Il San Carlo ha riaperto i battenti con il Peter Grimes di Britten, un’opera mai rappresentata a Napoli, che ha portato sul palcoscenico del Massimo cittadino un cast stellare, che ha realizzato uno spettacolo eccellente. Nella rinnovata cornice del teatro restituito alla musica dopo una parte dei lavori di restauro previsti, il pubblico dell’inaugurazione della stagione lirica, attratto quest’anno più dagli stucchi riportati all’antico splendore che dai vip- di cui nessuno, tuttavia, ha sentito la mancanza- ha potuto assistere a una rappresentazione di rara eleganza.
Partiamo innanzitutto dall’opera, che è tutta giocata sul dramma di Peter, pescatore schivo e costretto a confrontarsi con la profonda solitudine con la quale sono costretti a convivere tutti gli isolani nell’immediato dopoguerra. L’unico codice comunicativo che conosce è improntato alla violenza, non sa relazionarsi altrimenti. La sua tragedia scaturisce, però, da un altro male endemico che caratterizza le piccole realt  isolane il pregiudizio, la condanna dei più, il rifiuto dei concittadini, che trovano espressione nel coro, presente sulla scena per quasi tutta l’opera, vero e proprio personaggio, non blocco monolitico ma realt  prismatica e in continuo divenire, espressione di sensibilit  diverse e di pareri variegati.
Il coro sancarliano, guidato da marco Ozbic, è stato davvero all’altezza della situazione, insieme con l’orchestra, che ha trovato nella bacchetta di Jeffrey tate una guida competente e assolutamente padrona della partitura. Impeccabile la regia di Paul Curran, che ha ben sottolineato, anche grazie ai sobri costumi di Madeleine Boyd e agli abili giochi di luci di David Martin Jaques, il dramma umano e collettivo, che è il cardine su cui ruota questa complessa e affascinante opera, di sicuro una tra le più belle del secondo Novecento. Tutta la macchina ha funzionato perfettamente, era impossibile allentare l’attenzione, tanto era evvincente la storia e tanto era efficace la rappresentazione. difficile attribuire il merito del successo a questo o a quell’interprete la cifra del successo di un’opera è, infatti, come in questo caso, il concorso di tutti, ognuno per la sua parte. Non è possibile citare tutti i cantanti- tutti molto bravi- ma è altrettanto impossibile non esaltare la potenza, la forza espressiva, l’agilit  vocale, la presenza scenica di Brandon Jovanovich, impeccabile Peter Grimes, e la ferma dolcezza di Janice Watson, mirabile Ellen.
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PROFONDO SOKOLOV

La fama di Grigory Sokolov ha varcato i confini della Russia dopo l’incisione del III Concerto di Rachmaninov, che ha inserito il pianista di Leningrado allora cos si chiamava- nel novero dei più autorevoli pianisti attivi. Il concerto tenuto al San Carlo ha sicuramente confermato quello che la critica unanimemente riconosce al pianista una tavolozza di colori infinita, una seriet  e un rigore nell’interpretazione e una profondit  di pensiero musicale, che ne fanno una leggenda vivente.
Il programma austero anch’esso- non ha permesso di gustare Appieno le grandi doti comunicative che arricchiscono il panismo di Sokolov, che trova la sua espressione più congeniale- come confermano la discografia e le note biografiche contenute nel foglio di sala.
Due le Sonate di Beethoven in programma l’op. 2 n 2 in la maggiore e l’op. 27 n 1 in Mi bemolle maggiore. Concepite a cavallo tra Sette e ottocento, appaiono gia molto lontane dagli stilemi espressivi propri del Secolo dei Lumi e proiettate decisamente- soprattutto la seconda- verso le plaghe inquiete dell’ottocento romantico. Il tessuto narrativo della Sonata n 13- cos’ variegato e lontano dai rigori della forma- ha meritato a questa pagina la definizione “quasi una fantasia”, che si rivela tale in quel curioso affiancamento di materiali tematici, che il pianista accosta con saggezza, abbinando a ciascuno di questi colori e timbri particolari, creando un raffinatissimo affresco, nel quale confluiscono dimensioni sonore distinte, ma non distanti, senza collidere mai, tuttavia.
Chiudeva il concerto la Sonata n 17 in Re Maggiore, pagina imponente e gi  tutta proiettata nell’avvenire, ricca di spunti tematici e di suggestivi sviluppi, tutta caratterizzata da quel procedere tipicamente schubertiano che alcuni definiscono volgare eleganza. Ben sei i bis, tra cui alcuni preludi di Chopin- memorabile per intensit  e pathos “La goccia d’acqua”- e una pagina di Skrjabin, forse il momento più alto in assoluto dell’intera serata.

Teatro di San Carlo, via San Carlo 98, tel.7972331
Peter Grimes repliche domenica 1 febbraio (ore17) e marted 3 febbraio (ore 18)

La biglietteria è aperta dalle 10 alle 19 (luned- sabato). Domenica a partire da un’ora prima dello spettacolo

Nelle foto, due momenti della rappresentazione

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