Sequestrati e restituiti alla collettività. Sono seicento i pezzi archeologici che esposti per la prima volta al pubblico nella mostra “Tesori ritrovati. Storie di crimini e reperti trafugati”, al Museo archeologico nazionale di Napoli dall’11 aprile al 30 settembre (foto).
A cura del direttore generale musei, Massimo Osanna, e di Marialucia Giacco, responsabile dell’area studi e ricerche del Mann, non si limita a ricostruire le dinamiche spesso complesse che alimentano il traffico illecito di beni culturali, ma invita a riflettere sulla gravità di reati che minacciano profondamente l’integrità del patrimonio culturale nazionale, colpendo memoria storica e identità collettiva.
L’iniziativa è il risultato di un lavoro congiunto che ha visto il coinvolgimento della magistratura (la Procura di Napoli), dei carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Obiettivo: verificare lo stato giuridico di oltre 15.000 reperti archeologici, sequestrati o confiscati nel corso dei decenni e conservati nei depositi del Museo. I reperti esposti, finalmente restituiti alla collettività, riaffermano il valore della legalità come fondamento essenziale per la protezione e la trasmissione della nostra eredità culturale.
Cinque le sezioni tematiche, pensate per restituire una visione ampia e articolata del traffico illecito di beni culturali. Si parte dal collezionismo – che ha spesso alimentato scavi clandestini e traffici illeciti – per poi affrontare la dimensione transnazionale del mercato illegale e le strategie messe in campo a livello internazionale per contrastarlo. Seguono i casi giudiziari che hanno avuto particolare risonanza, le falsificazioni – ulteriore forma di aggressione all’integrità del patrimonio – e, infine, le vicende ancora aperte di opere trafugate e mai restituite alla collettività.
I reperti esposti non provengono solo dalla Campania ma dall’intero Mezzogiorno d’Italia e vanno dall’età arcaica al Medioevo. Tra i materiali esposti varie classi ceramiche – dall’impasto alla ceramica geometrica, daunia ed enotria, fino alla corinzia, etrusco-corinzia, al bucchero, alla ceramica attica a figure nere e rosse e a quella figurata di produzione lucana, apula e campana.
Completano l’allestimento un’ampia selezione di oggetti in bronzo (armi, armature, vasellame, ornamenti personali), elementi marmorei di arredo domestico di epoca romana, raffinate terrecotte figurate (VI–II secolo a.C.) e una ricca collezione di monete greche, romane e medievali.
Tra le storie di maggiore interesse di cui la mostra svela il percorso, quella delle tre lastre affrescate della cosiddetta Tomba del Cavaliere di Paestum (IV sec. a.C.), un tempo nella collezione privata di Maria Callas. O ancora, la vicenda di una farmacia napoletana in cui, nel secolo scorso, un cliente saldava i propri debiti con reperti archeologici – autentici o contraffatti – in cambio di sostanze psicotrope.
Emerge anche l’aneddoto di un archeologo francese che acquistava sculture pompeiane da un contadino locale per cinquantamila lire, o quello di una statua del I secolo d.C., mutila e priva di provenienza certa, rimasta per decenni nel cortile di un condominio a Fuorigrotta, prima di essere sottratta da un noto criminale del quartiere.
L’esposizione è ospitata nelle nuove sale al terzo piano del Museo, riallestite per accogliere il pubblico in un percorso di memoria collettiva attraverso un patrimonio che appartiene a tutti noi.

National Archaeological Museum/ Discovered treasures emerge from the storerooms: stories of crime and stolen artefacts. Those Pompeian sculptures bought from a farmer for fifty thousand lire…
Confiscated and returned to the community. Six hundred archaeological pieces will be on public display for the first time in the exhibition ‘Rediscovered Treasures. Stories of crime and of stolen finds’, at the Museo archeologico nazionale di Napoli from 11 April to 30 September 2025.
Curated by the General Director of the Museum, Massimo Osanna, and Marialucia Giacco, Head of the Department of Studies and Research, the exhibition not only reconstructs the often complex dynamics that fuel the illicit trade in cultural goods, but also invites us to reflect on the seriousness of crimes that profoundly threaten the integrity of the national cultural heritage and affect historical memory and collective identity.
The initiative is the result of a collaborative effort involving the judiciary (the Naples Prosecutor’s Office), the Carabinieri of the Cultural Heritage Protection Unit and the University of Naples Federico II.
The aim: to verify the legal status of more than 15,000 archaeological artefacts seized or confiscated over the decades and stored in the museum’s repositories. Finally returned to the community, the exhibits reaffirm the value of legality as an essential foundation for the protection and transmission of our cultural heritage.
There are five thematic sections designed to give a broad and clear view of the illicit trade in cultural goods. They begin with collecting – which has often fuelled clandestine excavations and illicit trafficking – and then the focus on the transnational dimension of the illicit market and the strategies adopted at international level to combat it. Then there are legal cases that have had a particular impact, counterfeiting – another form of aggression against the integrity of the heritage – and, finally, the unresolved cases of works that have been stolen and never returned to the community.
The pieces on display come not only from Campania, but from all over southern Italy, and date from the Archaic period to the Middle Age. Among the materials on display are various classes of ceramics, from impasto to geometric, from Daunian and Oenotrian to Corinthian, Etruscan-Corinthian, Bucchero, Attic black and red figurative ceramics, and figurative ceramics from Lucania, Apulia and Campania.