Napoli al centro del mondo. Non è un augurio alla nostra citt ma una realt che va consumata negli anni a venire.
Nel giugno del 2010 si svolger , nella nostra citt , il terzo Forum bilaterale delle scienze e tecnologie direttamente dalla Corea del Sud, nel 2012 si terr l’Expo dello spazio e nel 2013 il Forum delle culture.
La ricerca di una vocazione sempre più internazionale conferma l’identit mediterranea e mondiale del capoluogo all’ombra del Vesuvio. Industria aerospaziale, polo tecnologico e ricerca scientifica, cultura, rappresentano una vitalit per Napoli e la Campania e questo viene colto da organismi di settore internazionali che riconoscono alla nostra citt ospitalit , logistica, risorse umane e ambientali, intelligenze e capacit di crescita.
Una vetrina universale per studenti, docenti universitari, uomini di Stato, aziende, artisti, citt , paesi, usi, costumi, tradizioni, incontri d’arte.
Il tessuto produttivo e culturale di questa citt potr progettare un suo nuovo modo di essere a partire da quello che esiste; dall’avanguardia italiana aerospaziale (Alenia, Ansaldo), alla Metropolitana dell’arte, al polo High-Tech ed all’aeroporto internazionale di Capodichino, da Castel dell’Ovo al Maschio Angioino. E poi alcune grandi sfide da vincere come la completa rifunzionalizzazione del Real Albergo dei Poveri, il completamento urbanistico di Bagnoli e la riqualificazione della zona orientale. E, ancor,a un rinnovato Real teatro di San Carlo e il Palazzo delle Arti di Napoli.
Una identit rinnovata che tuttavia tende a sfuggire alla precariet dell’ordinario e a questa sua veste di perenne provvisoriet . Ma l’occasione è troppo ghiotta per lasciarla navigare nelle mille contraddizioni di questa citt , non ci si può permettere ancora di perdere quella declamata occasione postindustriale, il rilancio dell’innovazione tecnologica e la conferma di una centralit mediterranea della nostra cultura millenaria, opportunit che aspettano, ormai da troppo tempo, uno slancio innovatore.
Si apre, non senza preoccupazione, il nodo della gestione dei grandi eventi. Non sfuggir la complessit a cui è affidata la tenuta e la buona riuscita di tutto ciò. Qui bisogna aprioristicamente evitare un elemento che potrebbe addirittura falsificare la genuinit dei napoletani nell’affrontare la portata storica di queste kermesse, ovvero rifuggire da gestioni quasi “privatistiche” della preparazione pubblica attese per quella fase di “straordinariet ” ed evitare “prebende” istituzionali che arricchirebbero solo chi le mette in campo. Innanzitutto la ricettivit , una citt più ordinata, maggiori canoni di sicurezza, recupero degli elementi ambientali legati al territorio d alla mobilit urbana, fino a saper interloquire con quei management produttivi e culturali che operano da decenni in citt e che sapranno sicuramente profondere dedizione, competenza, professionalit ed esperienza al servizio della collettivit napoletana.
Ecco spiegata la doppia identit : a una nuova linfa internazionale e all’ergersi a palcoscenico del mondo per qualche anno corrisponde un affanno quotidiano che toglie il respiro e che ha fatto perdere la fisionomia alla citt di Napoli e ai napoletani, smarrendo quelle specificit apprezzate nei secoli e ancora una volta riconosciute dai richiamati prossimi accadimenti.
Risultare preparati per questo tempo davanti a noi vorr dire, oggi più che ieri, fidarsi delle proprie capacit e della esternazione di una grande voglia di riscatto di una citt economicamente povera ma ricca di idee, di sane intelligenze e di fiera indipendenza e giudizio critico.
Nella foto, la sede del polo high tech di Napoli al centro direzionale