Le figure mitiche femminili sono archetipi che camminano al nostro fianco, nel quotidiano. In ogni epoca incarnano canoni esistenziali differenti offrendo possibilità interpretative, individuali e collettive, che non deludono mai.
Partenope, Medusa, Ecate, Euriclea, Euridice, Penelope, Persefone sono figure femminili ricche di significati, suggestioni e ispirazione. Nasce dalla volontà di riscrivere la loro presenza nel nostro tempo la rivista on line “Morel voci dall’isola” che festeggia in questi giorni il suo primo anno di vita. L’isola è la Sicilia di cui è figlia la donna che ha avuto l’idea di creare uno spazio in un momento nel quale lo spazio era una dimensione negata dalla pandemia.
Nel silenzio assordante di città, paesi e strade svuotate dall’elemento antropico, Ivana Margarese avverte un flusso di voci, un discorso corale, in cerca di un luogo dove raccontare i miti attraverso approcci differenti e logiche altre, un luogo arioso dove le idee non rimangano incastrate in caselle inaccessibili di un mercato del lavoro e una società fatta da pochi nomi sempre uguali.
“I miti allo specchio” è il progetto in cui le “Meduse”, un collettivo di scrittrici non ancora affermate, si confronta con le figure mitiche femminili. Esperienze e formazione diversa, cifra stilistica differente, identità professionale variegata, identità territoriale non univoca e pensiero non omologato animano la rivista che mensilmente è dedicata a una figura mitica femminile.
La scelta del nome “Morel voci dall’isola” nasce dal libro di Adolfo Bioy Casares “L’invenzione di Morel” il cui incipit è: “Oggi, su quest’isola, è accaduto un miracolo” e nell’editoriale di apertura della rivista si legge: “L’isola è possibilità. Approdo e desiderio, tenere insieme la stare qua col vagheggiare l’altrove. È andanza. È pervicacia di memoria, attenzione al vuoto, al pieno, allo scarto. Silenzio, echi, forme”.
Il miracolo che si compie è – dunque – la nascita di nuovi legami in un momento storico in cui questi si slabbrano, corrosi dal mutare dei codici relazionali brutalmente stravolti dal morbo.
Credevamo di vivere la fortuna di esser nati nel secolo in cui l’Umanità si trovasse nella felice condizione di esser affrancata dalle striscianti pestilenze che tutto stravolgevano aggredendo città, villaggi e castelli, flagelli che mietendo vittime rimescolavano le carte.
Non è così. Il morbo, che insinuandosi silenziosamente giunge a urlare squassando, diventa una sorta di gioco dell’oca del destino in cui si torna al punto di partenza per ricominciare anche nel ventunesimo secolo. Ignari di quanto stesse per accadere discutevamo del pensiero di Bauman che ci presentava una società liquida in cui le relazioni si diluiscono scivolando dal reale al virtuale sacrificando il carnale.
Ma Morel voci dall’isola parla con un altro linguaggio, apre al pensiero laterale, a visioni non già masticate e risputate come espressioni e vocaboli svuotati del loro significato.
Ci domandiamo, quindi, e se i legami liquidi fossero altri? E se la liquidità fosse quella salmastra che circonda le isole e pervade la coscienza e nutre l’anima di chi nasce sul mare?
E se la salsedine fosse alito di vita e soffio divino? L’animo curioso che apra il sito troverà le giuste suggestioni per intrattenersi con questi interrogativi nel terzo numero della rivista dedicato alle sirene. L’animo che si prenderà del tempo per leggere un racconto ogni fine settimana assaporando le parole accompagnate dalle illustrazioni di artiste troverà materia per il suo spirito.
Entrare nel mito vuol dire varcare una dimensione altra rispetto al reale? Dipende dall’osservatore, l’alito vitale delle creature mitiche femminili può rinvenirsi nelle persone che frequentiamo, che conosciamo o che incrociamo sul nostro cammino, così come, può albergare in noi stesse/i.
Ci sono luoghi in cui la loro presenza appare palpabile, il loro respiro si confonde nell’odore dell’aria. Le sirene, ad esempio, sono presenza costante, affetto stabile per così dire, per chi vive in alcune località costiere.
Le sponde della Magna Grecia sono la loro casa, ognuna con la propria personalità e tutte unite da un comune destino diviso tra l’umana stirpe e l’olimpica ascendenza.
Quel che affascina è la ricerca delle umane passioni di queste creature divise tra due mondi, la comprensione di come in loro si agitino i tumulti dell’amore, l’eros, la rabbia, la vendetta, la paura, l’affetto, la solidarietà, la generosità, la compassione e la gelosia, di come li vivano e ne siano totalmente prese, senza riserve, senza mezze misure, senza calcoli di convenienza. Le sirene sono la vitalità estrema: non rinunciano al fuoco della passione.
Questi i temi intrisi di fascinazione e incantamento così come di antropologia, iconografia, semantica e razionalità che respirano e si espandono nel lavoro di ri- scrittura delle “Meduse”: Erika Nannini, Ivana Margarese, Federica Tourn, Viviana Fiorentino, Sara Manuela Cacioppo, Giovanna Di Marco, Sara Mazzini, Marilena Lucente, Francesca Piovesan, Caterina Bonetti, Sharon Vanoli, Maria Cristina Comparato, Lucrezia Pei, Ornella Soncini, Roberta Schembri e Francesca Vitelli.
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