Dall’8 al 10 ottobre si è svolta a Torino la XXVI Assemblea Annuale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (A.N.C.I.), un organismo governativo di cui mi onoro di far parte su mandato di nomina istituzionale.
Si trattava di rinnovare il direttivo nazionale degli *8100* Comuni italiani che si propongono di tutelare gli interessi e la crescita delle proprie comunit di donne e di uomini.
Erano presenti le più alte cariche dello Stato e i Sindaci e/o rappresentanti istituzionali di tutto il territorio nazionale. E’ stata un’esperienza bella e importante.
Due dati significativi caratterizzano la prima capitale d’Italia: la storia e la grande ospitalit .
Prima di tutto un centro storico piccolo ma quasi tutto pedonalizzato, ordinato, pieno di chiese, palazzi e importanti opere d’arte e musei.
Torino è una delle citt più ricche di verde e dispone di ben 18 chilometri di portici e di aree adibite allo shopping. Su tutte Piazza Castello, situata nel centro storico, progettata a partire dal 1584 e che ha rappresentato il centro politico-amministrativo dell’antica capitale del regno sabaudo. Tanti i monumenti da ammirare come Palazzo Madama, al centro della piazza, che simboleggia la sintesi della storia della citt , dall’epoca romana a sede del senato in epoca risorgimentale.
All’interno della piazza si può visitare il Museo Civico d’Arte Antica, uno dei più grandi d’Europa, suddiviso in preziose collezioni: “Lapidario Monumentale”, “Gotico e Rinascimento”, “Arti del Barocco”, “Raccolte di Arte Decorativa”. Ed ancora la Cappella della Sacra Sindone dedicata alla reliquia ritenuta il sudario in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo.
L’Assessore alla Cultura del Comune di Torino Fiorenzo Alfieri ha accolto i delegati nazionali provenienti da tutta Italia, con un benvenuto a sorpresa: il libero accesso ai principali musei cittadini. Ben 21 luoghi tra musei, palazzi, armerie, borghi, castelli, gallerie, parchi, pinacoteche. Dopo la tre giorni pubblica che ha visto numerosi dibattiti e autorevoli interventi si è approdato alla conclusione dei lavori con una cena di gala tenutasi presso la Reggia Venaria Reale.
L’antica dimora sorta nel 1659 su progetto di Amedeo di Castellamonte è situata a circa 30 km da Torino. La reggia luogo di caccia e di piacere, ristrutturata e riaperta al pubblico dopo un lungo ed articolato intervento, testimonia differenti fasi dell’espressione del Barocco. Nata per volere di Carlo Emanuele II costituisce un tassello determinante della corona di /delitie/, ci il circuito delle /maisons de plaisance/ connesso con la citt -capitale.
Una bellezza architettonica unica di 80 mila mq., 80 ettari di giardini e 11 milioni di litri d’acqua immersi nella Pescheria Grande.
Torino, una citt importante, da vivere a piedi tra storia, cultura e caffè letterario, da respirare a spasso tra musei, arte, moda e natura.
Ma non per questo esente da ferite di una fase post-industriale drammatica che sta piegando la condizione socio-economica del capoluogo piemontese. Fiat, Italgas, Cartiere Burgo, Iveco, Lancia, Giugiaro Design, rinomati colossi nazionali oggi accomunati da una profonda crisi.
E poi l’area congressuale del Lingotto, dove viene ospitata l’Assemblea A.N.C.I., che recupera la fabbrica del Lingotto della Fiat a cura di Renzo Piano rendendo l’ex ambiente industriale un capolavoro espositivo. Dalla “catena di montaggio” dell’industria cosiddetta pesante a luogo di shopping (gallerie commerciali) e del tempo libero (Pinacoteca fratelli Agnelli, area jogging).
Difficile non capire il disagio di una citt spogliata del suo /core business/ e privata della sua identit produttiva, quando si percorrono quelle strade dense di storicit . Basta sentir parlare un tassista qualunque che elenca tutte le sedi di produzione oggi risucchiate dalla crisi degli anni ’90 e dalla più recente pesante situazione economica dovuta alla caduta del principale ambiente finanziario mondiale Lehman Brothers, dalle conseguenze ancora oggi non chiare e definite per i mercati finanziari di tutto il mondo.
Ma basta altrettanto poco per capire anche quando questa citt e la sua gente abbia voglia di riscatto e di riappropriarsi della sua storia.
Volendo trovare un’analogia con la nostra realt napoletana verrebbe subito da pensare a un’impresa ardua se non addirittura improponibile per i vecchi convincimenti di sempre: Torino, organizzazione ed efficienza, Napoli, improvvisazione e provvisoriet .
Ma pur nella consapevolezza di una complessa differenzazione storico-economica che indubbiamente diversifica fortemente le due citt , non si può non riconoscere in entrambe le culture un grande senso di appartenenza alle proprie radici e alla propria terra amata e rivendicata.
Il senso di ospitalit , l’arte e la cultura che identificano le diverse anime trovano più di un punto in comune, cos come la voglia di recuperare dell’una e il bisogno di alzarsi dell’altra sono pervase da uno stesso spirito.
Inoltre lo stesso aspetto produttivo vede un comune cammino di 6 « o è è á « s pt rivalsa sia pure con connotazioni e spinte diverse.
Napoli comincia a vedersi soprattutto come risorsa di se stessa provando ad incentivare percorsi che puntino alla qualit della vita. Dove la messa in campo di strumenti amministrativi e finanziari possa finalmente servire a dare un segnale di concretezza a quel protagonismo sociale e imprenditoriale che sta emergendo e che è sempre più necessario per un processo di riqualificazione della citt .
Nella foto, la Mole di Torino