Sarà una festa all’insegna della musica popolare La notte della taranta. Canti, balli e suoni in una gustosa cornice di prodotti tipici, tra tradizione e innovazione. A Capodrise, comune di poco più di novemilacinquecento abitanti della provincia di Caserta.
L’evento sarà organizzato nell’area mercato, in Via Eugenio Montale, con la possibilità di un’ampia area parcheggio. L’ingresso è libero, si pagheranno solo le consumazioni gastronomiche che proporranno un’ampia offerta da mangiare e da bere.
Musica dal vivo a partire dalle 19, sabato 22 luglio, mentre dalle 20 gli stand proporranno bontà tipichhe. Sarà possibile sorseggiare birra artigianale e assaggiare un cuoppo terra e mare, primi piatti di pasta con pesce ma anche un classico hot dog americano. Non mancheranno i dessert, tra gelati artigianali e la singolare Sfogliacampanella del pasticciere Vincenzo Ferrieri.
Dalle 22 fino a mezzanotte, ospite d’onore sarà la Compagnia Sole Luna (foto). Con la taranta, sinonimo di pizzica. La Lycosa tarentula, ovvero la tarantola, era un ragno che pizzicava le donne che lavoravano nei campi, che, per neutralizzare gli effetti del suo veleno, continuavano a lavorare ballando e sudando il più possibile.
L’evento sarà organizzato nell’area mercato, in Via Eugenio Montale, con la possibilità di un’ampia area parcheggio. L’ingresso è libero, si pagheranno solo le consumazioni gastronomiche che proporranno un’ampia offerta da mangiare e da bere.
Musica dal vivo a partire dalle 19, sabato 22 luglio, mentre dalle 20 gli stand proporranno bontà tipichhe. Sarà possibile sorseggiare birra artigianale e assaggiare un cuoppo terra e mare, primi piatti di pasta con pesce ma anche un classico hot dog americano. Non mancheranno i dessert, tra gelati artigianali e la singolare Sfogliacampanella del pasticciere Vincenzo Ferrieri.
Dalle 22 fino a mezzanotte, ospite d’onore sarà la Compagnia Sole Luna (foto). Con la taranta, sinonimo di pizzica. La Lycosa tarentula, ovvero la tarantola, era un ragno che pizzicava le donne che lavoravano nei campi, che, per neutralizzare gli effetti del suo veleno, continuavano a lavorare ballando e sudando il più possibile.
La danza trae origine dal tarantismo, fenomeno isterico convulsivo che nei sintomi ricorda l’epilessia. La prima testimonianza scritta di questo ballo risale al 1797, quando la nobiltà tarantina offrì una serata danzante al re Ferdinando IV di Borbone. Un battesimo ufficiale che la caratterizza tuttora come danza da eseguire col tamburello e il violino.