“I Miserabili” al Madre. Sar sabato 29 marzo 2014 (dalle 10 alle 19) la data d’inaugurazione della nuova mostra del Museo di Via Settembrini, a Napoli. Firmata Dsire Klain, presidente dell’Associazione Culturale “Periferie del Mondo-Periferia immaginaria”, motore del progetto e curatrice dell’evento con Giuliana Ippolito, mette in scena nella sala delle colonne, al primo piano dell’ampio edificio partenopeo adibito all’arte contemporanea, una selezione di fotografie per una volta incentrate sull’immagine del carnefice e non su quello della vittima veri e propri fotoreportage d’autore, forti e d’estremo impatto, accompagnati da due sculture e, per la giornata d’apertura, anche dalla lettura di un racconto inedito scritto da Maurizio De Giovanni e interpretato dall’attrice Gioia Spaziani. L’evento, a ingresso libero, si propone come obiettivo principale quello di creare un percorso di sensibilizzazione nei luoghi dell’arte.
«Chi sono oggi I Miserabili? – si chiede Dsire Klain – parafrasando il romanzo di Victor Hugo, la nostra idea è stata quella di ribaltare la prospettiva consegnataci dalla cronaca e portare l’attenzione del pubblico non verso le vittime, ma verso i loro carnefici, spesso invisibili».
I visitatori saranno messi a confronto con una selezione di immagini forti, scatti di cronaca nera, protagonista la violenza, la miseria umana, lo squallore di una esistenza che distrugge e si autodistrugge, annientata dalla follia di un gesto. Non più corpi di donne o di bambini con le mani che proteggono il viso, ma zoom sui loro carnefici, ripresi in canottiera, con lo sguardo perso, portati via in manette, mostrati davanti l’obiettivo dei tanti fotoreporter che seguono le troppo numerose vicende della cronaca italiana recente.
Le due istallazioni che accompagnano l’evento sono realizzate dalle artiste Gema Ruperez e Barbara Bonfilio, a cura di Giuliana Ippolito, che ha ideato una sorta di “sfogatoio” dove tutti i visitatori potranno portare, nella giornata di sabato 29 marzo, un oggetto simbolicamente liberatorio rispetto alle violenze che ognuno, a suo modo, ha subito o continua a subire nel proprio quotidiano, e prendere in cambio un pezzo dell’opera.
Questo vero e proprio sfogatoio pubblico è pensato come un box dotato volutamente di uno spazio ridottissimo, per rendere il senso claustrofobico e la sensazione di solitudine del momento in cui si guarda in faccia la violenza. «Le persone conservano oggetti ed emozioni – spiega Ippolito – l’invito a liberarsene vogliamo che rappresenti un primo passo per un cambio di rotta un’istallazione della memoria collettiva. Le donne a differenza degli uomini conservano oggetti ed emozioni. L’invito a tutte le donne a liberarsi di questo carico attraverso la catarsi dell’arte rappresenta una metafora a liberarsi realmente delle violenze, e un invito a denunciare». I miserabili, appunto.
Per saperne di più
www.madrenapoli.it
oppure il sito dell’associazione culturale Periferie del Mondo-Periferia Immaginari al link
www.periferiedelmondo.it
In foto, “Violenza” di Stefano Renna. In basso, da sinistra, Ossessione di Ciro De Luca, Diary di Barbara Bonfilio e Lo Sfogatoio di Gema Ruperez