In scena fino al 7 dicembre al "Piccolo Bellini", il T.T.R. Il Teatro di Tato Russo presenta Rino Di Martino in "Le tre verit di Cesira" di Manlio Santanelli, regia di Antonello De Rosa, scene di Tonino Di Ronza, costumi di Giusi Giustino, disegno luci di Salvatore Palladino.
In un interno geometrico tre sedie di diversi colori riparate da tre moderne tendine di materiale plastico dietro le quali vi è una struttura che accoglier pochi elementi scenici (un’anfora, il classico contenitore di vetro con l’acqua e un pesciolino rosso, ecc.) nell’idea scenica di Tonino Di Ronza a dare un tono di essenziale e funzionale contemporaneit , si muove Cesira, la protagonista di questa breve pice di Manlio Santanelli (un atto unico che dura 1 h), scritta dal drammaturgo nel 1989.
Cesira è donna del popolo con una peculiarit marcata i tratti del viso sono sottolineati da un paio di baffi pertinaci e folti, che la collocano quasi tra quei fenomeni da baraccone di una volta come la donna baffuta.
La donna che è configurata come una "acquaiuola" ambulante venditrice di limonate, aranciate, chinotti, acque sulfuree e pesciolini rossi, come se ne vedevano a Napoli una volta, viene all’improvviso intervistata da un personaggio immaginario che rappresenta i tre canali televisivi di Stato al quale racconta la genesi del suo vezzo baffuto.
Tre verit quante sono le reti televisive, tre monologhi esilaranti e nello stesso tempo drammatici, ma sempre pervasi da quella ironia sottile, corrosiva e in qualche modo elegante a cui la penna di Santanelli ci ha abituati da sempre in un esercizio di scrittura che si trasforma in viva parola teatrale.
Un linguaggio fluido arricchito dalla terminologia in dialetto napoletano che è l’humus di questa pièce, il suo cot comico e nello stesso tempo surreale. Perch i tre racconti del personaggio Cesira hanno tutti uno sfondo molto surreale e a tratti s’intuisce una ispirazione, da parte di Santanelli, ad autori del teatro dell’assurdo, appunto, come Ionesco o alle antiche favole di tradizione orale (ad esempio in tale ambito potrebbe collocarsi il monologo in cui Cesira racconta di aver perso il figlio che aspettava bevendo acqua sulfurea questa ha prosciugato il feto che è diventato piccolo come un cecio).
In scena, en travesti, l’attore Rino Di Martino che del personaggio di Cesira restituisce la fantasiosa ambiguit , il guizzo comico e la maschera surreale, accompagnata dalla regia di Antonello De Rosa che punta il massimo sulla interpretazione dell’attore, sulla riconosciuta comicit di Rino Di Martino.
Interessante, dunque, la scelta di far interpretare il personaggio di Cesira da un attore come Di Martino che ne sottolinea anche la buffa cifra clownesca.
Scrive nelle note di regia De Rosa «Ho voluto una messinscena semplice, scarna, tutta centrata sul corpo/attore, e un sapiente gioco di luce aiuta a creare uno spazio ideale dove possono prendere corpo le fantasie e il suo racconto, dove anche il reale è destinato a sfumare nel sogno e la verit nella finzione».
Cos De Martino si muove in scena con la grazie di una geisha (ironico e fantasioso il costume di scena ideato da Giusi Giustino che sembra un agevole chimono da "giorno" per poi rivoltarsi e trasformarsi in una luccicante sopravveste tutta lustrini color giallo oro, coadiuvato da una parrucca ad hoc e da due ombrellini da cocktails infilati in essa a dare l’idea degli spilloni preziosi che usano le geisha per ornarsi) e nel contempo matrona indiavolata e urlante del "vicolo" o drammatica ragazzina violata dai marocchini in uno dei tre monologhi.
Di Martino (foto) si esprime con disinvoltura nell’essenziale spazio scenico, scandendo i tre monologhi con l’uso delle sedie di differenti colori che sottolineano il gioco, in una viva alternanza di momenti, toni, voci, racconti.
Uno spettacolo godibile e divertente. Molti applausi alla prima.
Per saperne di più