Eccellenza in Sanit : una sfida della quale si parla da troppo tempo in maniera spesso vuota che oscilla tra la autocommiserazione tipica della nostra gente e la autoreferenzialit più spinta. Spesso,anche i mezzi di informazione esaltano questa o quella struttura o attivit in modo non obiettivo e talvolta addirittura per ragioni di amicizia con i singoli amministratori o con i singoli professionisti. Personalmente penso che il sistema Sanit sia da tempo appesantito da disfunzioni che in parte sono proprie del Paese ma che nel Sud appaiono più evidenti ,e -come sempre accade in un sistema che non gira- esso diviene strettamente legato all’impegno del singolo,in generale di questo o quel Primario. Cos,nello stesso Ospedale o in due Ospedali della stessa area geografica,alla totale inefficienza di un determinato servizio si contrappone la grande funzionalit di un altro che ha le stesse finalit ,gli stessi compiti e la stessa forza-lavoro. E’ fin troppo ovvio che la assenza di controlli e di verifiche consente a chi non ha voglia di lavorare, di fare il minimo,mentre chi ha senso del dovere e quel tanto di amor proprio( che ben si coniuga con l’interesse degli ammalati) esprime il meglio e d vita ad un reparto di eccellente qualit . Questo tipo di diversit è quindi tanto più evidente al Sud,e la scarsit delle risorse (ovvero la incapacit ,in certi casi,di utilizzarle) rende più evidente il divario.
Ma troppo facile sarebbe imputare tutto ciò ad una “crisi di sistema” di tipo meramente funzionale. Il progressivo deteriorarsi delle prestazioni crea un meccanismo perverso di resa e di scoramento che fa s che i meno giovani riducano al minimo il numero di giri e costituiscano un cattivo esempio per i più giovani,che divengono attenti solo ad una possibilit di impiego ed al conseguente minimo garantito sul piano economico. Non è facile riafferrare il bandolo della matassa,specialmente in una Regione come la Campania dove i cattivi esempi sono all’ordine del giorno:una struttura di governo regionale agonizzante,la inquietante presenza di un Assessore alla Sanit ombra laddove la Sanit è commissariata,un assalto alla diligenza da parte di una politica che,disattenta alle reali richieste di salute,pensa solo ad occupare caselle di potere e di gestione,strutture fatiscenti contrapposte ad Ospedali fantasma come quello “del mare” o il policlinico di Caserta dei quali si parla da anni e che non si sa se e quando vedranno la luce.
Una strada che mi sembra percorribile è quella della formazione delle nuove generazioni di medici e delle professioni sanitarie,attraverso una seria palestra che li distragga dalle vergogne della politica-politicante e gli restituisca il senso vocazionale del nostro lavoro. Tre sono,a mio modo di vedere,le esperienze più formative:l’urgenza (vero fronte di contatto con i drammi del quotidiano),l’attivit “alta” quale la trapiantologia o la cardiochirurgia (autentica “formula uno” dell’attivit ospedaliera) ed il contatto con il terzo mondo,dove alla scarsezza delle tecnologia corrisponde la esaltazione della dedizione e del senso del dovere.
Quest’ultimo in particolare,rappresenta una esperienza insostituibile per studenti e specializzandi,e nei quindici anni in cui ho condotto quipe prima in sud America e poi in Africa ho visto partire dei ragazzi e tornare degli uomini. Non sono viaggi comodi n divertenti,ma la ricchezza che ne consegue durer per tutta la vita.
*direttore del centro interuniversitario di bioetica