Miseno. Un luogo e un titolo per la mostra che Vincenzo Aulitto propone da venerdì 16 ottobre alle 18,30 (fino al 12 novembre) alla Pagea Arte contemporanea in via concilio 99 ad Angri (ore 17-19) dal lunedì al venerdì. Sabato e domenica su appuntamento (Elio Alfano 3386643932).
Il catalogo, edito da inac/ulisse & calipso, contiene testi di Vitaliano Corbi, Erri De Luca, Anita Pepe e Aniello Montano, poesie di Mimmo Grasso e Mariella Tafuto, un’intervista di Diana Gianquitto, un profilo di Nicola Magliulo. Le foto sono di Fabio Donato.
L’esposizione rilegge una bella esperienza di 11 anni fa al Maschio Angioino di Napoli e ruota intorno al mitico promontorio che prende il nome dal trombettiere di Enea, morto, secondo la leggenda, nelle acque del golfo di Pozzuoli (una leggenda italica che Virgilio inserisce nel sesto libro dell’Eneide, vv.226).
Miseno osa sfidare Tritone nel suono della tromba, per questo viene punito dagli dei e fatto annegare in mare; il corpo viene subito ritrovato ed Enea, angosciato dalla morte dell’amico, organizza un solenne funerale (il profilo del monte somiglia a un tumulo). In seguito a questo evento e secondo la profezia della Sibilla cumana l’eroe troiano trova nel vicino bosco il ramo d’oro che gli permetterà di accedere all’Ade nell’Averno.
Il promontorio di Miseno, da sempre, si offre in tutta la sua bellezza davanti alla finestra dello studio dell’artista ed è un’immagine che fa ormai parte della sua quotidianità. Lo ha, infatti, “rappresentato” in tanti modi, non solo per le sue caratteristiche estetiche e naturalistiche, ma anche perché Miseno rappresenta, come tutte le montagne, l’altura, simbolo della ricerca spirituale dell’uomo.
In esposizione 15 lavori su carta di piccole dimensioni, idee grafiche che hanno introdotto il tema principale, e una serie di opere di cm 70×50 su tela, in cui il profilo della montagna si svela ogni volta in situazioni immaginifiche e oniriche.
Sei/sette opere di medie e grandi dimensioni, dalle forme tridimensionali e collocate a parete o nello spazio, si soffermano sulla natura del luogo, tra forme e superfici intrise di terre vulcaniche e vegetali.
In foto, una delle opere esposte