Napoli, fabbrica della cultura… e quindi aggiungo dell’arte e della creativit … io lo so da tempo e da tempo mi sento perfettamente a mio agio nel ruolo di “operaio” di questa fabbrica !
Non mi permetto di sottolineare le eccellenze di Napoli, in campi come il cinema, il teatro, la letteratura ecc… lo faranno altri con le giuste competenze , ma posso sicuramente permettermi di esplorare il campo dell’arte e ovviamente della creativit nel quale vivo a “tempo pieno” da oltre quarant’anni, come artista e come docente nei licei d’arte.
Il clima di ricerca, di sperimentazione, di libert creativa, senza vincoli e logiche di mercato, personalmente, l’ho vissuto negli anni 60, ma per fortuna, per ideologia, per salute mentale e fisica lo vivo ancora oggi, e mi sento, da napoletana, ancora operaio di questa fabbrica di cultura.
L’errore di Napoli, di tutti noi "operai della fabbrica” e quindi anche delle istituzioni preposte a far circolare i prodotti di questa fucina creativa è … che non ci crediamo a sufficienza e continuiamo solo a importare artisti conclamati altrove dal mercato, senza provare a esportare con orgoglio, forza e convinzione, i nostri talenti . Anzi, spesso , avviene che artisti di ogni genere (cinema, teatro, musica ecc…) facendosi largo da soli, senza essere sponsorizzati, promossi , seguiti dalle istituzioni (deputate a questo lavoro promozionale della identit culturale o no ?) abbiano avuto successo fuori dall’ambito cittadino e vengano, poi, accolti trionfalmente dalla citt che finalmente si accorge del loro esistere. Questo è un atteggiamento perdente, mortificante, rozzo e provinciale che non giova a nessuno, meno che mai alle istituzioni deputate che solo da qualche tempo, timidamente, cominciano a entrar nell’ottica della promozione culturale del prodotto artistico cittadino. Sarebbe essenziale sapere fino a che punto, tutti insieme, crediamo davvero che Napoli sia un cantiere sempre vivo, produttivo e sicuramente singolare rispetto alle esperienze globalizzanti e globalizzate, sottoposte al gioco del mercato arrogante e pecorone che appiattisce le identit .
Non sarebbe più stimolante confrontarci con l’altro e l’altrove invece di importare ed osannare solo le “eccellenze” altrui ? Non ci si chiede come mai accogliamo, giustamente, tante splendide e prestigiose mostre di artisti “forestieri” e di contro non c’è una eguale esportazione di artisti cittadini(che opportunamente promossi, seguiti come si fa negli altri paesi, attraverso una politica culturale saggia, lungimirante, colta ecc..) sicuramente reggerebbero il confronto e la sana competizione?
Ma sempre per essere dissacrante ed ironica, firmo con questa Rigorosa, Razionale, Ragionevole apoteosi dell’autosberleffo !
*scultrice, pittrice e docente
Suicidio, urlo o sberleffo… Nelle foto l’arte secondo Rosaria Matarese