«Sono affascinato dal talento di Andrea Viliani, che possiede una cultura e una sensibilità ad alto livello e che realizza mostre che dovrebbero essere l’orgoglio di Napoli». Così, in un’intervista a Maresa Galli, Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real bosco di Capodimonte, ha parlato del suo giovane collega, direttore del Madre. Al quale ha anche affidato la co-organizzazione di uno dei dirompenti eventi offerti da Capodimonte, un evento che si terrà dal dicembre venturo: “Carta Bianca”. Che consiste nella mostra che dieci personalità della cultura faranno, ciascuna di loro, di dieci opere scelte tra le 47.000 del museo capodimontano.
Il Madre, per chi ancora non lo sa, è il napoletano Museo d’Arte contemporanea Donna Regina, che prende il nome dall’omonimo antico ex convento limitrofo, che è stato brillantemente ristrutturato dall’architetto portoghese Alvaro Siza e decorato, al pianterreno, più recentemente, dal francese Daniel Buren, con modernissimi colori prorompenti. Che hanno aggiunto vitalità alla sua storica architettura. Questa conserva del passato l’impostazione irregolare dei muri delle sue stanze e, sparsi qua e là, alcuni reperti antichi, come colonne e capitelli, una sorta di “pietre di spoglio”, che sono quegli elementi delle antecedenti architetture che, un tempo, i costruttori napoletani lasciavano a futura memoria del vissuto passato.
Quando Andrea Viliani ne prese la direzione, il Madre stava per chiudere. Viliani non solo lo ha salvato da morte certa ma gli ha dato prestigio. E, durante la sua direzione, il museo è stato riconosciuto, per due anni, da Artribune magazine il miglior museo di arte contemporanea, mentre una mostra, “Retrospettiva a luce solida”, dedicata a Fabio Mauri, ha avuto il titolo di migliore mostra del 2016. Recentemente il Madre ha ospitato in contemporanea, e sono ora in chiusura, le mostre di Wade Guitton, Stephen Prina e Roberto Cuoghi.
E grande successo, con un pubblico di 1450 persone, ha ottenuto giovedì scorso, la presentazione dell’opera di Franz Cerami, Eggs & Skulls, una proiezione di video-mapping , che illustra simbolicamente passato e presente con icone della cultura popolare napoletana e dell’arte contemporanea conservata nel Madre.
Qui sono molte le mostre di successo presentate in questi ultimi cinque anni, frutto di un’attività turbinosa. Protagonista l’instancabile direttore. Gli domando se abbia la sua famiglia a Napoli. «Non sono sposato – mi risponde- né ho figli. Non posso sposarmi. Sono già sposato con il Madre; ci sto insieme tutta la giornata e a volte lascio i suoi uffici a mezzanotte».
Ormai sta per scadere anche il contratto quinquennale che lo lega al museo. Ne era diventato direttore, superando una regolare selezione, mentre dirigeva la Fondazione Galleria Civica di Trento. Aveva nel suo curriculum anche un’importante esperienza internazionale in Afghanistan: la partecipazione a “Documenta”, una spedizione di esperti d’arte nei luoghi di guerra. Gli domando se è vero che ora abbia deciso, come ha scritto qualche giornale, di abbandonare Napoli. «No – dice – non ho deciso: sicuramente a Napoli e in Campania vivrei e lavorerei ancora a lungo».
Qui a Napoli si spera che resti. In questi anni, questo giovane piemontese, infatti, è riuscito a stringere positivi rapporti con il territorio, con i luoghi d’arte del rione dove si trova il Madre, con i direttori dei più importanti musei napoletani e con Anna Imponente, direttrice di quel Polo Museale che comprende una ventina di musei campani. Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, ha coinvolto inizialmente il museo Madre nelle sue riflessioni sul riordino della collezione Amelio, che il gallerista Lucio Amelio si sentì rifiutare dalla ex Sovrintendenza napoletana, tanto da doverla trasportare nella Reggia casertana.
Viliani ha le idee chiare e considera precipuo il suo dovere di promuovere la conoscenza dell’arte presso le nuove generazioni. Cosicché, insieme al suo collega e amico Sylvain Bellenger, ha realizzato una bella idea, una “figata”. Molto per tempo, con della buona pubblicità, opera di un efficiente ufficio stampa, hanno invitato, mercoledì scorso, al Madre, gli operatori della scuola ad ascoltare le offerte culturali dei rispettivi musei. Un successone. E una fiumana di operatori della scuola, soprattutto donne, è accorsa ad ascoltare i due direttori. Non occorre fare viaggi dispendiosi per conoscere l’arte, quando ancora non si sa quanta bellezza e storia contiene Napoli.
Viliani, inoltre, ha stretto relazioni con molti artisti. Le mostre di alcuni di loro hanno avuto il sostegno, pur senza aiuto finanziario, del Madre, attraverso una speciale iniziativa, una sorta di protettorato, detta Matronato. Ora Viliani sta anche realizzando un progetto, ideato da Pier Paolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee a cui fa capo il Madre, che consiste nel sostenere, anche economicamente, alcuni porgetti caratterizzati da una sperimentazione radicale di Fondazioni e centri d’arte quali Fondazione Morra-Greco, Made in Cloister, Casa Morra e Museo Nitsch, Plart, cioè il museo della plastica e dell’arte napoletana, e la Fondazione Festival Arte Cinema, tutti enti sorti per iniziativa privata.
Ora ci troviamo al Madre, in occasione della presentazione di un piccolo e utile libro di 64 pagine dal modesto costo di 5 euro, la guida del museo. Andrea Viliani deve partecipare alla cerimonia. Dietro a un tavolo ci sono vari conferenzieri. Il primo a parlare è proprio lui. Dice che di Napoli ammira l’antica storia artistica e apprezza i fermenti dell’arte contemporanea. Ricorda anche le precoci iniziative del compianto gallerista Lucio Amelio e i progetti dei tanti di fama internazionale che operano in questa città e in questa regione.
E precisa che, prima che al museo Madre, l’arte contemporanea è stata accolta nelle sale storiche di Capodimonte. Fu per volontà del sovrintendente Raffaello Causa, che, già nel 1978, ospitò a Capodimonte il “Grande Cretto”, opera di Alberto Burri. Poi Viliani spiega che il Madre consta di due parti: l’una è la collezione permanente, formata da opere di artisti internazionali, a ragione o meno, tra più quotati, quali Domenico Bianchi, Francesco Clemente, Luciano Fabro, Rebecca Horn, Jeff Koons, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Sol Lewitt, Richard Long, Mimmo Paladino, Richard Serra…, tutte collocate al primo piano. L’altra è quella temporanea, che dal 2013 si sviluppa attraverso la piattaforma Per_formare una collezione in cui si delinea una storia dell’arte contemporanea che è anche un tributo critico alla centralità di Napoli e della Campania, veri e propri epicentri creativi negli ultimi cinquant’anni. «Un museo non è né deve essere una realtà statica», conclude Viliani. Il suo intervento è stato chiaro e succinto. La brevità è la dote dei conferenzieri.
Per saperne di più
http://www.madrenapoli.it/
LA NOTIZIA/QUATTRO ARTISTE A MONTESANTO, QUARTIERE INTELLIGENTE
Ed ecco concretamente come si muove sul territorio la Fondazione Donnaregina che promuove l’arte contemporanea nella regione Campania partendo dal Museo Madre. Un esempio: il progetto MontesantoArte, quattro residenze d’artista al qi-quartiere intelligente (una piattaforma multi-progetto di rigenerazione urbana fondata nel 2013 nel centro storico di Napoli lungo le scale monumentali di Montesanto) che parte proprio in questo primo scorcio di autunno. Promosso dalla Fondazione Donnaregina nell’ambito del bando Sillumina (edizione 2016) di Siae.
Sei mesi di residenza artistica al qi per 4 giovani artiste italiane: Mariangela Bruno, Francesca Borrelli, Elena Mazzi, Valentina Miorandi. Durerà fino a marzo ed è a cura di Adriana Rispoli.
Le artiste coinvolte sono invitate a concentrarsi sul rapporto natura-cultura utilizzando linguaggi trasversali tra arti visive (video o performance), architettura, design, gardening e autocostruzione. Durante le residenze è previsto un programma di promozione della loro ricerca attraverso incontri pubblici e workshop. A fine percorso, presenteranno al pubblico le opere sviluppate e prodotte nel corso dei sei mesi di residenza.
Mariangela Bruno (Bari, 1986; vive e lavora a Bari). Laureata in Architettura, consegue il master Arti Architettura Città presso l’Università degli Studi Roma Tre. La sua attività di ricerca nell’ambito artistico e dell’architettura temporanea si concretizza in installazioni in situ e dispositivi propulsivi di processi sociali in grado di trasformare e contrassegnare il paesaggio, in contesti urbani e rurali.
Francesca Borrelli (Napoli, 1986; vive e lavora a Parigi). Architetto e paesaggista. Vincitrice del concorso Un’Opera per il Castello, realizza l’opera Le Jardin (2013) nel corpo di guardia in rovina di Castel Sant’Elmo di Napoli. Nel 2016 vince ilConcorso di idee per la riqualificazione di dieci aree urbane periferiche per il Parco della Salinella a Marsala. Attualmente collabora con il collettivo di architetti e paesaggisti Coloco di Parigi.
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984; vive e lavora a Venezia) Ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università di Siena. Nel 2011 si è laureata in Arti Visive presso lo IUAV di Venezia. Ha trascorso un periodo di studi all’estero presso la Royal Academy of Art (Konsthogskolan) di Stoccolma. .E’ l’artista tutor per l’anno 2016-2017 presso Fondazione Spinola Banna per l’arte, in collaborazione con la GAM di Torino.
Valentina Miorandi (Trento, 1982; vive e lavora a Londra). Diplomata in Teoria e Pratica del Teatro presso il DAMS dell’Università di Bologna (2005). Nel 2014 ha fondato con Sandrine Nicoletta Chatelain il progetto DRIFTERS a Londra. Dal 2008 ha creato numerosi progetti multimediali di partecipazione pubblica che coinvolgono la collettività per creare nuove forme di produzione artistica basata sul bene comune.
Per saperne di più
Tel: 081 0661371 /Cell: 327 0407003
www.quartiereintelligente.it
Coordinatore per la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee: Anna Cuomo