Un’altra sfida vinta del direttore sospeso per effetto Tar del Lazio. Non era seduto Paolo Giulierini stamattina al tavolo della conferenza di presentazione che ha dato il via a un ennesimo capitolo del nuovo corso del Mann. Mimetizzato tra il pubblico, eppur intercettato dai suoi fan. Dopo 6 anni di vuoto, riecco esposte allo sguardo dei cittadini 200 delle duemila iscrizioni greche latine e italiche custodite nell’antico Palazzo degli studi di Napoli. Un riallestimento tenuto a battesimo dal conservatore capo Valeria Sampaolo, dal prorettore dell’Università Federico II Arturo De Vivo e da Fausto Zevi che ne ha curato il percorso insieme a Carmela Capaldi.
Per i visitatori, in vendita una guida edita da Electa che li aiuta a raccapezzarsi lungo l’itinerario di lingue salvate dalla polvere del tempo. Greco, osco, latino, etrusco. Dal VI secolo a. C. al II d. C, rivive la collezione epigrafica. Un patrimonio restituito ai cittadini che dà conto dell’importanza del Real museo borbonico e dell’immenso patrimonio che custodisce.
«Un museo che voglia darsi una missione– scrive Giulierini nell’introduzione al volume- deve essere cosntamente vigile e attivo e svolgere il proprio ruolo culturale e sociale… Il significato delle parole… sono pura energia intellettuale… i segni grafici con cui… sono state tramandate sono una elegante veste che ci ricorda, in piena globalizzazione di chi siamo figli».
Le epigrafi aiutano a ricostruire le vicende storiche e rischiarano non solo aspetti della vita quotidiana, ma anche della religione, nonché della giurisprudenza remota. Selezionati in questa riapertura i documenti più significativi provenienti dall’originario nucleo farnese, ma anche dagli ultimi ritrovamenti in in Campania e nel Sud d’Italia.
Tra i reperti in mostra, le lamine orfiche con le formule che permettevano ai morti di avere accesso all’aldilà senza essere costretti alla reincarnazione. E ancora frammenti di intonaco che illuminano la vita politica, come manifesti elettorali, ma anche quella di tutti i giorni, in scene da osteria con giocatori di dadi che litigano e, per questo, vengono allontanati. Oppure le tavole di Eraclea, in bronzo, che recano lunghi testi sui terreni consacrati a Dioniso e Atena. Memorie di un tempo che continuano raccontarci i passi perduti dell’umanità.
In alto, uno dei reperti della collezione epigrafica
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