Elena Coccia, avvocata, consigliere comunale e metropolitano di Napoli (uscente) attivista per la parità di genere, sostenitrice dei diritti e dell’emancipazione femminile, cosa può fare concretamente la città di Napoli per le donne afgane, soggetto in forte pericolo dopo l’ascesa dei talebani?
La nostra città può fare molto e già sta iniziando a farlo non solo attraverso le istituzioni, grande è la partecipazione e la solidarietà. Ad esempio, in questi giorni è stato aperto un gruppo fb “dalle donne di Napoli per l’Afghanistan” che ha già superato i 2.800 membri, in esso si può leggere di tutto, chi offre gratuitamente le proprie consulenze psicologiche, chi mette a disposizione posti letto, chi medicinali, vestiario, ecc. Il gruppo è stato aperto per preparare il presidio di lunedì 30 alle 17:30 sotto la Prefettura, ma discuteremo per tenerlo aperto almeno per tutta la fase dell’emergenza afghana che non si prospetta breve.
A conti fatti in Afghanistan si concretizza innanzitutto una gravissima crisi umanitaria, dove donne e bambini sembrerebbero i più esposti. Azzerato il diritto di critica, in discussione la scolarizzazione di massa e e il diritto alla libertà personale. Come se ne esce?
In realtà, non sono in pericolo soltanto donne e bambini, molto esposta è anche la Comunità Lgbtq oggetto in questi giorni di attacchi e discriminazioni non meno gravi. Come capita spesso in simili situazioni, occorre distinguere la fase dell’emergenza rivolta soprattutto a chi fugge dall’Afghanistan da quella del medio periodo rivolta alle tante donne che, invece, vi resteranno. Non dobbiamo avere solo solidarietà, ma profondo rispetto della cultura e dei costumi afghani come non si esporta la democrazia, a maggior ragione non si esporta il nostro modello di emancipazione della donna.
L’intervento ventennale di Usa e Europa non è stato in grado di ripristinare democrazia e istituzioni forti e repubblicane, al punto da far indietreggiare tutto in poche ore dal ritiro dei militari internazionali. L’America e l’Europa esportano democrazia o armi (compresa l’Italia)?
E’ chiaro che l’esperienza storica, non soltanto quella politica, ci ha dimostrato che l’esportazione della democrazia significa costruire regimi fantoccio e corrotti che, a volte, possono anche durare anni ma sempre con l’obiettivo di essere ligi agli interessi occidentali, in realtà, come si può sottintendere anche dalla tua domanda, la vera esportazione è quella delle armi.
Napoli, città dell’accoglienza, è pronta a “ricevere” donne e bambini afgani in strutture protette?
Penso di sì, nonostante le difficoltà, ma l’importante è non far spegnere i riflettori.
E’ possibile creare corridoi umanitari per far giungere in quel paese medicinali e generi di prima necessità?
Anche per i corridoi umanitari è importante il livello della mobilitazione internazionale perchè gli esempi di veri e propri muri che si stanno erigendo in alcuni Paesi limitrofi sono preoccupanti.
Il governo italiano come può riparare ai “danni” ventennali fatti in Afghanistan?
Il nostro governo, in politica estera spesso predica bene e razzola male. – Ad esempio, in questi giorni sentiamo ogni tanto qualche balbettio sul “multilateralismo” come principio ispiratore di una politica che possa trovare un qualche rimedio all’unilateralismo americano che ha determinato questa situazione. – Qui, però, l’esecutivo Draghi ha un grosso problema di credibilità politica perchè un multilateralismo efficace dovrebbe avere come sua base una politica autonoma del nostro Paese e dell’Europa, cosa che, nei fatti, non c’è o è molto debole.
Basti pensare allo scenario mediterraneo dove da anni il nostro Paese non ha una politica visibilmente autonoma, con l’attuale Governo il tasso di filo-atlantismo è sicuramente aumentato.
Insomma se in una zona geografica a noi molto vicina il governo italiano non riesce a sviluppare una politica autonoma è ben più difficile che riesca a farlo con un Paese che sta a una distanza di molte migliaia di chilometri, pertanto il rischio è che l’Afghanistan sia ancora una volta schiacciato da interessi geo-politici delle grandi potenze che si giocano sulla sua pelle e che, quindi, il governo attuale non dia alcun contributo reale ai danni ventennali subiti dal Paese.
©Riproduzione riservata
Nella foto in alto, ragazze afghane, scatto di Amber Clay da Pixabay