I senza fissa dimora vanno sui social network. Da oggi in poi la povert  nell’area metropolitana di Napoli si potr  combattere a colpi di mouse. A proporre la piattaforma digitale, oltre che materiale, è l’associazione medici di strada.
L’associazione di volontariato si propone di offrire assistenza socio-sanitaria, alimentare e amministrativa ai senza dimora e alle persone disagiate e sotto la soglia di povert  della citt  di Napoli (foto).
«Sono talmente tante le emergenze che è sempre poco quello che si fa, tuttavia Napoli ha una rete importante Comune, associazioni, enti sul territorio. Dormitorio, centro di accoglienza comunale, aumento dei posti letto per le persone in difficolt . Prossimamente si inaugureranno il poliambulatorio di Ponticelli gestito da Emergency ed un presidio per senza fissa dimora nel Real Albergo dei Poveri. Tutto questo è in controtendenza fa notare il sindaco di Napoli Luigi de Magistris rispetto alle politiche dei tagli del Governo nazionale. Napoli è una citt  che ha un grande cuore e tanta solidariet ».
«Non sar  soltanto un servizio clinico, ma anche un servizio di coordinamento dei bisogni che tenter  di fare rete con le diverse realt  di assistenza sostiene Gennaro Matino, ispiratore dell’idea per essere sempre più pronti a dare risposte a chi è in difficolt ».
Ma nella citt  di Napoli, sin dal 1998, quando l’intera Regione Campania era attraversata da una eccezionale e quasi sconosciuta ondata di freddo, proprio il Comune di Napoli chiese ai più pronti frati minori del Santuario di San Gennaro alla Solfatara di mettere a disposizione un pulmino e qualche volontario per la distribuzione di coperte e generi di conforto.

Nascer  l’anno dopo un servizio permanente di pronto intervento volto al reintegro sociale delle persone senza fissa dimora, con il monitoraggio della loro presenza sul territorio,
il soccorso nei casi di emergenza, la distribuzione di generi di prima necessit  e di interventi sanitari e ricovero in dormitorio pubblico nei casi più estremi.
Comincia esattamente nel novembre del 1999, in via sperimentale e per sei mesi, il primo rapporto di collaborazione tra il Comune di Napoli e il centro di solidariet  francescana, l’ente morale di Pozzuoli. Il Camper dell’Unit  di pronto intervento sociale (UMPIS) parte con sei persone un medico, un sociologo, un operatore linguistico e tre operatori con esperienza nell’area della solidariet . Graziella, Elio, Mario, Rosa, diventano un patrimonio di questa citt .

Sono loro che vanno in vecchi stabili abbandonati nelle periferie privi di ogni elemento di civilt , sui marciapiedi, nei vani adiacenti le vetrine dei negozi, nelle piazze, nei giardinetti,
nelle aree di attesa della stazione marittima e ferroviaria a guardare in faccia vite che hanno dimenticato di esistere, che non hanno più la dimensione dello spazio e la cognizione del tempo.
Da questo momento in poi affiorano dati, cifre, metodologie, progetti e storie di vita.Nasce il programma-quadro “Rete di Emergenza Sociale” in seno all’amministrazione comunale di Napoli, il “Laboratorio per le citt  sociali” a cura di alcuni soggetti sociali promosso da Psichiatria Democratica, Cgil F.P. Napoli, Magistratura Democratica e Cantieri Sociali Napoli. Emilio Lupo, Sas  Di Fede, il padre comboniano Alex Zanotelli, il magistrato Aldo Policastro, si sporcano le mani in prima persona.
Nell’estate del 2001 il Comune di Napoli approva il progetto “Home-Net” in collaborazione con l’ASL Napoli 1, Caritas Diocesana di Napoli, Fondazione Massimo Leone, Centro di Solidariet  Francescana, Opera Don Calabria e Congregazione delle Suore Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, gi  collaboratore del Dormitorio pubblico.

A fine 2003 il Comune di Napoli delibera la posizione anagrafica per i senza fissa dimora
presenti abitualmente sul territorio comunale, per restituire un volto ed una dimensione più umana ai “cartonati”. Nel 2008 si inaugura il Centro di Coordinamento per questi “ultimi”, a via Pavia 129, un alloggio requisito al clan Contini, un tempo il più pericoloso sodalizio criminale dell’area della ferrovia, affinch un presidio anche fisso provi a combattere motivi di esclusione sociale.

Nulla di nuovo sotto al sole, l’idea del camper mobile è nata, nella citt  di Napoli, 16 anni fa, una realt  insostituibile che ha fatto recuperare all’istituzione Comune un ritardo culturale prima ancora che fattuale nei confronti di questi “invisibili”.

Il nobile e apprezzabile tentativo dell’Associazione medici di strada manca di un elemento fondamentale la rete. Non parla ai direttori sanitari delle aziende ospedaliere napoletane e metropolitane, non parla con la Croce Rossa Italiana, non parla alla Protezione Civile con funzioni di protezione sociale, non parla a quella miriade di associazioni, laiche e cattoliche, sulla piazza da decenni, ma soprattutto non parla all’UMPIS, ovvero a chi questa storia l’ha iniziata. A quei pochi ma insostituibili operatori che n            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
BtnBBBBRpeBKKKBYBBTBB DBeS pHKBUNIONBLel silenzio di una citt  frenetica si adoperano verso questi sofferenti, anche con sacrifici personali, visto che il Comune di Napoli, da qualche quinquennio, è diventato “cattivo pagatore”.
I sacrifici personali, senza paura di essere smentiti, hanno visto anticipare soldi per mettere benzina nel camper, per ripararlo da guasti, per lavarlo da rigurgiti umani, in attesa che palazzo san Giacomo pagasse quelle prestazioni che egli stesso aveva richiesto. Talvolta anche aspettando una nuova gara senza interrompere, “freddamente”, le attivit  per cui sono nati.

Va sempre bene creare nuovi soggetti che affrontano politiche sociali,
ma non va bene se essi sono pervasi dalla sindrome dell’autosufficienza o, peggio, facendo finta di essere i primi. Si recuperi ciò che è mancato e ancora non si è visto. Si è ancora in tempo.

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