Mercato/ La befana porta in piazza 50mila persone. Così rinasce il quartiere napoletano: la forza delle associazioni che punta a una fiera permanente contro violenza e vandalismo

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La storia è imprevedibile. Non percorre mai una strada a senso unico e a volte imbocca sentieri che non conosciamo. Ciò che sembra certezza il giorno prima, 24 ore dopo piò essere annientato da un colpo di vita inaspettato. Tutto può succedere. Ma in questa incertezza è la speranza a dare le carte del futuro. La pensa così lo storico tedesco Philipp Blom che si esprime a tutto campo un’intervista rilasciata al quotidiano nazionale la Repubblica oggi, martedì 7 gennaio.
A poche ore di distanza da un successo impensabile fino a qualche anno fa in una zona di Napoli coperta da un velo d’indifferenza istituzionale, che aveva lasciato alla cittadinanza il peso di tenere in vita l’area del Mercato, a vocazione commerciale per il suo passato secolare, ma anche per quello più recente.
Cinquantamila in piazza nella notte bianca finale del 5 gennaio per festeggiare l’arrivo della befana, tra 54 casette in legno, piene di giocattoli, dolciumi e altri prodotti artigianali in vendita per tante persone attratte dal ritorno di un’antica tradizione è un risultato davvero brillante.
La terza edizione della fiera del giocattolo e della calza si è svolta, come le prime due, all’insegna della sicurezza e della trasparenza. Promossa e finanziata dall’assessorato comunale al turismo e alle attività produttive guidato da Teresa Armato in un quartiere, che soprattutto dopo i lavori di recupero targati Unesco nella monumentale esedra, continuava a organizzare, grazie alla tenacia della cittadinanza, iniziative culturali senza perdere la speranza di rivedere finalmente la luce della rinascita.
Il trionfo della kermesse di 3 giorni in piazza del Mercato e in quella adiacente dove svetta la meravigliosa Basilica del Carmine non ci sarebbe stato senza il decennale e paziente lavoro culturale delle realtà associative locali, come i consorzi delle antiche antiche botteghe tessili, del Borgo orefici, la Fondazione di Comunità del centro storico di Napoli e l’organizzazione di volontariato Assogioca, considerati da molti visionari in cerca dell’impossibile.
Tuttavia, il villaggio dell’Epifania è solo una tappa: il vero obiettivo è trasformare il territorio costellato da capolavori artistici e architettonici in un perimetro dove tutti i giorni sia possibile vendere, comprare, ammirare manufatti, circondati da mostre d’arte e spettacoli.
Grazie a una fiera (tematica) permanente pittoresca come quella già descritta da Boccaccio nel suo Decamerone che cancelli per sempre episodi di violenza e vandalismo balzati alla ribalta attraverso i media nazionali poco prima della fine del 2024.
Piazza del Mercato, con i suoi dintorni, potrà essere una vetrina della città come lo è stata nel concerto finale dove si sono esibiti giovani talenti: Rosa Chiodo, Rosario Miraggio, Francesco Da Vinci e la formidabile Stephani Ojemba (nemmeno trentenne), conosciuta sui social come Ste, nigeriana di Lagos, con cuore napoletano, che ha incantato il pubblico interpretando se stessa ma anche i brani di Mina, Elton John e Pino Daniele.
Come non dare ragione a Philipp Blom? Nell’incertezza ci sono possibilità di bellezza insostituibili che scaturiscono dalla speranza da coltivare con disciplina. Solo questo genera libertà. Di esistere, pensare e progettare.
In foto, la piazza gremita durante il concerto, fonte facebook, assessorato al turismo del Comune di Napoli

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