Una famiglia normale, il romanzo di Anna Maria Lella, è un’opera intensa ispirata a un caso di cronaca nera avvenuto in Italia nel 2001. Il libro (pab editore) ci fa conoscere Elisa, una figura complessa, manipolatrice ma al contempo fragile e sola.
La narrazione in prima persona ci offre un accesso privilegiato alla sua psiche, permettendoci di esplorare le profondità di una mente tormentata. Il male è un’esperienza e un’intuizione diretta. Una giovane donna viene picchiata; un vecchio aggredito senza motivo; un ragazzo stuprato; un terrorista dirotta un aereo; una grande nazione stermina una popolazione.
La gente reagisce subito davanti a tali azioni con rabbia. Il male è concreto, tangibile. La percezione diretta del male è la cosa più importante. Anche fermarsi a riflettere sulla natura universale del male è cosa di grande momento.
Cos’è il male? Ancora oggi, che ho compiuto trentasette anni e sono libera, non so rispondere alla domanda afferma la protagonista nella premessa del libro di Anna Maria Lella.
La storia si dipana tra presente e passato, alternando i ricordi di un’adolescente Elisa agli stati d’animo di una donna trentasettenne che cerca di fare i conti con un crimine efferato commesso ventuno anni prima. Questa struttura narrativa non solo amplifica la tensione, ma ci offre anche una prospettiva sfumata sulla sua personalità: se Elisa da una parte è un mostro, dall’altra è una giovane donna segnata da esperienze traumatiche, da una ricerca di identità e da una insaziabile fame d’amore.
La protagonista non aspira al perdono né alla redenzione ma vuole raccontare la propria verità. La sua necessità di spiegarsi, di essere ascoltata, diventa un mantra che accompagna il lettore mentre rievoca gli eventi che hanno portato a quel fatale quindici dicembre.
La protagonista del romanzo di Anna Maria Lella non parla del suo senso di colpa ma piuttosto di un mistero che continua a circondarla: quale malattia dell’anima l’ha spinta a muoversi con tale brutalità? In questo percorso, l’autrice riesce a tratteggiare un quadro del male in tutte le sue sfumature, ponendo interrogativi inquietanti sulla natura umana: compiere una volta del male equivale ad essere una persona malvagia e irrecuperabile?
La scrittura di Anna Maria Lella, caratterizzata da freddezza e lucidità, riesce a costruire una grande suspense. Anche se siamo consapevoli della direzione in cui si sta dirigendo la trama, l’ansia e la tensione continuano a crescere ad ogni pagina. “Una famiglia normale” è dunque un romanzo che scava in profondità nell’animo umano interrogandosi sui confini tra bene e male, tra comprensione e condanna. (Maria Rosaria Grifone)
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