Quando martedì, 21 febbraio, Sylvain Bellenger, il direttore della Reggia-Museo e del Real Bosco di Capodimonte, ha presentato al pubblico i nuovi servizi educativi del museo, si è compreso l’importanza e la cura che dà a questa attività. I servizi educativi del Museo si avvalgono di personale museale,  di cui ora il direttore ha accresciuto il numero, destinando a questa funzione anche altri funzionari, scelti tra quelli che hanno dimostrato di avere attitudine e capacità educativa.
Da poco arrivato a Napoli, Bellenger dichiarò alla stampa: «Vengo qui con lo spirito del missionario» e sembra proprio che parte molto importante di questa sua missione consista nel dare ai napoletani, soprattutto ai giovani e ai giovanissimi, la conoscenza del loro patrimonio artistico.
Conoscere l’arte figurativa, riassumo malamente le sue parole, non è soltanto conoscere la bellezza dell’opera artistica, risentire dentro di sé i sentimenti che vi vengono espressi. C’è dell’altro. Ed ecco che, di fronte alle affermazioni di alcuni pedagoghi  velleitari che, personalmente, ho sentito dire «noi dobbiamo insegnare la vita ai nostri ragazzi», questo signore francese della Normandia, venuto da lontano, da Chicago, per la precisione, che non è un pedagogo, ci dà un suggerimento psico-pedagogico fondamentale. Non si deve né si può «insegnare la vita».
Si possono bensì insegnare i mezzi per comprenderla. L’arte figurativa – ha affermato il direttore-  sviluppa la capacità di osservazione, una capacità che, se curata, il bambino, da grande, applicherà per comprendere le diverse  circostanze della vita. Tuttavia l’opera d’arte, una pittura ad esempio, esige, per essere compresa, che se ne conosca il linguaggio. I servizi educativi del museo insegnano appunto questo suo linguaggio, soprattutto insegnano a osservarla, abituando all’osservazione e sviluppando, di conseguenza, l’intelligenza degli adolescenti.
«Ogni bambino- ha detto Bellenger, mostrando dei colorati disegni infantili- ha in sé il talento artistico, che poi non viene sviluppato e non avrà modo di esprimersi, ma  ho scoperto, tra questi, dei lavori veramente artistici».
E ha continuato: «Spesso un monumento artistico, testimonianza secolare della bellezza, è vandalizzato da scritte del tipo “amo lucia”, testimonianze di sostituibili sentimenti passeggeri,  perché poco dopo lo stesso autore magari  scriverà “francesca ti amo”.  Questo succede perché questi “scrittori” non conoscono il valore di questi monumenti della storia e dell’arte. Far conoscere le cose belle è anche un modo per farle rispettare».
Sacrosante parole. Infatti noi napoletani dovremmo avere il dovere di rispettare e di far rispettare questa bellissima Napoli, ufficialmente dichiarata  “Patrimonio dell’Umanità”, affinché non sia abbrutita e imbruttita dall’ignoranza e dalla stupidaggine altrui.
La riunione ha avuto un’atmosfera serena, ottimista, è stata come si dice, “ una riunione ben riuscita”.  La  dottoressa Linda Martino, che è a capo dei curatori del museo, una gentilissima signora che si dedica al suo lavoro con molta abnegazione, era tutta sorridente e il suo viso sprizzava gioia.
Ma il momento più significativo, commovente direi, della riunione è stato quando Bellenger è andato verso dei bambini, alunni delle scuole elementari e medie, che si erano accoccolati verso il fondo della sala e, chinandosi verso di loro, con straordinario garbo e sincero interessamento, si è messo a dialogare con loro. E le Presidi delle scuole convenute  si sono messe a esclamare «Ma che bravo questo direttore. E’ riuscito a interessare e a entusiasmare questi ragazzini».  Il che, nella scuola d’oggi mi dicono, sia una molto difficile impresa.

 

L’evento di Carnevale/Una maschera per l’Arca di Palizzi
Sabato 25 febbraio, alle10, i servizi educativi del Museo di Capodimonte
 propongono ai più piccoli e alle loro famiglie un percorso didattico, che prendendo spunto dal capolavoro di Filippo Palizzi, Uscita degli animali dall’Arca, si concluderà in una apposita sezione dove i bambini potranno realizzare una maschera, con tema gli animali.
L’iniziativa coniuga l’esigenza di avvicinare con un linguaggio ad hoc i più piccoli all’arte con il tema della campagna social #larteinmaschera promossa dal Ministero per i beni culturali che invita i visitatori a una caccia al tesoro digitale nel museo, per fotografare le maschere nelle opere d’arte e condividerle sui social.
I piccoli visitatori, tra i 7 e gli 11 anni, saranno guidati alla scoperta delle opere d’arte, del meraviglioso e del sorprendente. Al termine del percorso si recheranno in una postazione pensata per loro (e realizzata grazie al sostegno dell’associazione Amici di Capodimonte dove potranno realizzare una maschera con tema gli animali. La visita è inclusa nel biglietto di accesso al Museo ed è a cura di Paola Aveta e Vincenzo Mirabito.
Per saperne di più
te. 0817499130
mu-cap.accoglienza.capodimonte@beniculturali.it
In foto, il dipinto “Mascherata” di Bonito a Capodimonte

 

 

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