Da Chiara d’Assisi fino alle operaie andine protagoniste di molte opere della scrittrice cilena Marcela Serrano, il ruolo dell’altra met del cielo nella societ ha riempito biblioteche interminabili di romanzi, saggi, biografie, ricognizioni di viaggi e corrispondenze da ogni angolo del globo.
A sorprendermi qualche anno fa fu la lettura di alcune corrispondenze dall’Algeria di uno dei più grandi giornalista della seconda met del secolo scorso, Michele Tito che, da corrispondente de Il Messaggero durante la guerra d’Algeria, ci affidava una puntuale ricognizione sul ruolo delle donne algerine all’inizio degli anni Cinquanta nel pieno della rivolta. Donne non più disponibili a subire la violenta predominanza degli uomini che, con l’ondata di rigorismo religioso che attraversava l’Algeria sulle ali della rivolta, stringevano maggiormente i freni soprattutto alle più giovani.
Tito ci riferisce che molte musulmane avevano abiurato la propria religione e vivevano all’europea, e che partendo dalle citt con la borsa piena di astucci di rossetto e boccette di smalto per le unghie, s’inoltravano nelle campagne a vendere prodotti che rappresentavano la modernit e l’emancipazione. In Kabilia e in altre parti del paese parteggiavano per i francesi, gli unici in grado di poterle liberare dalle umiliazioni che non accettavano più, donne che cominciavano a sapere quello che volevano e rappresentavano una grossa incognita per la rivolta algerina.
In un contesto storico diverso è ambientato l’ultimo contributo di Fulvio D’Amore “Michelina Di Cesare, guerrigliera per amore”, Edizioni Controcorrente, prefazione di Pietro Golia, una ricognizione sulla situazione sociale, economica e politica del Mezzogiorno d’Italia nel decennio successivo all’unificazione per tracciare il profilo di Michelina Di Cesare di Caspoli, giovane ribelle e poi brigantessa, e il ruolo di donna avuto nel processo di unificazione.
L’opera incentrata sulla figura di questa guerrigliera indomita che non esita ad imbracciare il fucile per amore della sua terra, del suo popolo e del suo uomo non si limita alla narrazione dell’avventura umana della protagonista, ma si propone la rilettura di uno dei periodi divenuto negli ultimi tempi tema di intenso dibattito della storia nazionale.
Forzato processo di unificazione, annessione, guerra civile, tutte terminologie usate per definire quello che dalla storiografia non ufficiale viene definito momento controverso della Storia del Paese, che a distanza di centocinquant’anni dall’unificazione vede il Sud diviso dal Nord da una novella linea gotica segnata da diversit e diseguaglianze marcatamente a favore di quest’ultimo.
L’importanza dell’opera di Fulvio D’Amore, al di l della valenza di una interessante pagina di storia patria su di un personaggio straordinario quale Michelina Di Cesare e dell’ambiente che ha attraversato, consiste proprio nella possibilit di aprire spiragli di luce su momenti di storia del Mezzogiorno nel tentativo di capire i perchè di un’arretratezza divenuta cronica della parte più bella del Paese. Da Enrico De Nicola a Giorgio Napolitano, primo e ultimo dei Presidenti della Repubblica, corrono sessant’anni e più di storia nazionale, pur segnalando nel primo la speranza di rinascita di un Paese raso al suolo da una guerra, nel secondo la restituzione dell’orgoglio di essere italiani, resta pur sempre l’interrogativo di un gap tra aree del Paese che anche valenti politici ed economisti trovano difficolt ad annullare.
Ieri i piemontesi e oggi?Questo sembra il merito maggiore del libro di D’Amore, la possibilit di capire cause e porre rimedi alle mistificazioni dell’oggi, politiche e non solo. Diversamente dovremmo prendere atto che, nostro malgrado, esistono anche democrazie di facciata, dove, diversamente da quanto dice Eugenio Bennato nella sua ballata, il sorriso di Michela si dovr arrendere definitivamente all’infinita retorica di chi, dall’Unit a oggi, ha invaso la sua terra, stupenda e accattivante, per rubarle definitivamente proprio il sorriso e la stessa vita.
Pubblichiamo, di seguito, la ballata dedicata alla brigantessa da Eugenio Bennato
Il sorriso di Michela
di Eugenio Bennato
Tu che stai l prigioniera
di una guerra senza gloria
di una guerra che hai perduto
perch a scrivere la storia
sono sempre i vincitori
e Michela non sar tra i loro eroi
Tu che stai l prigioniera
nella tua fotografia
che il nemico ti ha scattato
per la sua vigliaccheria
lui confuso nei trofei
non si accorge di chi sei, di chi sei
Tu sei il sorriso di Michela
e cos ti metti in posa
e il vestito che tu indossi
non è un abito da sposa
e il fucile che tu porti
è un fucile vero e non è una rosa
E cos che va la guerra
cos che va il racconto
e da che sud è sud cos va il mondo
Tu che stai l prigioniera
perch sei donna del sud
cos bella cos 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
B t n B B B B R pe B K K K B Y B B T B B D B e S pH K B UNION B L B B time B fiera
nella consapevolezza
che più forte del brigante
non può esserci che la sua brigantessa
Tu che stai l prigioniera
a sfidare il tuo nemico
col tuo sguardo di pantera
tu con il sorriso antico
di chi non si è arresa mai
tu per sempre vincerai, vincerai
Tu sei il sorriso di Michela
tu sei la fotografia
che ci parla di una donna
che ha il sorriso di una dea
che se vive che se muore
non tradisce mai il suo amore e la sua idea
E cos che va la guerra
cos che va il racconto
e da che sud è sud cos va il mondo
E cos che va il confine
tra inferno e paradiso
tra un colpo di fucile ed un sorriso
(Accuss va la guerra, accuss va la gloria
da che Sud è Sud, accuss va la storia
ma la storia e Michela è na storia diversa
pecch nun s’arrende, pecch è brigantessa
Accuss va la guerra, accuss va la gloria
da che Sud è Sud, accuss va la storia
ma la storia e Michela è storia differente
pecch è brigantessa, pecch nun s’arrende)
Tu sei il sorriso di Michela
tu che non ti sei mai arresa
sei il sorriso che combatte
la retorica infinita
di chi ha invaso la tua terra
per rubare il tuo sorriso e la tua vita
In foto, la copertina del volume di Fulvio D’Amore