Il bello educa. Questa l’idea di fondo del progetto “Assemblaggi creativi”. Proposto dall’associazione culturale “Étant donnés”, presieduta da Luigi Filadoro, vuole portare il bello a chi di bello vede molto poco, come i bambini e i ragazzi della zona est di Napoli. Lo scopo? Lasciare nel cuore, nella mente e nelle emozioni dei bambini napoletani una possibilità di emancipazione.
Affascinati dall’arte di Joseph Beuys, gli allievi delle scuole coinvolte crescono nel rispetto dell’ambiente circostante, lavorano insieme, si confrontano, si scambiano le idee e soprattutto hanno la possibilità di vivere un’esperienza preziosa e alternativa: incontrare il museo. Luogo dove si svolti i laboratori ispirati alla vita e alle opere dell’artista tedesco e che ospiterà la mostra finale. Dal 5 al 10 aprile al Mann di Napoli (piazza Museo Nazionale, 19). I cinque lavori, sviluppati a staffetta dai gruppi di bambini, saranno dislocati tra lo scalone d’ingresso nell’atrio, la sala degli Imperatori e la sala dell’Ercole Farnese.
Il progetto si avvale della consulenza scientifica dell’università Parthenope. «Dobbiamo avere – dice la docente di pedagogia Marisa Iavarone – uno sguardo più periferico, non solo centrale. Con questo progetto si è voluto portare una forma artistica a chi non è così abituato a fruire di cose belle. I bambini che vivono ai margini, nelle periferie urbane, degradate (che rappresentano il campione di riferimento del progetto che ha un valore sperimentale), hanno pochissime occasioni di incontro con il museo. Per loro è un luogo quasi inaccessibile perché spesso c’è un biglietto d’ingresso da pagare, non c’è nessuna cultura e sensibilità da parte dei genitori».
Il progetto Assemblaggi creativi, invece, porta il museo ai bambini che, con le loro scatole di colore e i loro fogli, si stendono a terra e vivono l’arte in maniera quasi domestica, come se fossero nel salotto di casa e invece sono a un palmo da un’opera d’arte millenaria, che non è più un oggetto alieno, ma è parte integrante del loro vissuto, della loro esperienza.
«Dobbiamo far sì – continua la pedagogista sociale – che attraverso il bello si imparino ad avere condotte esteticamente e moralmente più rispettose dell’ambiente e dello spazio nel quale viviamo. Insegnare ad avere rispetto, godimento estetico per quello che c’è intorno a noi, aiuta a ricostruire il senso di comunità, appartenenza, partecipazione. L’educazione alla cittadinanza – precisa Iavarone – nasce proprio dal riconoscimento del valore del bene museale come bene appartenente a tutti. La sfida di cittadinanza attiva, che pure anima il progetto, è proprio quella di portare dentro degli spazi dei bambini che difficilmente potrebbero accedervi. Una sfida democratica ma soprattutto di diritto e esercizio alla cultura, una cultura che stenta a penetrare in certi strati di popolazione. La scelta di Beuys non è stata affatto peregrina, bensì mirata, focalizzata su un personaggio che è paradigma di emancipazione, libertà».
Un connubio tra arte e didattica che permette ai bambini di incontrare e vivere l’arte in senso non solo contemplativo ma costruttivo. «I bambini coinvolti in questo tipo di progetti – spiega la docente – in cui l’arte non viene solo fruita, ma viene fatta insieme a un artista che è in qualche modo autore e produttore di opere ibride, ne usciranno certamente influenzati dalla capacità costruttiva, cooperativa. Numerosi studi di neuroscienze e di cognitivismo costruttivista dicono che i bambini, nella finestra evolutiva sensibile quale è quella che va dagli 8 ai 10 anni, che vivono esperienze significative dal punto di vista della produzione materiale della conoscenza, dell’arte, dell’esperienza costruttiva, sono bambini più solidi, progettuali, capaci di attraversare il mondo in maniera sensibile, competente. Sono fermamente convinta – commenta la docente – che questa esperienza lascerà una traccia significativa nel loro futuro e fornirà un’occasione di crescita intellettuale ulteriore rispetto a quella che avrebbero avuto con un’istruzione formale, tradizionale».
Si colma così un vuoto formativo importante considerato che a scuola la cosiddetta storia dell’arte viene studiata in maniera frammentaria e spesso ci si ferma a una mera descrizione contemplativa di figure che sono su un libro, senza mai interpretare, trasformare, agire sul prodotto artistico.
Coordinati scientificamente dall’esperto di didattica dell’arte Luigi Filadoro, i bambini si sono confrontati realizzando dei veri e propri manufatti, «anche con fatica – sottolinea Iavarone – perché l’arte è fatica, è tagliare, incollare, segare. Ci sono delle strutture, delle installazioni che sono imponenti dal punto di vista della costruzione e lì la mano dell’artista, di Filadoro, è stata particolarmente importante perché è stato capace di innestare dei frammenti di arte prodotti dai bambini dentro una citazione che è quella dell’artista che ha ispirato il progetto. Per noi che facciamo ricerca, poter assistere a laboratori a cielo aperto, spazi di azioni reali, nei quali osservare l’educazione in situazione, è un’occasione unica che raramente è resa disponibile nelle scuole italiane e nei contesti educativi tradizionali».
Una cross-fertilization (fertilizzazione incrociata) tra luoghi deputati, a diverso titolo, a fare network dal punto di vista formativo: enti locali, museali, scuole, istituzioni, università, ricerca. Un buon esempio di quanto e come fare le cose insieme possa essere produttivo e vantaggioso per tutti.
Associazione culturale “Étant donnés”
Via Tasso, 175 bis 80127 Napoli
Tel. 0817618031 – 360386886
associazionetantdonnes@pec.it
Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
Via Ammiraglio Ferdinando Acton, 38 – 80133 Napoli
Tel. 081 547 5111
http://www.uniparthenope.it/