Narrativa/“Storia di un presidente che si credeva un topo” di Giuseppe Tecce: metamorfosi ai tempi della pandemia

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Andrea è il protagonista del romanzo “Storia di un presidente che si credeva un topo” di Giuseppe Tecce (Scatole parlanti, pagine118, euro 14) ma potrebbe essere chiunque di noi: nell’opera si racconta infatti una vicenda in cui ognuno potrebbe riconoscersi, almeno fino a un certo punto.
Andrea era uno di noi nel 2020, quando il virus del Covid19 è diventato una realtà amara e terrorizzante; come noi ha guardato ossessivamente i telegiornali, ha tenuto il conto delle vittime, ha tremato al suo innalzarsi sempre più vertiginoso e ha cercato di sopravvivere al lungo lockdown, nonostante la sua psiche abbia minacciato più volte di cedere.
Andrea però non è uscito indenne dalla fase più intensa e dura della pandemia; alla fine ha ceduto e la sua lucidità si è offuscata quando ha cominciato a essere ossessionato dalla paura di ammalarsi, di soffrire e di morire da solo.
Il protagonista è sempre stato un uomo altruista e disposto ad aiutare gli altri – non a caso è il presidente di una cooperativa sociale che si occupa di persone svantaggiate – ma a causa della pandemia si è chiuso nell’egoismo più esasperato, riuscendo a pensare solo alla sua salvaguardia come se fosse l’unico essere vivente minacciato dal virus.
Andrea è disorientato, e si auto reclude oltre i confini del lockdown, in paranoia per le misure di sicurezza che si sono allentate e astioso contro chiunque tenti di ritornare a una sorta di normalità.
L’autore descrive con attenzione lo sgretolarsi della psiche del suo protagonista, e ci mostra i segni visibili del suo cambiamento; quello che il lettore non si aspetta, però, è la svolta radicale che prende la trama, raccontandoci un Andrea completamente diverso, nel corpo e nella mente. Tutto ha inizio quando cominciano a circolare le prime notizie sulla possibilità di avere un vaccino per il coronavirus; c’è un istituto di Napoli che sta avviando la sperimentazione e Andrea, che vive a Benevento, è troppo vicino per non desiderare di essere coinvolto.
Se potesse diventare un topo, potrebbe fare da cavia ed ottenere il vaccino per primo; un pensiero assurdo, o forse no? Giuseppe Tecce ci conduce in una storia che nasce e si sviluppa nella claustrofobia di una casa ma che poi si tramuta in un viaggio avventuroso a cui, per quanto surreale, noi crediamo totalmente, sospendendo lo scetticismo.
È un percorso in cui Andrea imparerà a guardare il mondo con occhi diversi, e in cui comprenderà che ogni scelta comporta sempre un prezzo da pagare. (Richard Brano)
©Riproduzioneriservata

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