Napoli fa pace con un figlio dal grande talento al quale aveva mostrato in vita un volto arcigno. “Bentornato Don Enrico”. Primo appuntamento delle celebrazioni dedicate al celebre tenore (nelle foto) a cento anni dalla morte, organizzate dal Comitato nazionale presieduto da Franco Iacono e approvate dal ministero della cultura.
Domenica 25 luglio alle 21 il concerto creato e firmato da Federico Vacalebre presenterà negli spazi del Maschio Angioino una serie di voci e di emozioni che restituiranno una lettura moderna dell’immagine canora del grande tenore, portando in scena il repertorio della canzone napoletana da Caruso frequentato, per lui scritto.
La serata è inserita nella programmazione della rassegna “Estate a Napoli” del Comune d che ospita l’evento all’interno di Castel Nuovo; l’ingresso è libero, nei limiti delle disposizioni Covid. Per partecipare, basta scrivere a: prenotazioni@centenariocaruso.it.
Un viaggio nella sua vita artistica partendo dagli inizi: da quando Caruso faceva il posteggiatore e la sua voce cominciava ad affrontare la melodia napoletana. Cantanapoli con brani immortali come ‘Core ‘ngrato’ che per lui fu scritta, in napoletano, a New York, da due emigrati, il calabrese Cordiferro e il partenopeo Cardillo, che la considerava ‘una porcheriola’”.
Il concerto prende il via da “Santa Lucia” con Bruno Venturini e termina proprio con “Core ‘ngrato”, interpretata da Enzo Gragnaniello . Poi ci saranno Claudia Megre’ (“Tarantella sincera”), Irene Scarpato (“Tiempo antico”), Carlo Missaglia (“Mamma mia che vo’ sape’”), M’Barka Ben Taleb (interprete di una versione in arabo di “’O sole mio”). E ancora, ad arricchire il cast Sara Tramma (“’A vucchella”, Filly Lupo (“Pecche’”), Mario Maglione (“Io m’arricordo ‘e Napule”) e Roberto Colella (“Caruso”, in omaggio anche a Lucio Dalla).
Gli arrangiamenti sono stati curati da Marcello Gentile e Gianmarco Libeccio dei Suonno d’Ajer e Noemi Gherrero tnarrerà la figura dell’artista legata alla canzone partenopea.
Spiega Vacalebre: «Lo spettacolo è l’omaggio di una nuova generazione di cantanti e cantantesse, decisi a mettere le mani con rispetto su un repertorio in parte celeberrimo e in parte dimenticato. In scaletta “‘Torna a Surriento” e “Tu ca nun chiagne”, ma anche le canzoni napoletane che Caruso lanciò e qualche volta scrisse, come “Tiempo antico”».
Si potrà ascoltare pure la prima canzone verace che incise, nel 1909, “Mamma mia che vo’ sape'”, con versi di Ferdinando Russo e musica di Emanuele Nutile fino al brano del 1920 “I m’arricordo ‘e Napule”. Così Don Enrico riabbraccia definitivamente la sua città. Per sempre.