Mostra al Mann/ I bronzi di San Casciano dei bagni: una ricerca che indaga sulle radici della comunità (fino al 30 giugno)

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Venerdì 16 febbraio viene inaugurata al Mann, il Museo archeologico nazionale di Napoli, la mostra sui bronzi di San Casciano.  Tre gli argomenti che hanno richiamato la mia attenzione: il ruolo avuto dalla comunità del piccolo borgo senese, il valore e il significato del ritrovamento esposto e infine l’inaugurazione e la sua capacità di catalizzare l’attenzione. In effetti la presentazione di un’esposizione è spesso sospesa tra due alternative: canalizzare tutto sull’evento o, in alternativa, creare un legame profondo tra l’opera e colui che la guarda capace di travalicare il tempo.
Quando arrivo all’ingresso del portone del Museo trovo un grande fermento: fotografi, cameraman e giornalisti. Alcuni conosciuti ed espressione di note testate riempiono con la loro voce lo spazio mentre altri, anonimi, spesso trasparenti ai più, ascoltano silenziosi. Riconosco il direttore generale Massimo Osanna, Jacopo Tabolli, coordinatore scientifico dello scavo archeologico e dopo poco intravedo Agnese Carletti, prima cittadina di San Casciano che gentilmente accetta di rispondere alla mie domande.

Qui sopra, la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti. In copertina, conferenza stampa nell’Auditorium

Sindaca Carletti, quando è nata l’attività tutela e successiva ricerca archeologica da parte dell’amministrazione del piccolo Comune senese?
– È un’attività, quella della ricerca archeologica nel Comune di San Casciano, che parte da lontano, da almeno 15, 16 anni. Il territorio non era stato ancora analizzato da questo punto di vista quando le amministrazioni insieme alla Soprintendenza decisero di indagarlo. Durante i primi scavi venne trovata un’antica necropoli[1] che oggi è musealizzata. Nel 2018 con Paolo Morello, il sindaco che mi ha preceduto, si decise insieme alla Soprintendenza, di provare a cercare nell’area del Bagno Grande perché in quella zona i reperti di queste antiche terme erano stati ritrovati e riportati nei testi documentari.
… e anche nella tradizione orale come il luogo denominato Monte Santo…
– Anche orale sì… un riferimento a tutte le risorse disponibili.
Mentre sta rispondendo alla domanda, si avvicina una persona dello staff, che le chiede di tenersi libera al più presto. Intanto accetta qualche altra domanda.
– Trovo interessante questa ricerca nel passato per investire sul futuro di una Comunità. Poiché questa esperienza può essere considerata come un prototipo utilizzabile da altre amministrazioni mi interessa conoscere il suo pensiero.
– Si tratta di una ricerca che indaga sulle nostre radici con un progetto che ovviamente riguarda il futuro. L’abbiamo fatto insieme a tanti enti, il ministero l’Università, il mondo della ricerca perché nessuno si salva da solo, neanche il Comune. Quando una comunità vuole una cosa è più facile convincere tutti gli enti e spingerli a realizzarla. Gli eventi, poi, ci hanno dato una mano ed ovviamente è diventato più semplice credere nel progetto.
Il suono delle sirene della polizia che si avvicina e l’aria concitata che si respira tra i convenuti all’ingresso della sede museale indicano che sta per arrivare il ministro e che è opportuno liberare, dopo una foto, la sindaca del Comune di San Casciano dei Bagni. Avrei voluto fare altre domande ma nel suo intervento nell’auditorium sembra chiarire e integrare quanto ci siamo detti all’ingresso del Museo. 
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
«I bronzi, ricorda durante la conferenza stampa, sono soltanto un pezzettino, al momento ovviamente il più entusiasmante e tangibile, di un progetto molto più grande che in realtà rappresenta una nuova linfa e nuova vita per il nostro piccolo Comune. Un grande museo, un hub di ricerca universitaria internazionale, un parco archeologico termale è quello che, insieme a tutti gli enti e alle istituzioni che ci accompagnano vogliamo realizzare. … Riuscire a ragionare insieme su un obiettivo comune: Ministero, Università, Istituto centrale per il restauro, regione Toscana, mecenati privati e mondo delle associazioni non è facilissimo. Stiamo cercando di farlo … con una modalità di lavoro che può funzionare… . Il nostro è un borgo bellissimo che vive i problemi dei piccoli borghi di tutte le realtà italiane. Grazie alla ricerca archeologica …  da qualche tempo si respira un’aria diversa e frizzante. È bellissimo d’estate, all’ora del tramonto, passare per la piazza e incontrare decine di archeologi, provenienti da tutto il mondo che parlano con lingue diverse, animare il borgo. Sono persone che lavorano e credono in ciò che si sta cercando di realizzare: una cultura come ricerca continua, capace di generare relazioni professionali e sociali, un modo efficace anche per produrre ricchezza diffusa. Parlando di relazione e collaborazione, le Istituzioni stanno cercando di dare il buon esempio anche a livello locale. I Sindaci dei 10 Comuni della Val di Chiana senese, quelli di Cetona e Chiusi ora in sala, superando i confini dei singoli centri, presenteranno a marzo un progetto di candidatura per la capitale italiana della cultura 2026[2], come territorio unito, ricco di storia, cultura e anche visione del futuro. Nessuno si salva da solo: lo sapevano Romani ed Etruschi che nel santuario incredibilmente convivevano, ed è un monito e un esempio di coesistenza per gli scenari di conflitto che tormentano l’attualità e che noi dobbiamo ricordare… Un modello di relazione tra realtà differenti … che è anche una sfida culturale».
Quest’esperienza sembra confermare che nell’ambito delle proprie competenze l‘attività degli Enti locali di provvedere alla gestione dei servizi pubblici con la produzione di beni e attività rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico non può prescindere dallo sviluppo civile e culturale delle Comunità locali. In più sembra confermare il grande valore delle risorse immateriali e la loro capacità di intervenire su quelle materiali.

Donario in travertino con iscrizione bilingue etrusco-latino


IL TEMPIO ETRUSCO
Gli scavi archeologici hanno consentito il ritrovamento, al di sotto del tempio della grande vasca sacra di età romana, di una precedente struttura di età etrusca, caratterizzata da un orientamento leggermente diverso. L’acqua termale calda che sgorga nel cuore del tempio, motore rituale e cultuale del santuario con le numerose offerte in bronzo, ceramica e perfino in cristallo di rocca, ha accompagnato le fasi di smontaggio del tempio di età etrusca e la nuova monumentalizzazione in età imperiale. Nel 2022 sono emerse le statue in bronzo e le iscrizioni che hanno documentato la devozione e le cure presso il santuario termale di genti provenienti dal mondo etrusco e da quello di Roma. Lo scavo effettuato nel 2023, ricorda il Coordinatore scientifico dello scavo Tabolli ha portato alla luce un eccezionale donario (un altare) in travertino con iscrizione bilingue etrusco-latino. Si tratta di uno dei rarissimi esempi di iscrizione bilingui: in Etruria se ne contano una trentina e sono in gran parte iscrizioni funerarie. In questo caso il donario monumentale, che ha un carattere pubblico, conferma la convivenza di genti diverse presso il santuario ancora agli inizi del I secolo d.C., e l’esigenza di rendere il messaggio della scritta comprensibile a tutti. L’iscrizione, che occupa un solo lato del parallelepipedo, è composto da due testi che convergono al centro del campo epigrafico. Si tratta di una bilingue particolare, perché i testi non sono uguali. Poiché è la divinità stessa a parlare si può ipotizzare una sua rappresentazione al di sopra della base del donario. Chi scrive in etrusco ha bisogno di dire che la fonte al femminile è sacra [f]lere havens, chi scrive in latino [fon]s caldus[3] dire come la fonte al maschile è calda.
NUOVI SPAZI MUSEALI
È Massimo Osanna a illustrare i motivi che hanno portato i reperti di San Casciano a Napoli. Non solo perché il Mann è un grande Museo Archeologico ma perché i bronzi condividono molto con i materiali ospitati nelle sue sale.  Nel ‘700 la scoperta dell’antico ha folgorato l’Europa perché per la prima volta attraverso gli oggetti delle case di Pompei e di Ercolano si entrava nella vita quotidiana degli antichi. Anche a San Casciano il fatto mediatico è stato enorme perché anche in questo caso è stato possibile entrare nella vita quotidiana di chi è vissuto prima di noi, attraverso gli oggetti che ne conservano la memoria. Per Osanna c’è un filo rosso che ci unisce a questi posti ed evidenzia il legame con Pompei e con queste fonti. È il racconto di valori trans temporali: sono le ansie, le paure, le aspettative, le speranze di gente che arriva in questa fonte sacra per chiedere salvezza, fertilità, una guarigione da malattie. «Sembra tutto così familiare come familiare, spesso, sembrano gli oggetti che si trovano nelle case dei Pompeiani. E questo potere degli oggetti di serbare memoria di chi è vissuto prima di noi, è uno degli aspetti più impressionanti dell’archeologia e riveste interesse non solo in quella».
La decisione di scegliere Napoli è stata anche l’occasione per inaugurare i nuovi spazi museali che aveva già iniziato a restaurare lo staff del Mann coordinato da Paolo Giulierini. Si tratta di spazi ancora non utilizzati, idonei per mostre temporanee, accessibili e separati dal resto delle collezioni del Museo.  L’allestimento, che in parte riprende quello del Quirinale, si arricchisce in questa sede di quanto rinvenuto dalle nuove scoperte.
Per Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, «Ogni scavo archeologico ha al centro la conoscenza. Perché ogni scavo archeologico ha come fine quello di fornire elementi importanti alla ricostruzione delle dinamiche sociali e culturali delle civiltà antiche. San Casciano da questo punto di vista è un unicum, ha aperto uno squarcio importante su una fase storica decisiva per un ampio territorio, quello dell’Etruria al momento della colonizzazione».

Statua di un’orante

QUELLA PREGHIERA FEMMINILE
Tra gli oggetti esposti per la prima volta, oltre al donario, c’è la statua di un’Orante: una figura femminile che si presenta a braccia aperte e sollevate in un tipico atto di preghiera. Indossa un chitone ed un mantello che, adagiato con un lembo sulla spalla sinistra, copre la testa e si distende quasi per intero su gambe e spalle. Corposi riccioli ondulati, che incorniciano il volto ovale allungato, scendono sino a coprire le orecchie mentre due trecce attorte cadono sul petto. L’ornamento, costituito da orecchini, collana e bracciale ai polsi, è ricco. La statua è stata trovata deposta a testa in giù come a rivolgere la preghiera verso il cuore della sorgente termale.
Altri oggetti presenti per la prima volta sono: un pendente a forma di pesce in cristallo di rocca, materiale utilizzato nell’antichità per realizzare oggetti di prestigio ed un rene in bronzo che può essere inserito nel gruppo degli ex-voto anatomici.
La presenza di due infanti in fasce sembrano testimoniare il legame del culto di Bagno Grande con la maternità e la salute dei neonati aspetti di primaria importanza per la comunità visti gli altri tassi di mortalità infantile e la necessità di salvaguardare la sopravvivenza della comunità intera. L’esemplare esposto si distingue per la lunula appesa al collo, un amuleto diffuso nell’antichità con un evidente richiamo alla divinità lunare; nelle tradizioni popolari i problemi legati alla dentizione e alle convulsioni erano associati alle fasi lunari da curare con il culto delle acque.

Statua in bronzo di un giovane malato


STATUE E RITRATTI MASCHILI
Colpisce la statua in bronzo di un giovane malato in nudità integrale con gambe e braccia molto esili. Il corpo malformato con torace scheletrico, addome globoso ed evidente asimmetria delle spalle, con quella destra molto più grande, sembra indicare  lo stato di salute del devoto che implora la guarigione. Lungo la gamba sinistra dell’efebo un’iscrizione indica che si tratta di L. Marcius L. f. Grahbillo, che gli studiosi ritengono discendente di una famiglia chiusina di un certo rilievo nell’età tardo-etrusca. Con la statua si vuole adempiere ad un voto fatto alla divinità dedicando un’immagine bronzea di sé forse dopo essere stato risanato dalla malattia che lo aveva colpito[4].
Un ritratto maschile in bronzo con dedica in etrusco sul collo al Numen della Fonte per conto di un offerente perugino, un ritratto femminile di una donna matura, la statua di un togato, la statuetta di una divinità portatrice di anguille, la presenza di ex-voto  fatti di arti superiori e inferiori, orecchie e genitali indicano che questo luogo di preghiera è prima di tutto spazio della medicina antica e l’Apollo danzante, deposto assieme a placche poliviscerali e uno strumento chirurgico, testimoniano la presenza di una scuola medica attiva presso il santuario.
Tra i rinvenimenti di offerte votive ci sono le monete, databili tra il I secolo a.C. ed il IV secolo d. C. Ne sono state trovate oltre 5300 e rappresentano il materiale che potrà consentire di ripercorrere cronologicamente le varie fasi dell’età romana.

Apollo danzante, statua in bronzo


L’INAUGURAZIONE
Quando arrivo lo spazio antistante il portone di ingresso del Museo è animato dal vocio di chi si incontra per la prima volta o di chi si ritrova, altre persone con il tempo si aggiungono, mentre fotografi e cineoperatori armeggiano i loro attrezzi. All’ingresso mi viene dato un passo, comunicato di aspettare insieme agli altri prima di entrare e di seguire il gruppo per gli spostamenti. Mentre aspetto nell’osservare il volto di questi occasionali compagni di viaggio mi chiedo come mai, quando stiamo aspettando ci sentiamo come imprigionati dall’attesa. L’attesa è legata al tempo e il tempo è una risorsa preziosa. Imparare ad “aspettare” è qualcosa su cui forse è necessario esercitarsi giorno dopo giorno ma “prestare attenzione a qualcosa” cioè riconoscere il valore di una attesa può crescere solo con il tempo e l’esperienza come il seme quando è coltivato.
Il suono delle sirene della scorta che si avvicina annuncia che l’attesa è finita. L’arrivo del ministro della cultura Sangiuliano anima tutto il gruppo ed è salutato dagli scatti a ripetizione delle macchine dei fotografi, dalle telecamere che si levano sulla folla per le riprese, dalla calca tenuta a bada da chi è deputato alla sicurezza. Ci si incammina per la prima tappa, si attraversa l’atrio, il giardino della Vanella e in uno spazio vicino all’auditorium il primo incontro con la stampa: Possiamo dire che oggi si realizza un matrimonio felice tra quello che è ritenuto uno dei più grandi Musei archeologici del mondo, il Mann, e quella che gli esperti, non io, affermano essere una delle più grandi scoperte archeologiche fatte sul nostro territorio nazionale dopo i bronzi di Riace i bronzi di San Casciano.
Dopo aver risposto alle domande dei giornalisti presenti il ministro si è portato nei locali dell’esposizione ed io come da disposizione ho seguito il gruppo. Durante la visita si rivolge alla sindaca di San Casciano e le suggerisce di tener conto nella scelta del logo del nuovo Museo della statua dell’Orante. Era stato già effettuata buona parte del giro quando alcune persone del seguito mi hanno fermato per dirmi che era una visita privata e che dovevo ritornare più tardi con gli altri giornalisti. Sono tornato nell’Auditorium per ascoltare i vari interventi.

Un ex-voto in bronzo di struttura anatomica


DIALOGHI ANTICHI
La sala è piena: sono convenuti tutti i direttori dei Musei di Napoli e anche di altri Musei come il direttore del Museo egizio di Torino. Il giornalista che mi sta al fianco nella Sala, parlando con un collega che si è avvicinato per salutarlo, si domanda come mai l’inaugurazione dal 15 è stata spostata al 16 proprio quando c’è la delegazione della Campania a Roma domandandosi se il fatto è stato fortuito.
Durante l’intervento, il ministro, ripete il matrimonio felice tra il Mann e il ritrovamento dei bronzi di San Casciano e questo dialogo tra due diversi momenti dell’antichità. Sottolinea il valore del mito per tenere insieme una comunità e ricorda Benedetto Croce che ha vissuto a pochi metri dal luogo in cui ci troviamo e che diceva che la storia è una sorta di cassetta degli attrezzi che ci aiuta non solo ricostruire il passato, ma a interpretare l’età contemporanea e a prefigurare il futuro. Parla della Napoli grande capitale del Mediterraneo che ha visto i succedersi di tante stagioni storiche: ci sono stati i greci, i romani, i bizantini, i normanni per un periodo i francesi con una sovrapposizione di stagioni storiche, ciascuna delle quali ha trasmesso qualcosa di significativo e importante. Con la mostra si vuole affermare, secondo il titolare della cultura, il valore del trascendente e il valore del mito come momento identitario capace di tenere insieme una comunità. La convinzione che la cultura migliora la qualità della vita di cittadini porta il ministro a parlare di come si misura la qualità della vita di un contesto. Da una sanità efficiente, una sanità che consente ai cittadini di curarsi, questo purtroppo in Campania non avviene. Da un sistema di trasporti efficiente e purtroppo questo non avviene, anche provate a prendere la Circumvesuviana. Sul gradino che costeggia la mia poltrona su un foglio che probabilmente è caduto ad un partecipante e che riporta la frase è scritto: Il riferimento non è casuale.
L’ACQUA E LA VITA OLTRE IL TEMPO
Dopo gli interventi nell’Auditorium si ritorna nelle sale dove sono esposte gli oggetti rinvenuti a San Casciano. Una folla si accalca alle vetrine con i bronzi mentre continuano le interviste alle televisioni di quanti hanno contribuito alla realizzazione della mostra.
Il fuoco ha reso prigioniero del tempo la vita della città di Pompei, l’acqua termale la vita etrusco-romana che si svolgeva nel tempio di San Casciano. Ma chi è che tiene prigioniero la vita del nostro tempo? Probabilmente il nostro modo di pensare che non è più disposto ad ascoltare le ragioni dell’altro.
Il mondo divenuto villaggio globale sembra incapace, sia a livello personale che a livello geo-politico di affrontare la fatica dell’incontro e del riconoscimento dell’altro. Chi ha ruoli di responsabilità sembra incapace a rappresentare tutti e non più solo una parte. I fattori identitari quali la lingua, le tradizioni, la religione, le memorie storiche, lo spirito di un popolo possono arricchire una comunità o discriminare l’uno dall’altro. Tutti aneliamo ad un mondo migliore ma tutti siamo prigionieri di un’attesa statica e rinunciataria. Eppure basterebbe prestare attenzione alle situazioni che sembrano travolgerci per scoprire che dietro quegli eventi ci sono persone che come noi sono capaci di coraggio ma anche di paure.
San Casciano dei Bagni, luogo di condivisione e microcosmo di altri tempi, sembra insegnare l’incontro di identità diverse e raccontare la nostra fragilità materiale ma anche la nostra forza intellettiva e spirituale. Abbiamo un’origine comune perché nati da un’unica stella.
©Riproduzione riservata 

Ritratto femminile di una donna matura


NOTE

[1] Nel 2007 il Comune promosse lo scavo intrapreso dalla Soprintendenza che rinvenne i resti della necropoli di Balena risalenti alla prima metà del II sec A.C., attirando l’attenzione di esperti e studiosi.

[2] L’Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena) è stata inserita tra le 10 città finaliste per la Capitale della Cultura 2026. Ciascuna città sarà convocata, il 4 e 5 marzo 2024, per le audizioni pubbliche, in occasione delle quali ognuna dovrà illustrare nel dettaglio il proprio programma. La futura Capitale italiana della Cultura 2026 sarà ufficialmente annunciata entro il 29 marzo 2024.

[3] Nell’ iscrizione etrusca  [f]lere havens, e in quella latina [fon]s caldus le lettere nelle parentesi sono quelle ricostruite. La lettura completa della trascrizione viene proposta Nome della Fonte – Fonte caldo nel Catalogo della mostra  Gli dei ritornano I Bronzi di Sa Casciano Edizione Treccani pag. 158

[4] Catalogo della mostra opera citata pag. 87.

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