Il mondo della scuola è spesso nell’occhio del ciclone e riempe di frequente le cronache dei giornali. Vittiime e carnefici. Da un protagonista di questo variegato universo prende spunto la pièce di Mirko Di Martino, direttore artistico del Teatro Trama che dà spazio ai talenti autonomi e liberi, nel cuore storico della città in via Port’Alba, 30.
“Il maestro più alto del mondo”– che gode del patrocinio di Giffoni Experience e della Presidenza del Consiglio della Regione Campania, Amnesty International e il Forum dei Giovani della Regione Campania- debutta al Napoli Teatro Festival sul palco di Galleria Toledo, martedì 25 giugno alle 21.
Racconta la tragica storia di Franco Mastrogiovanni, insegnante elementare morto nel 2009 nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania: 87 ore prima era stato ricoverato a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio, 87 ore dopo moriva con le mani e i piedi legati al letto, senza aver bevuto né mangiato.
In scena, circondato dalla scenografia curata dagli allievi di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Orazio Cerino (foto) ne ricostruisce le ultime ore: i tempi scenici sono scanditi dalla cartella clinica e da un crocevia di voci e suoni della vita che intorno a Mastrogiovanni continua, mentre la sua sta finendo.
Il monologo riaccende i riflettori su una vicenda inquietante: Mastrogiovanni era stato fermato per eccesso di velocità, per non essersi fermato all’alt dei vigili, poi era scappato in mezzo al mare. Il sindaco firmava l’autorizzazione al ricovero, i vigili urbani lo portavano all’ospedale, gli infermieri lo addormentavano e lo legavano al letto con le fascette. Quattro giorni dopo moriva per edema polmonare senza essere mai stato slegato.
Dieci anni dopo, nonostante che i medici e gli infermieri responsabili della morte di Mastrogiovanni sino stati processati e condannati, restano ancora aperti tanti interrogativi. Il caso Mastrogiovanni, infatti, non è un caso isolato: il Trattamento sanitario obbligatorio è un provvedimento largamente utilizzato nel sistema sanitario italiano, nonostante sia molto contestato.
Lo spettacolo indaga il complesso rapporto tra cura e detenzione, tra salute e follia, tra diritto e dovere. Oggi che il malato di mente è diventato un peso per la comunità, una minaccia all’ordine sociale, il Tso diventato la strada più sbrigativa per liquidare in fretta un problema. Anche a rischio che qualcuno ci lasci la pelle.