Kene/ Spazio è il progetto fotografico di Mohamed Keita in mostra al Museo archeologico di Napoli. Da giovedì 22 ottobre al 30 novembre, 55 scatti per raccontare il Mali che cambia (foto). L’esposizione è promossa dalla Fondazione Pianoterra Onlus. Per sostenere il progetto, possibile acquistare le opere in mostra.


L’iniziativa,  curata da Sara Alberani, unisce diverse città italiane: Kene/Spazio arriva a Napoli dopo la tappa al Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci” di Prato; il “tour” dell’esposizione proseguirà, poi, a Roma e Milano. Kene ha vinto la sezione italiana del contest fotografico “Focus Philantropy”, promosso in Italia da Assifero e Acri e coordinato a livello europeo dalla rete Dafne.
 Il fotografo ventiseienne Mohamed Keita proviene dalla Costa d’Avorio e sbarca nel 2010 a Roma, come rifugiato politico. L’incontro con la fotografia rappresenta una svolta, divenendo presto una professione, che Keita decide di condividere con gli altri: l’arte si configura, infatti, come strumento di ricerca urbana e mezzo di trasformazione sociale. Fino a fargli ottenere una notorietà internazionale.
Nasce così Kene (in mandingo significa Spazio), un vero e proprio progetto di vita e conoscenza, che riporta Keita a Bamako (Mali), con l’obiettivo di creare uno spazio dove i ragazzi possano imparare la fotografia: da qui i presupposti per valorizzare nuove forme di apprendimento e crescita culturale. 
La mostra presenta cinque fotografie di Mohamed Keida e circa 50 immagini realizzate dai suoi giovani studenti in Mali; presente anche una documentazione per immagini di quanto realizzato nei laboratori e momenti didattici in Africa.
Un’occasione per riflettere sull’attualità e non soltanto su quanto fatto sinora: i mesi della primavera ed estate sono stati particolarmente turbolenti per il Mali, colpito come il resto del mondo dagli effetti della pandemia di Covid-19.
In questo periodo il centro Kene, nato nell’estate 2017 nel quartiere di Kanadjiguila a Bamako, ha proseguito le attività senza interruzioni, adottando tutte le misure possibili per contenere il rischio di eventuali contagi. 
È aumentato il numero degli allievi dei laboratori fotografici: i ragazzi, da 9, sono diventati 16.  Il centro è oggi un punto di riferimento e luogo di aggregazione per comunità, non solo per i giovani ma anche per le loro famiglie. Nel frattempo, all’edificio che ospita i corsi si lavora per aggiungere un piano, con l’obiettivo di ampliare l’offerta educativa.
Il progetto sarà accompagnato da un ciclo di laboratori nelle scuole e nei centri educativi per i giovani del territorio .

La mostra è accompagnata da un libro con immagini che sottolineano il percorso di partecipazione e autonarrazione del progetto; il volume comprende anche i testi di Sara Alberani, Alessia Bulgari, Marco Delogu, Mohamed Keita, Yves Lègal, Cristiana Perrella, Alessandro Triulzi, Dagmawi Yimer. 


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