Sbarcano in Messico Enzo e Silvia Esposito, la doppietta di fratelli artisti napoletani, meglio conosciuti come Afterall e sono alcuni dei protagonisti del SOMA Summer edizione 2014, l’unico progetto per artisti e curatori con sede in Citt del Messico che prevede brevi seminari, workshop condotti dagli artisti più rinomati del Messico e del panorama internazionale e incontri periodici al fine di favorire il dialogo tra i protagonisti dell’arte.
Soma termina dopo due mesi di intense attivit , con l’evento aperto “You Can’t Choose Your Neighbors”, un progetto ideato dai partecipanti del Programma Soma come una piattaforma per condividere, sperimentare e tirare le somme di un lungo percorso incentrato sulla collaborazione e la partecipazione.
Contemporaneamente, la galleria Marso apre i suoi spazi ad alcuni tra gli artisti invitati al SOMA Summer 2014 con “Probando”, un format espositivo che pone speciale enfasi nel processo creativo e nell’influenza che la forma estetica subisce nel dialogo con lo spazio dell’esibizione. Probando, a cura di Patricia Siller, crea un flusso osmotico tra lo studio dell’artista e la mostra formale dell’opera. Gli artisti selezionati, con i loro lavori mettono in scena i meccanismi che sottendono alla convenzioni sociali, politiche, economiche, la quali tutte insieme puntano a creare un sistema che circoscrive le nostre azioni collettive e collide, talvolta, con i nostri percorsi e processi individuali.
Per l’occasione, gli Afterall portano in esposizione il progetto "deMonumento” si tratta di fotografare alcune foto dal catalogo “Mxico Fotografa y Revolucin”, che argomenta le foto dimenticate della rivoluzione messicana. L’atto di ri-fotografare evidenzia un’ulteriore distanza con gli avvenimenti, con l’esperienza diretta dell’autore “immerso” in una storia raccontata dai vinti. «In questo modo operiamo da clandestini, estranei a momenti della storia messicana lontani a noi nel tempo e nello spazio».
Ciò nonostante ogni fotografia palesa un intervento di selezione che mantiene volutamente le pieghe del catalogo, a volte in modo lieve, in altre in modo più incisivo, come fossero dei tagli, una mancanza, un disturbo, una vera e propria interferenza nella lettura del linguaggio grafico, una sensazione simile a quella che si avverte quando involontariamente si salta un gradino della rampa di scale.
«In questo periodo stiamo sostanzialmente riflettendo su un’idea di “monumento fine a se stesso”, un de-momento continuamente ri-costruito e riadattato fino a diventare una forma totalmente ibrida, una citt improvvisata, un re-fuso, un gioco che inventa regole, una memoria ri-attualizzata, un paesaggio involontario. Il nostro modus operandi prevede spesso l’intreccio tra più progetti, a volte includono alcune opere realizzate nel corso degli ultimi anni. I lavori interagiscono con le condizioni specifiche dello spazio espositivo, mutando radicalmente assetto, in un dialogo sempre diverso tra opere esistenti, nuove produzioni site-specific e architettura di ciascun luogo ospitante».
Nelle foto, alcune immagini tratte da “de-Momento”