Come fa un oggetto a divenire opera d’arte? Chi decide, e ne è capace, di consacrare all’arte alcuni dei moltissimi oggetti che attraversano il nostro immaginario?
E’ l’artista. Attraverso l’aristocrazia della mano immobilizza nella tela un’immagine, simile e mai identica a quelle che siamo abituati a vedere. «Artefice e padre dell’universo», l’artista è una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che trasforma e forma, ma non crea.
Questo il piano epistemologico da cui muove i passi la produzione di Bruno Quattromani, artista intento alla ricerca di bellezze urbane. Gli oggetti su cui la sensibilit del pittore si è soffermata, come lo sguardo di un bambino, fanno parte del nostro patrimonio culturale. La vecchia automobile 500, che dopo aver servito con fedelt e dedizione gli spostamenti di milioni di italiani, ora si può trovare, in forma di scatola metallica, negli sterminati cimiteri d’auto. L’artista ha deciso di rappresentarla su tela riconoscendola come un “pezzo di storia del nostro immaginario”. Cos come alcune automobili anche l’aeroplano, la bicicletta, la sedia, entrando nell’uso comune a tal punto da farci dimenticare la loro primordiale bellezza: la loro funzionalit cancella la funzione estetica. Il pittore guarda questi oggetti, li studia percorrendo il sottile limite tra stupore e ammirazione, e decide di donargli una dimensione diversa, un ruolo che non sia “di passaggio, di comparsa” ma di protagonista, offrendogli la propria arte!
Uno sguardo critico, inalienabile in un artista, va invece a colpire i simboli che la societ propone di volta in volta. Ad esempio il Vesuvio, dalla cui bocca si vedono uscire pizze e coriandoli in rappresentazioni che sembrano costruite a tavolino, ritrova nella produzione di Quattromani una dimensione ancestrale. Nel suo dipinto l’autore si è immerso in una ricerca senza tempo riuscendo a restituire al visitatore “l’idea del Vesuvio”. Napoli e i paesi che si sviluppano alle pendici del vulcano sono appena accennati, appaiono come citt -fantasma.
Il suo sguardo, venato di sottile critica, va ad indagare la bellezza del nudo. Da una bellezza classica e pura si è passati ad una bellezza, soprattutto quella maschile, “da vetrina”. Corpi plastici, gonfiati al punto giusto, curati nel minimo dettaglio dimostrano la loro assuefazione alla nudit in contrapposizione alla nudit femminile che conserva il suo fascino, la sua muta incomunicabilit .
L’EVENTO
Due napoletani a Roma. Bruno Quattromani e Carlo Baghetti. Il primo, artista classe 1957,
inizia come grafico pubblicitario a Milano ma s’impone a Napoli dove nel 1996 espone le proprie opere sotto il titolo ” AbOvo” all’istituto Grenoble diretto da Jean-Noel Schifano, figlio adottivo di Napoli. Baghetti appartiene, invece, alla generazione dei ventenni. Studente di lettere moderne all’universit Federico II di Napoli, curatore di mostre e promettente autore di racconti. Insieme stasera nella capitale per l’esposizione che s’inaugura alla John Ross gallery (in via Sprovieri, ore 18,30). Le opere saranno esposte fino al 30 giugno
Nella foto, una scultura di Bruno Quattromani