Sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’inclusione sociale e dell’abbattimento delle barriere mentali prima ancora che fisiche nei confronti di chi è affetto da disabilità motoria. Anche questo è #NOLIMITS, la sfilata di solidarietà organizzata dalle sorelle Auriemma che avrà luogo domenica 7 luglio, alle 19.30 al Palazzo Mediceo di Ottaviano, appartenuto al boss della camorra Raffaele Cutolo, suggestivo simbolo della cultura della legalità, affidato al comune vesuviano dopo la confisca in base alla legge Rognoni-La Torre.
Alla sua seconda edizione l’evento sarà presentato da Ettore Dimitroff e Anna Tranchese. Tra gli ospiti attesi: V. Federico, M. Coppola, D. Esposito, Rosa Chiodo, Dj Genny, Vocalist Raffaele Assante, Deal Fit, Miha Finelli.
«Con #NOLIMITS – spiega Francesca Auriemma – vogliamo lanciare un messaggio, che tutte le donne possono vivere la propria femminilità sempre, anche dovendo fare i conti con una malattia come quella che ha colpito mia e mia sorella, la distrofia muscolare dei cingoli. L’idea di una sfilata di moda che coinvolgesse persone carrozzina e normodotati, senza limiti di età, è nata in un momento difficile della nostra vita, per dare aiuto e darsi coraggio a vicenda».
Dietro le quinte di #NOLIMITS ci sono una decina di persone che con amore, dedizione e professionalità portano avanti questa iniziativa di moda, musica e divertimento, il cui ricavato sarà in parte devoluto in favore della ricerca, a Telethon e Aica3; l’altra parte sarà invece un piccolo fondo per un’altra iniziativa delle Auriemma (foto in alto): Miss Weelchair Italia che a fine anno, dopo il successo del 2018, sarà in onda per la seconda edizione.
«Alle persone che si trovano a vivere la nostra condizione – racconta Ornella Auriemma – diciamo di non farsi fermare dalle barriere mentali. Quelle architettoniche saranno abbattute se ci sarà l’impegno di tutti, in primis delle istituzioni, ma quelle mentali sono più difficili da vincere, anche rispetto alle nostre malattie genetiche. Si lavora adesso per migliorare la vita quotidiana di tutte noi nella speranza che domani le malattie genetiche non esistano più».
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