Due libri uniti dalla guerra.”Novanta minuti” di Domenico Infante (Scrittura & Scritture, pagine 72, euro 8) e “Una borghese” di Paola Brandi (Scrittura & Scritture, pagine 64, euro 8) hanno come sfondo il secondo conflitto mondiale.

A partire dal titolo, Infante costruisce la sua storia come una partita di calcio. Primo e secondo tempo, inframmezzati da un breve intervallo al sapore liquoroso di Porto, dell’attesa di una partita. Novanta minuti per raccontare una vita intera, un passato ancora vicino e una citt  (Napoli). Tra la paura dei bombardamenti, gli espedienti per vivere e la morte dei nonni del protagonista, ci sono puri momenti di tenerezza, come la storia di Giggino ‘o pazzo. Lo stile narrativo dell’autore è incalzante e fa si che le pagine scorrano via come in un veloce pressing.

In due tempi, o meglio due parti, scorre anche il racconto della Brandi. Una prima parte narrativa, l’altra epistolare. La storia triste di una donna dell’alta borghesia italiana, costretta a un matrimonio combinato. La guerra al fronte diventa gemella della guerra, persa in partenza, contro un marito non voluto. Il conflitto assorbe tutto paesi e soldati, mariti e mogli. E sentimenti. L’unica speranza di riscatto, il figlio che entra in scena attraverso le lettere alla madre.

Di seguito, l’intervista a Domenico Infante, alla sua seconda pubblicazione dopo “Cronache del vicolo” (Scrittura & Scritture, pagine 62, euro 8).

Novanta minuti di dialogo

Un titolo calcistico… sei tifoso?
«Si… e dal 2004 collaboro con il sito www.napolisoccer.net».
Ma sveliamo ai lettori cosa c’è oltre il calcio…
« un pretesto per dare un ritmo voluto al dialogo tra un padre e un figlio. Un’occasione per ripescare la tradizione orale. In attesa della partita, i due personaggi parlano. Il padre racconta, davanti al televisore che diventa il fuoco della caverna, il camino dei nostri tempi…»
La storia nasce dai ricordi?
«Si, da un episodio legato ai primi contatti con Scrittura e Scritture. Quando firmai il contratto per il primo libro mi feci accompagnare da mio padre. Parcheggiare a Napoli è difficoltoso. Cos, mentre lui aspettava in auto, io discutevo con le editrici. Quando scendo, lo ritrovo con l’auto parcheggiata in un posto che affaccia su Sant’Antonio ai monti. Mio padre mi sussurra “L il nonno custodiva le capre”. Da questa frase sono emersi una serie di ricordi che adesso rivivono tra queste pagine».
La citt  con i suoi luoghi diventa protagonista…
«Al contrario del primo libro, dove il vicolo non viene identificato, diventando uno spazio quasi metafisico, in “Novanta minuti” i luoghi respirano. Vivono gli stessi sentimenti delle persone che ne calpestano il suolo».
In “Cronache del vicolo” emergeva una forte componente teatrale. Lo vedremo sul palcoscenico?
« un pensiero che ho da tanto tempo. Quel testo l’ho sempre visto adatto al teatro, ma per ora, risultati oltre le chiacchiere, non ce ne sono».
Con quel testo hai vinto il premio letterario Desenzano Libro Giovani 2008

«L’ho ritirato sabato (22 novembre). Sapere di essere stato preferito da una platea di giovani del nord, con un libro che racconta una realt  fortemente radicata al sud Italia, è stato molto importante. Se poi ripenso ai nomi degli altri scrittori in lizza per il premio… mi faccio piccolo piccolo».
Progetti?
«Il 29 dicembre presenterò “Novanta minuti” alla libreria Universitas in corso Tukorj a Palermo. Intanto sto lavorando a una terza storia e a un romanzo. Un insieme di racconti legati da uno schema narrativo particolare. Singole storie intrecciate da un’entit  che le racconta in un paradosso temporale. Ma è un progetto ancora lontano».
Sei sommelier. Accompagneresti il tuo libro con un calice di…?
«Sagrantino di Montefalco passito rosso».

Nelle foto in prima, le copertine dei libri.

Per saperne di più

www.domenicoinfante.it

www.scritturascritture.it

Nella foto, Domenico Infante

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