Palazzo Reale di Napoli 1/ Alla scoperta di Tolkien, il Signore della Terra di Mezzo (fino al 2 luglio)

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Fino al 2 luglio 2024 Palazzo Reale di Napoli ospita una grande mostra dedicata al celebre scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien dal titolo “Tolkien, uomo, professore, autore”. Vi proponiamo, in due parti, una lettura dell’esposizione e della vita dell’autore firmata Carmine Negro.

Qui sopra, Tolkien con il fratello. In copertine, l’ingresso alla mostra dove è esposto il baule

Il ministero della cultura, con la collaborazione dell’Università di Oxford,  ha promosso una retrospettiva sullo scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien a settant’anni dalla pubblicazione di una sua famosa opera, Il Signore degli Anelli, e a quasi cinquant’anni dalla scomparsa, avvenuta il 2 settembre del 1973 nella città di Bournemouth, a un centinaio di chilometri da Londra. Si tratta di una esposizione itinerante, che dopo l’inaugurazione alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, giunge a Napoli come prima tappa di questo viaggio attraverso l’Italia.
Su Tolkien sono state allestite grandi mostre negli ultimi anni. La prima, Tolkien: maker of middle-earth (Il creatore della Terra di mezzo), svoltasi dal 1° giugno al 28 ottobre 2018 presso le biblioteche Bodleian[1] dell’Università di Oxford, ha esplorato la sua straordinaria eredità. In particolare il suo genio come artista, poeta, linguista e autore fino alla sua carriera accademica e alla vita privata. 
Dopo Oxford, la mostra approda al Morgan Library & Museum di New York dal 25 gennaio al 12 maggio 2019. Quella newyorkese propone meno elementi rispetto ai 200 presentati in quella oxoniense.  Con quanto esposto, manoscritti, acquarelli, mappe, foto, lettere ed altri cimeli, riesce comunque a caratterizzare il percorso creativo dell’artista.
Vengono aggiunti alcuni reperti nuovi e unici, tra cui un’interessante lettera scritta a mano a Geoffrey Selby del 14 dicembre 1937. Tolkien si scusa per il ritardo nella risposta alla lettera, che Selby[2] aveva scritto a novembre, a causa della sua cattiva salute. Dopo aver sottolineato che preferisce la sua mitologia che Lo Hobbit, mescolata con nani dai nomi eddaici e rune anglosassoni, tocca solo in parte, riporta che i suoi figli non approvano che le storie, originariamente nate per loro, fossero rese pubbliche traendone, comunque, profitto.
Riferisce, poi, che i suoi editori all’inizio non erano contenti della pubblicazione del libro, ma il loro giudizio è cambiato quando sono arrivate buone recensioni. Descrive le sue stesse illustrazioni come pessime e chiude con una nota su Smaug[3] il cui nome è derivato dall’islandese smjúga.

Qui sopra e in basso, scorci dell’esposizione

Per Colin B. Bailey, direttore del museo:  Questa mostra aiuta a vedere la …dote di narratore straordinario e … la sua abilità di combinare l’erudito con l’artistico. La mostra presenta uno sguardo intimo al mondo di Tolkien attraverso i suoi manoscritti e i suoi disegni. John McQuillen, curatore associato del Printed Books and Bindings Department, ha aggiunto: È come se stessimo guardando mentre lui compone e illustra la sua visione della Terra di Mezzo… riusciamo a intravedere i momenti in cui dà origine e forma alla sua narrativa.
A Parigi la mostra con il titolo, Tolkien, voyage en Terre de Milieu (Tolkien, viaggio nella Terra di Mezzo) si è tenuta nella Biblioteca Nazionale di Francia François Mitterrand. Questa esposizione, pensata come un viaggio nella Terra di Mezzo, ha consentito di entrare nel mondo immaginario creato dall’autore del Signore degli Anelli e scoprire i paesaggi, i suoi popoli e i loro linguaggi, tutti inventati dall’uomo che fu professore di lingue e letterature medievali a Oxford.
In un buco nel terreno viveva un hobbit. Questa frase, scritta da J.R.R. Tolkien senza pensarci mentre correggeva gli esami dei suoi studenti, segna l’inizio del suo primo romanzo: Lo Hobbit. Da quel momento generazioni di appassionati fedeli si sono raccolti intorno alle opere del professore di Oxford: si sono immersi nella sua fantasia, che è diventata la base di qualsiasi libreria si rivolgesse a loro.
È Susan Longhenry, direttrice e curatrice capo dell’Haggerty Museum of Art, situato nel campus della Marquette University (a Milwaukee in Wisconsin – Usa), a ricordare William Brady, un bibliotecario di Marquette che negli anni ’50, ha iniziato a collezionare opere di autori cattolici, tra cui le opere di Tolkien dotando il Museo di una nuova sezione, la JRR Tolkien Collection[4]. La collezione è costituita da manoscritti originali e molteplici bozze di lavoro di tre dei libri più celebri dell’autore: Lo Hobbit (1937), Farmer Giles of Ham (1949) e Il Signore degli Anelli (1954-1955), nonché la copia originale del libro per bambini Mr. Bliss, pubblicato in facsimile nel 1982.


Basandosi principalmente sulla collezione presente già alla Marquette University e con oggetti presi in prestito da altri depositi in particolare dalla Bodleian Library dell’Università di Oxford ha allestito la mostra J.R.R Tolkien: The art of manuscript dal 19 agosto 2022 al 23 dicembre 2022. L’esposizione considera il lavoro di Tolkien attraverso i manoscritti, in termini sia di materiali, che Tolkien studia come filologo medievale, sia di prodotti che crea mentre sviluppa la sua raccolta di scritti sulla Terra di Mezzo, soprattutto Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Illustra, inoltre, come diversi aspetti della tradizione dei manoscritti trovano espressione nella vita accademica di Tolkien e nella sua scrittura creativa.
Le attività che sono state svolte nel mondo da Musei, Università e associazioni culturali hanno avuto come oggetto il genio Tolkien indagato come artista, poeta, linguista e autore fino alla sua carriera accademica e alla vita privata. Ogni appuntamento internazionale è stato sempre accompagnato da una serie di interventi di studio e di approfondimento mentre in Italia è diventata una vetrina in cui ingabbiare uno dei più importanti creatori di mondi letterari del ’900.
Giornalisti, video operatori e fotografi naturalmente accompagnano l’inaugurazione di una mostra ma la folla presente sabato 16 marzo 2024 nel cortile d’onore di Palazzo Reale su Tolkien è realmente tanta. A questo evento è stato destinato un nuovo spazio espositivo da poco rinnovato: la Sala Belvedere. Dopo la registrazione poiché si è in attesa dell’arrivo del ministro viene consentita la visita all’allestimento che riproduce un viaggio nella vita di Tolkien e nelle sue più grandi opere, che di questa storia sono una parte importante.  
Attraverso video, audio, oggetti rari, appartenuti alla famiglia Tolkien o messi a disposizione da privati, viene raccontata la storia di una vita, a partire dalla più tenera età, fino al raggiungimento di quella straordinaria conoscenza del mondo antico, alla base del suo processo creativo.
John Ronald Reuel Tolkien, massimo studioso di letteratura medievale inglese, nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, nel Sudafrica, da genitori inglesi originari di Birmingham. All’età di tre anni Tolkien si reca con la madre Mabel e il fratello in Inghilterra per una visita familiare ma durante la loro assenza il padre muore prima di poterli raggiungere nel vecchio continente.
All’ingresso della mostra è esposto il baule, custodito per tutti questi anni dall’oratorio di Birmingham, con il quale è tornato dal Sudafrica.
La morte del padre priva la famiglia del sostegno economico ed è la madre, che all’epoca vive in un sobborgo a sud di Birmingham, a farsi carico delle esigenze della famiglia.
Nel 1896, Tolkien si trasferisce dai nonni a Sarehole, un piccolo villaggio del Worcestershire, dove trascorre una fanciullezza spensierata, immerso nell’esplorazione della natura di quei luoghi. Le escursioni paesaggistiche fatte in questo periodo lasciano un’impronta profonda nella fantasia del giovane Tolkien, che poi le rievocherà in numerose descrizioni dei suoi futuri libri.
La sua prima istruzione la riceve dalla madre Mabel, che infonde al figlio l’amore per le lingue e per le antiche leggende. In particolare oltre a trasmettergli vaste conoscenze soprattutto in ambito botanico gli insegna, ancora giovanissimo, i rudimenti del latino. Già all’età di quattro anni ha sviluppato le capacità di lettura e, qualche anno più tardi, quelle di scrittura[5].
Stroncata da una chetoacidosi diabetica[6] nel 1904 Mabel muore all’età di 34 anni quando Tolkien ha solo dodici anni. Prima di morire, affida le cure dei propri figli al suo amico padre Francis Xavier Morgan, sacerdote cattolico dell’Ordine degli Oratoriani di Birmingham, che li accudisce con un’educazione rigidamente improntata ai principi del cattolicesimo. Dopo la morte della madre, prosegue la sua formazione prima nella King Edward’s School e successivamente nella St Philip’s School di Birmingham.
Durante la sua adolescenza, Tolkien, già attivo nello studio del latino e dell’anglosassone, ha il suo primo incontro con una lingua artificiale[7], l’animalico (animalic), inventata dai suoi cugini. Svanito l’interesse per l’animalico con un gruppo di amici, tra cui lo stesso Tolkien, viene elaborata un’altra lingua, dalla struttura più complessa, che viene chiamata Nevbosh. Successivamente Tolkien codifica in maniera autonoma una sua propria lingua: il Naffarin. L’interesse per le lingue lo porta ad imparare l’esperanto intorno al 1909 e comporre nello stesso anno The book of the foxrook[8], un taccuino di sedici pagine con brevi racconti in esperanto dove appare il primo esempio di uno dei suoi alfabeti artificiali.
Nell’ottobre del 1911, Tolkien inizia gli studi accademici all’Exeter College di Oxford con specializzazione negli studi classici che cambia nel 1913 con lingua e letteratura inglese. Si laurea con lode nel 1915 con il titolo di Bachelor of Arts.

Lo studio di Tolkien


All’età di sedici anni Tolkien incontra Edith Mary Bratt, una ragazza di tre anni più anziana di lui. Entrambi sono orfani alla ricerca di affetto. Stando insieme scoprono che possono darselo a vicenda e nell’estate 1909 si rendono conto di essere innamorati.
Padre Francis considera del tutto infelice che il suo figlio surrogato si sia legato sentimentalmente a una ragazza più grande e al contempo anche protestante; per questo motivo, gli proibisce di frequentare e scrivere a Edith prima di compiere ventuno anni, un divieto che Tolkien esegue scrupolosamente. La sera del suo ventunesimo compleanno Tolkien scrive a Edith le confida che l’amore nei suoi confronti non si è mai affievolito e le chiede di unirsi in matrimonio.
Edith Bratt e Ronald Tolkien si fidanzarono ufficialmente a Birmingham nel gennaio 1913, e si unirono in matrimonio nella chiesa cattolica di Santa Maria Immacolata di Warwick il 22 marzo 1916. In una lettera del 1941 destinata al figlio Michael, Tolkien esprime la sua ammirazione e stima per la volontà della moglie di convolare a nozze con un uomo disoccupato, con poche prospettive economiche e sociali, se non quella di essere probabilmente inviato al fronte della infuriante prima guerra mondiale, e lì perirvi.
Il giovane Tolkien si arruola nel 1915, in qualità di sottotenente, e nel giugno 1916 viene inviato sul fronte occidentale per partecipare alla disastrosa battaglia della Somme, nella Francia settentrionale. In prima linea vive gli orrori del conflitto e assiste impotente alla morte di amici con i quali nel 1910 ha fondato il circolo culturale del “TCBS” (acronimo di Tea Club and Barrovian Society), gruppo animato dalla passione per l’arte e la letteratura, che si prefigge di rivoluzionare la sensibilità del XX secolo, appena cominciato, e di accendere una nuova luce nel mondo.
La Battaglia della Somme, iniziata con un’offensiva alleata contro le posizioni tedesche, degenera in uno dei conflitti più cruenti e atroci della storia: le perdite per l’esercito anglo-francese sono quasi sessantamila nel primo giorno e in totale ammontano a più di seicentomila vittime. La morte diventa una compagna costante di quei mesi di guerra, ma anche la vita di trincea, tra la pioggia e il fango, le malattie, il malessere,  il frastuono e il boato delle granate, i colpi d’artiglieria, le esplosioni  rappresentano un triste vissuto che inevitabilmente segna il giovane studioso e sottotenente Tolkien: lui stesso ammetterà di aver preso spunto, nella descrizione delle Paludi Morte e dei campi aridi e desertificati del Morannon che compaiono ne Il Signore degli Anelli, dalle terre francesi devastate dalla battaglia della Somme.
La drammatica esperienza della Somme per Tolkien si conclude nel novembre 1916, con il suo rientro in patria per aver contratto una febbre da trincea malattia epidemica molto comune fra i soldati impegnati nella Grande Guerra.
Dopo il congedo dall’esercito, Tolkien s’impiega presso l’Oxford English Dictionary, dove si occupa principalmente della storia ed etimologia delle parole di origine germanica che iniziano con la lettera W. A partire dal 1920 diviene reader in lingua inglese all’università di Leeds, diventando il membro più giovane dello staff accademico di quell’ateneo dove scrive un Middle English Vocabulary e un’edizione definitiva di Sir Gawain e il Cavaliere Verde in collaborazione con il filologo E. V. Gordon. Nel 1925 ritorna come Professor of Anglo-Saxon presso il Pembroke College dove inizia a scrivere Lo Hobbit e i primi due volumi de Il Signore degli Anelli[9].
Nel 1945, dopo la seconda guerra mondiale, Tolkien si trasferisce al Merton College, dove gli viene assegnata la cattedra di lingua e letteratura inglese fino al 1959, data del suo pensionamento. I suoi impegni presso l’università di Oxford, tuttavia, non lo distolgono dalla attività letteraria: nel 1948, infatti, completa Il Signore degli Anelli, quasi dieci anni dopo le prime bozze.
Nella prima parte del percorso espositivo si incontra lo scrittoio di Tolkien, con la sedia sulla quale il Professore siede per realizzare il suo mondo, per rispondere alle lettere degli ammiratori e per disegnare ciò che soltanto lui vedeva. Sul piano dello scrittoio la sua pipa, i libri, delle lettere ed una mappa tra le tante che ha costruito con i suoi racconti.
Poco più avanti, mentre in una vetrina sto guardando delle piccole sculture che lo raffigurano, vengono lanciati degli acuti dalle vigilanti che mentre velocemente vanno su e giù per il corridoio emettono una sorta di allarme.
Dobbiamo tutti uscire immediatamente  sta per arrivare il ministro.
(1. continua)
©Riproduzione riservata

Piccole sculture che raffigurano lo scrittore


NOTE

[1] Le Bodleian Libraries sono un gruppo di 26 biblioteche che servono l’Università di Oxford, aperte al personale, agli studenti e ad altri lettori.

[2] Sia la lettera di Selby del 28 Novembre 1937 che la risposta di Tolkien del 14 dicembre 1937 sono conservate insieme ai Tolkien Papers presso gli archivi della Bodleian Libraries.

[3] Smaug è un personaggio di Arda, l’universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese. Compare con un ruolo da antagonista nel romanzo Lo Hobbit e viene citato anche ne Il Signore degli Anelli e nei Racconti incompiuti. . Un drago avido, astuto, malvagio e temuto, Smaug è ritenuto una delle più grandi calamità della Terra di Mezzo ed ha molti punti in comune con altri draghi della mitologia norrena, di cui Tolkien era un grande appassionato.

[4] La collezione comprende, inoltre, libri di e su Tolkien, periodici prodotti da appassionati di Tolkien, registrazioni audio e video e una serie di materiali pubblicati e inediti relativi alla vita di Tolkien, agli scritti fantasy e al fandom (la comunità internazionale di fan di queste opere) che sorse attorno al suo legendarium (le opere sulla Terra di mezzo).

[5] Apprezzava molto le opere fantasy di George MacDonald e i racconti sui “pellerossa d’America”, nonché Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie (che riteneva «divertenti ma inquietanti»), mentre riteneva poco interessanti L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson e Il pifferaio di Hamelin

[6] Le terapie a base di insulina, ormone con cui è possibile regolare la quantità di glucosio nel sangue, sono state scoperte solo nel 1921, venti anni più tardi.

[7] Una lingua pianificata (spesso detta anche inventata o impropriamente artificiale) è una lingua creata dall’ingegno attribuibile ad una sola persona o ad un gruppo di lavoro, che ne sviluppa la fonologia, la grammatica e il vocabolario

[8] https://web.archive.org/web/20170202055817/http://tolkiengateway.net/wiki/Book_of_the_Foxrook

[9] In quel periodo compone un saggio filologico intitolato Nodens, pubblicato nel 1932, e una traduzione di Beowulf, che completa nel 1926, che viene data alle stampe solo nel 2014, a più di quarant’anni dalla morte dello scrittore

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