Caravaggio e Velázquez sono i protagonisti di alcuni interessanti prestiti espositivi intercorsi tra il British Museum di Londra e la sede di Napoli delle Gallerie d’Italia. Nel Seicento, un secolo che condivide molte criticità con la nostra epoca, i due artisti con le loro opere sono stati artefici di una visione originale del mondo ponendoci delle domande sul senso dell’arte e sul compito dell’artista. Per Rosaria Di Donato[1] all’arte è affidato … anche il compito di cantare il dolore, di ri-plasmare eventi tragici dell’umanità o della storia, oppure conflitti personali che nella realizzazione pratica dell’opera trovano uno sbocco ed una sublimazione senza i quali resterebbero inenarrabili ed inaccettabili.
La National Gallery di Londra, in occasione del bicentenario del Museo, espone dal 18 aprile al 21 luglio 2024 Il Martirio di sant’Orsola[2] che fa parte della Collezione di Intesa Sanpaolo presente nella sede delle Gallerie d’Italia di Napoli. La leggenda medioevale di Sant’Orsola, racconta di una principessa paleocristiana che dopo un pellegrinaggio a Roma incontra l’esercito degli Unni impegnato a conquistare Colonia. Il re Unno si innamora della bellezza di Ursula e le offre il matrimonio; al suo rifiuto lui la uccide e massacra il suo seguito di 11.000 vergini.
Jackie Wullschläger, critica d’arte, nella recensione sul Financial Times[3] del 13 aprile 2024 scrive: L’ultimo dipinto di Caravaggio è il più misterioso … La sua interpretazione non ha somiglianza con nessuna rappresentazione precedente … I pittori apprezzavano da tempo la portata della leggenda per lo spettacolo, la folla e lo splendore architettonico. Con Caravaggio tutto questo scompare. … solo sei figure, raffigurate con incrollabile naturalismo, sono coinvolte in un violento e intimo dramma della morte… La gamma dei sentimenti umani condensata in un’unica espressione nel tardo Caravaggio è straordinaria. Gli sguardi e i gesti incerti dei protagonisti aggiungono sfumature e complessità alla narrazione.
A Napoli, intanto, al museo di Intesa Sanpaolo dal 24 aprile al 14 luglio 2024 arrivano dalla National Gallery Immacolata Concezione e San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos, due capolavori di Velázquez autore di una pittura, che, come suggerisce Bernardino De Pantorba, si mantiene, come l’arte greca, su di un elevato piano d’equilibrio, di sobria eleganza, di severa profondità[4].
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, nato nel 1599 da famiglia della nobiltà sivigliana, entra molto presto, nel 1609, nella bottega di Francisco de Herrera il Vecchio, che abbandona presto per il cattivo carattere del maestro. La principale fonte di informazioni sugli inizi della carriera di Velázquez è il trattato Arte de la pintura[5] pubblicato da Francisco Pacheco, suo maestro dal 1611 al 1617, conoscitore della letteratura classica e collezionista di opere e stampe di varî artisti che gli fu di grande aiuto all’ingresso nella vita artistica e culturale della città.
Entrato nella Corporazione di San Luca[6], o Gilda[7] di San Luca, nel 1617 unisce a una formazione letteraria e culturale l’interesse per il naturalismo e il tenebrismo[8], una delle innovazioni della pittura di Caravaggio, conseguendo una straordinaria abilità nella rappresentazione del reale e nella resa dei volumi tramite la luce.
La formazione allo stile naturalistico gli fornisce un linguaggio per esprimere il suo notevole potere di osservazione sia nel ritrarre il modello vivente che la natura morta. I quadri di natura morta, detti bodegones[9], hanno un grande successo presso la committenza. Sono di questi anni capolavori come L’acquaiolo, del Wellington Museum di Londra o La Vecchia che frigge le uova, della National Gallery of Scotland di Edimburgo e di alcuni quadri religiosi di carattere devozionale come l’Immacolata Concezione o S. Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos attualmente in esposizione a Napoli. Attraverso la mediazione di Pacheco, del quale Velázquez nel 1618 aveva sposato la figlia, il pittore riesce ad avere nel 1623 la commissione per un ritratto equestre di Filippo IV, con il quale ottiene un vero trionfo. Da quel momento Velázquez rimane al servizio della corte, raggiungendo una posizione di grande prestigio.
È Pacheco a descrivere il ritratto equestre di Filippo, andato perduto, subito dopo la sua realizzazione, tutto preso dal vero, anche il paesaggio; il ritratto venne esposto pubblicamente tra l’ammirazione di tutta la Corte e l’invidia degli addetti ai lavori. L’accusa mossa a Velázquez dei colleghi artisti di saper dipingere solo teste, fornisce al re l’occasione per ordinare l’esecuzione di un soggetto storico, la Cacciata dei Morisco, anch’essa perduta, in competizione con altri pittori di corte.
Velázquez ottiene il premio e nel 1627 la nomina a gentiluomo usciere del re. Sebbene continui a dipingere altri soggetti, come pittore di corte si occupa principalmente di ritrarre membri della famiglia reale e soprattutto a realizzare numerosi ritratti di Filippo IV nel corso della sua vita. La liberalità e l’affabilità con cui viene trattato da un monarca così grande sono incredibili, scrive Pacheco. Ha un laboratorio nella sua galleria e Sua Maestà ha una chiave e una sedia per guardarlo dipingere a suo piacimento, quasi ogni giorno[10].
Il trasferimento da Siviglia a Madrid ha un ruolo importante nell’evoluzione stilistica del pittore, che studia assiduamente le collezioni reali di pittura, ricche in particolare del maestro rinascimentale veneziano Tiziano, che influenza più di qualsiasi altro artista lo sviluppo del suo stile.
I ritratti a figura intera di Filippo IV, realizzati tra il 1626 e il 1628 e di suo fratello, l’Infante Don Carlos, tra il 1626 e il 1627, rientrano nella tradizione dei ritratti reali spagnoli stabilita da Tiziano e sono in una certa misura influenzati dal suo stile. In questi ritratti la descrizione dettagliata e il tenebrismo dei dipinti sivigliani di Velázquez sono stati modificati; solo i volti e le mani sono accentuati e le figure scure risaltano su uno sfondo chiaro. Nei suoi successivi ritratti di corte, Velázquez adotta qualcosa delle decorazioni più elaborate e dei colori più ricchi del maestro barocco fiammingo Peter Paul Rubens, che incontra durante la seconda visita di quest’ultimo alla corte spagnola, nel 1628.
Nell’ambito dei due soggiorni italiani si registra la presenza dell’artista nella capitale del Viceregno. La prima visita in Italia, motivata con la necessità di studiare e perfezionare la sua pittura, si svolge da agosto 1629 ai primi di gennaio 1631. Inizia con lo sbarco a Genova, il soggiorno a Venezia e a Roma, con tappe lungo il percorso a Ferrara, Cento, Bologna e Loreto e si conclude a Napoli all’inizio del 1631. A documentare la sua presenza la riscossione di un pagamento presso il Banco di San Giacomo, sede, poi, del Banco di Napoli ed attuale sede delle Gallerie d’Italia.
Pacheco riporta che a Napoli ha dipinto un ritratto dell’Infanta Maria Anna sorella di Filippo IV (Retrato de la infanta doña María, reina de Hungría), dove sosta tra l’8 agosto e il 18 dicembre 1630, prima di proseguire il viaggio per unirsi in matrimonio con il futuro imperatore Ferdinando III d’Asburgo.
Giuseppe De Vito, collezionista e studioso di Seicento napoletano, considerando i pigmenti e la tela di supporto, assegna al primo tempo napoletano anche la Grande composizione con Ruben che mostra a Giacobbe la veste di Giuseppe (nota anche come Tunica di Giuseppe) e soprattutto la Rissa all’ambasciata di Spagna della Galleria Pallavicini di Roma riscoperta da Roberto Longhi. Si tratta di un fatto di cronaca accaduto a Napoli nell’ottobre 1630 presso l’ambasciata di Spagna: una lite tra i membri al seguito dell’infanta. La rissa, scatenata tra i servitori dell’ex viceré duca d’Alba e quelli del cardinale Diego Guzman de Haro, arcivescovo di Siviglia, si conclude con la morte del nipote del prelato colpito mortalmente di spada mentre era uscito per quietarla[11].
La seconda visita svolta per l’acquisizione di sculture e pitture per il re di Spagna si svolge principalmente a Roma con due spostamenti a Napoli nella primavera del 1649 e in quella del 1650.
Le visite di Velázquez in città hanno consentito agli studiosi di ipotizzare innumerevoli punti di contatto delle opere dell’artista realizzate in quel periodo o subito dopo a quelle presenti nella capitale del vicereame. Per sottolineare certe somiglianze sono state esposte alcune tele realizzate da artisti napoletani in quel periodo.
L’esposizione dei dipinti di Velázquez, è affiancata da due opere sull’Immacolata Concezione a testimonianza delle forti analogie tra il naturalismo spagnolo e quello napoletano. La prima, Madonna Immacolata di Battistello Caracciolo, uno dei più antichi e originali seguaci napoletani di Caravaggio, è realizzata all’incirca negli stessi anni e oggi presente nella Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria a Roccadaspide nel Cilento.
La seconda, proveniente dal complesso francescano di San Lorenzo Maggiore a Napoli, è l’Immacolata Concezione di Paolo Finoglio, artista di complessa cultura attivo tra Napoli e la Puglia, tanto legato ai modelli della prima generazione dei caravaggeschi napoletani quanto sensibile al realismo di Jusepe de Ribera e ai preziosismi cromatici di Artemisia Gentileschi.
È ancora notte quando San Giovanni Evangelista esiliato dall’imperatore Domiziano a causa della sua predicazione, sull’isola greca di Patmos, ha delle visioni che lo portano a scrivere l’Apocalisse, l’ultimo libro del Nuovo Testamento.
Il realismo dettagliato della figura di San Juan, nonché la rappresentazione di elementi naturali, come le rocce e il mare, sono testimonianze della sua evidente padronanza tecnica della pittura.
La composizione dell’opera e l’accattivante uso del colore, oltre a sottolineare uno stile artistico unico, rendono questo dipinto una delle creazioni più affascinanti di Velázquez. Nella struttura compositiva Velázquez, con una prospettiva eseguita abilmente, riesce a creare un senso di profondità e spazio.
La figura di San Juan in primo piano, volge il suo sguardo verso lo spettatore, crea con lui una relazione emotiva immediata. Dietro di lui, un paesaggio impressionante si estende e svanisce a distanza, aggiungendo un senso di mistero e grandezza alla scena. La tavola di colori, sobria e sottile, dove predominano le sfumature oscure, conferisce alla composizione un’atmosfera serena e contemplativa. I colori brillanti e vibranti della tunica di San Juan, in contrasto con il resto della composizione, evidenziano la sua figura e sottolineano la sua importanza nella scena.
Il San Giovanni, raffigurato con un volto molto giovane, probabilmente un autoritratto dell’artista, guarda con amore struggente la giovane Vergine, appena visibile e riportata nell’angolo a sinistra. La visione, che riporta nelle pagine vuote del libro che ha sulle ginocchia, ricorda l’Apocalisse Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo (…) mentre un’aquila in penombra è visibile grazie alla luce che si riflette sulla testa e nel becco.
Il San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos di Velázquez è la prima delle due tele destinate alla sala capitolare del convento di Nuestra Señora del Carmen l’altra è l’Immacolata Concezione.
Il culto alla Vergine è molto diffuso nella cultura spagnola ed è al centro di molte polemiche in quel periodo a Siviglia. La controversia scoppia nel 1613, quando un frate Domenicano, Domingo de Molina, priore del convento di Regina Angelorum, nega l’Immacolata Concezione dal pulpito. Questo atto suscita un’ampia condanna da parte dei numerosi difensori dell’Immacolatezza della Vergine tra cui i Carmelitani. In quel periodo i pittori hanno ricevuto numerose commissioni aventi ad oggetto la pittura dell’Immacolata.
Nella sua tela Velázquez, basandosi sul Libro dell’Apocalisse del Nuovo Testamento, ritrae la Vergine Maria, come una giovane donna che fluttua sopra un paesaggio, in piedi su una luna traslucida e con una corona di 12 stelle. Ritratta vestita di rosa e blu e con le mani giunte in preghiera mentre guarda pudicamente verso il basso, sembra mostrare la sua protezione sull’umanità. Il giardino, la fontana, il tempio e la nave sul fondo sono i simboli normalmente associati a lei e inclusi nelle litanie lauretane dette anche litanie della beata Vergine Maria. Velázquez si allontana dai modelli scelti dagli altri pittori e dal suo maestro: la sua luna non è una semplice mezzaluna, ma un solido cristallino attraverso il quale si può osservare il paesaggio e non c’è il serpente, simbolo e figura del diavolo. Velázquez, che ha la forza e la capacità inedita di scavare nel fondo dell’anima umano, attraverso i colori della carne[12], rappresenta la Vergine in maniera naturale: una fanciulla bella, pudica, modesta. In quel volto alcuni hanno voluto riconoscere il ritratto di Juana figlia di Pacheco che il pittore sposa in quegli anni.
Nella sua tela Velázquez, basandosi sul Libro dell’Apocalisse del Nuovo Testamento, ritrae la Vergine Maria, come una giovane donna che fluttua sopra un paesaggio, in piedi su una luna traslucida e con una corona di 12 stelle. Ritratta vestita di rosa e blu e con le mani giunte in preghiera mentre guarda pudicamente verso il basso, sembra mostrare la sua protezione sull’umanità. Il giardino, la fontana, il tempio e la nave sul fondo sono i simboli normalmente associati a lei e inclusi nelle litanie lauretane dette anche litanie della beata Vergine Maria.
Velázquez si allontana dai modelli scelti dagli altri pittori e dal suo maestro: la sua luna non è una semplice mezzaluna, ma un solido cristallino attraverso il quale si può osservare il paesaggio e non c’è il serpente, simbolo e figura del diavolo. Velázquez, che ha la forza e la capacità inedita di scavare nel fondo dell’anima umano, attraverso i colori della carne[1], rappresenta la Vergine in maniera naturale: una fanciulla bella, pudica, modesta. In quel volto alcuni hanno voluto riconoscere il ritratto di Juana figlia di Pacheco che il pittore sposa in quegli anni.
Queste due tele, che per i rimandi nella costruzione compositiva possono essere considerate come opere complementari, sono rimaste almeno fino al 1800 nel Monastero. Bartholomew Frere, diplomatico britannico, quando presta servizio come ministro a Siviglia tra il 1809 e il 1810 le acquista da Manuel López Cepero decano della cattedrale della città spagnola. Le due tele rimangono per due secoli nella collezione della famiglia prima di essere acquisite, nel 1956 il San Giovanni e nel 1974 l’Immacolata, dalla National Gallery di Londra.
Caravaggio e Velazquez hanno vissuto nel 1600, un’epoca segnata da nette contraddizioni: straordinario sviluppo dei commerci ma anche carestie ed epidemie, sfruttamento delle risorse provenienti dalle colonie e crudeltà nei confronti degli indigeni detentori di tali beni, assolutismo monarchico e Guerra dei Trent’anni[13], Inquisizione e rivoluzione scientifica. Il loro contributo artistico è stato quello di puntare sullo stile naturalistico per ritrarre con il reale le virtù e i difetti dell’uomo, unico artefice del destino dell’umanità.
La National Gallery di Londra nel presentare il Martirio di Sant’Orsola dell’esposizione L’ultimo Caravaggio scrive: Nel nostro anno del Bicentenario, sei invitato a contemplare questo capolavoro. Esplora la travagliata fine della vita di Caravaggio, le storie di Ursula e Salomè e rifletti sulla violenza oggi[14].
La nostra realtà non ha meno contraddizioni di quella del Seicento ma già allora c’era chi scriveva Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita[15]; quasi a presagire che la materia torna nel suo ciclo naturale e delle persone resta la sola parte immateriale: il sogno. ed è Martin Luther King a ricordarci le crude contraddizioni della nostra epoca Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli. La crisi delle istituzioni e organizzazioni internazionali e nazionali a risolvere i conflitti è evidente. Forse ancora una volta l’arte è chiamata a dare il suo contributo.
Croce definiva il senso artistico come un’intuizione che si fa espressione[16] ma, certamente, critico vuol dire anche, in senso sartriano, non neutrale[17] cioè che prende posizione politica[18].
Forse dobbiamo rivolgerci all’arte per chiedere di aiutarci a rendere evidente ciò che abbiamo smarrito: il senso della vita.
Negare il sogno dell’altro manda in frantumi anche il nostro … e per sempre.
©Riproduzione riservata
Le foto sono di Carmine Negro
NOTE
[1] https://rebstein.wordpress.com/2011/05/08/il-senso-dellarte-e-il-compito-dellartista/
[2] L’opera è esposta nella mostra The Last Caravaggio (L’ultimo Caravaggio) nella room 46.
[3] https://www.ft.com/content/fb97b300-8413-4bef-9ed9-aa573485941f
[4] Bernardino De Pantorba Tutta la pittura del Velázquez Biblioteca d’arte Rizzoli 1964
[5] Pacheco nell’Arte della Pittura , pubblicato dopo la sua morte nel 1649 e che illumina sul modo di lavorare dei pittori del suo tempo, dedica dieci pagine della sua opera all’arte della pittura di Velasquez.
[6] San Luca , santo patrono degli artisti.
[7] La gilda o ghilda, termine di origine incerta (forse dal germanico gelten, “valore”, o dall’anglosassone gylta, “società religiosa”) era una associazione tra tutti coloro che esercitavano una determinata professione.
[8] Tendenza pittorica del Barocco che tende a evidenziare, attraverso forti contrasti di luminosità, l’irruzione della luce in un contesto oscuro.
[9] Bodegón Termine che designa, la pittura di genere (scene di taverna, cucina, mercato) in particolare, la natura morta.
[10] Diego Velázquez Spanish painter Also known as: Diego Rodríguez de Silva Velázquez Written by Enriqueta Harris-Frankfort Fact-checked by The Editors of Encyclopædia Britannica Apr 23, 2024 Article History.
[11] Catalogo mostra Velazquez un segno grandioso Edizioni Skira pag.55. In questa opera, una piccola tavola di olio su rame, si sottolineano i notevoli punti di contatto con il naturalismo rischiarato di Aniello Falcone
[12] Velázquez “pittore dei pittori” Un racconto di Tomaso Montanari (rai scuola su rai.it)
[13] La Guerra dei Trent’anni iniziata per contrasti religiosi tra cattolici e protestanti diviene una guerra per il predominio in Europa
[14] https://www.nationalgallery.org.uk/exhibitions/the-last-caravaggio
[15] W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I
[16] Benedetto Croce, Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale. Teoria e storia, a cura di Giuseppe Galasso, Milano, 1990
[17] Jean-Paul Sarte, Che cos’è la letteratura?, Milano, 2004.
[18] https://rebstein.wordpress.com/2011/05/08/il-senso-dellarte-e-il-compito-dellartista/
LA MOSTRA
Le Gallerie d’Italia di Napoli celebrano il genio di Diego Velázquez (1599-1660) con la presentazione delle due opere giovanili Immacolata Concezione e San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos, giunte a Napoli in prestito straordinario dalla National Gallery di Londra. Il titolo della mostra è Velázquez. “Un segno grandioso”. Fino al 14 luglio. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”, progetto promosso da Intesa Sanpaolo, che offre la possibilità di scambi in prestito temporaneo con alcuni dei più importanti musei italiani e stranieri.
https://group.intesasanpaolo.com/it/sezione-editoriale/eventi-progetti/tutti-gli-eventi/cultura/2024/04/mostra-velazquez-gallerie-italia-napoli