 1868 soggiorna molto a Napoli. Nato a Missouri(Florida) nel 1835 col nome di battesimo Samuel Langhorne Clemens, vive la giovinezza a Hannibal, piccolo porto sul Mississippi. Tipografo, pilota su un battello a vapore, militare nella guerra di secessione, minatore nel Far West, infine, ottimo giornalista a Filadelfia e Saint Louis. Scrittore, racconta nei suoi libri le sue molteplici esperienze con ironia e comicit . Con “La famosa rana saltatrice”, il primo libro di successo, fa ridere tutti in Amarica. Tra i suoi libri vanno menzionati “Le avventure di Tom Sawyer”, “Le avventure di Huckleberry Finn”, “Vita sul Mississippi
“.
Dotato di vitalit creativa e di spirito d’osservazione, crea un linguaggio umoristico e stilizzato.
Esaltato da Hemingway, influenza linguisticamente lui ed anche S. Anderson, W. Faulkner, E. Caldwell.
Inviato speciale prima in Polinesia e poi in Europa, in particolare in Italia, scrive “Innocents Abroad” ossia
“Gli ingenui all’estero” in cui ritrae la corruzione e l’ipocrisia di una societ in declino contrapponendola alle austerit degli ideali puritani. Ma in “L’et dell’oro” si indigna per corruzione e intrighi di Washington.
Tra i suoi appunti di viaggio leggiamo “La Gita Sul Vesuvio”. Dopo un paio di giorni a Ischia “nella quiete dell’incantevole isola ci eravamo riposati; lo chiamammo “riposarci” ma proprio non riesco a ricordare in che cosa fosse il “riposo”, visto che quando ritornammo a Napoli non avevamo dormito da quarantott’ore. Avevamo deciso di andare a letto quando sentimmo parlare di questa gita sul Vesuvio”.
Con otto compagni partono a mezzanotte nelle carrozze noleggiate con le provviste. “nella cittadina di Annunciata ottenemmo muli e cavalli e ci avviammo sonnecchiando su per la montagna, seguiti ciascuno da un vagabondo che, a sentir lui, spingeva il mulo, ma in realt gli si aggrappava alla coda facendosi trascinare. L’dea di pagare cinque franchi al mio scudiero perch trattenesse il mio mulo per la coda, impedendogli di avanzare, cominciò a seccarmi, e lo licenziai. Dopo di che andai su molto più in fretta”.
Giunti ad una certa altezza, il gruppo rimane estasiato nel vedere la citt distesa nel buio della notte. “Si apr davanti ai nostri occhi uno splendido panorama di Napoli. Si vedevano lampioni a gas, disposti a semicerchio lungo il bordo dell’ampia baia- un collare di diamanti che scintillavano lontano – luci si incrociavano e si intersecavano in infinite linee e curve luminose. E alle spalle della citt , dove giacevano villaggi addormentati, file e cerchi e gruppi di luci, tutte risplendenti come gemme. A questo punto, il tipo che si teneva alla coda del cavallo che mi precedeva, infliggendo all’animale ogni sorta di inutili crudelt , si prese un calcio che lo fece volar via di una settantina di metri, e questo incidente, insieme all’incantevole visione, mi riemp di serena felicit , e mi rallegrai d’aver partecipato alla gita”.
Vivace e gioioso nelle descrizioni, è un attento osservatore sociologo e urbanista. Annota che Napoli, citt con 620.000 abitanti, copre un’area maggiore di una citt americana con circa 150.000 abitanti ma si protende in altezza più di tre citt americane sovrapposte. Nel confronto con Parigi, scrive che a Napoli “sono più profonde ricchezza e povert , fasto e indigenza”.
A Parigi, per incontrare l’eleganza bisogna andare al Bois de Boulogne e per “vedere il vizio, la miseria, la fame, gli stracci e la sporcizia al Faubourg St. Antoine- ma nelle vie di Napoli tutte queste cose sono mescolate fra loro. Nudi ragazzini e azzimati figli di ricchi; cenci, brindelli e smaglianti uniformi; birocci e carrozze di gala; mendicanti, principi e vescovi passano gomito a gomito in tutte le strade.”
una citt “infestata” da principi, privi di principato, che abitano “a sette rampe di scala”, patiscono la fame, ma hanno la carrozza. A Chiaia sono presenti tutti “impiegati, meccanici, modiste e prostitute saltano la cena e sprecano i loro soldi per una passeggiata; i rifiuti della citt si stipano su un carretto sgangherato tirato da un asino poco più grosso di un cane, ed anche loro vanno a Chiaia. Per due ore il nobile e il ricco, il plebeo e il povero trottano l’uno accanto all’altro, poi tutti se ne tornano a casa soddisfatti, felici, coperti di gloria…” Rifiuta il detto “vedi Napoli e poi muori”ma ritiene che si debba tentare di vivere assolutamente nella citt .
“Vedere Napoli come noi la vedemmo nella prima alba dal Vesuvio, significa vedere un quadro eccezionale di straordinaria bellezza. E quando la luce da lattea si fece rosea -e la citt avvampò sotto il primo bacio del sole, il quadro divenne bello al di l d’ogni descrizione. Anche la cornice del quadro era incantevole. Di fron 6 è« « o è á « s te, il mare liscio un immenso mosaico multicolore; lontano le grandi isole immerse in una nebbiolina di sogno; oltre la citt un verde tappeto che affascina lo sguardo e lo trascina lontano, oltre i gruppi d’alberi, oltre le casupole isolate e i bianchi villaggi, fin dove il paesaggio si dissolve in una fascia di nebbia e di forma imprecisa. da qui, dall’Eremo sui fianchi del Vesuvio, che si dovrebbe “veder Napoli e morire…”.
In foto, Mark Twain