“Sono cresciuto alimentato da creta e passione. Ho seguito semplicemente l’onda che mi ha generato…”
Via San Biagio dei Librai 113 (Napoli), varchi la soglia dell’opificio di Ulderico Pinfildi ed entri immediatamente nella dimensione di un artista un primo vano ospita una vera e propria mostra permanente dei suoi manufatti e nel retro c’è il laboratorio.
Dapprima, come spesso accade, alle domande arrivano risposte sintetiche, poi un po’ alla volta io incalzo e allora arrivano le emozioni.
Ulderico presentati.
Sono un ” artigiano ” cresciuto in una bottega d’arte, quella di mio padre Alfredo il quale mi ha insegnato tutto. Io sono un prolungamento delle mani di mio padre.
Nel 1986 nasce il tuo primo laboratorio, fra le mani, la testa e il cuore cosa ti è servito di più per portare avanti i tuoi progetti?
Tutte e tre le cose e ne aggiungerei altre due fondamentali il sacrificio e lo studio.
Cosa rappresenta per te l’arte presepiale del ‘700?
unica per il concetto che esprime, la storia della nascita di Cristo cambia scena, dal classico Medioriente al centro di Napoli, nei suoi vicoli, tra le mura della citt borbonica, con la folla di personaggi che diventa paesaggio. Nel ‘700 i più grandi scultori realizzavano i pastori, che erano quindi delle vere e proprie opere d’arte. Per poterli riprodurre il più fedelmente possibile ho fatto tanta ricerca, ho soprattutto approfondito lo studio dei prototipi nella pittura del ‘600, insomma sono stato trent’anni a servizio dei pastori.
” Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro “. Mi commenti questa frase dello scultore trentino Mauro Corona?
Ti rispondo con una frase di Michelangelo … “Con le mani si possono liberare le figure nascoste nella pietra”. Nel mio caso i pastori sono diventati gli strumenti per poter esprimere i concetti che si liberano dalla materia con l’aiuto delle mani, straordinari unici attrezzi.
I tuoi manufatti sono considerati veri gioielli d’arte, alcuni pezzi sono esposti nella Cattedrale di Siviglia e in alcuni Musei spagnoli, altri a Los Angeles in un grande studio di avvocati. Il tuo rapporto con il mondo?
Non sento di avere confini, mi sento un cittadino del mondo che con l’arte può parlare tutte le lingue.
” Amo Napoli di un odio forsennato” Quanto ti ritrovi in questa affermazione dello scrittore Luigi Compagnone?
S è vero, Napoli si ama e si odia. Napoli è una citt difficile, è una citt in guerra. Bisogna fare i conti quotidianamente con la sopravvivenza, tra rapine, regolamenti di conti … Ho dovuto coprire gli occhi a mio figlio per non fargli vedere un morto sull’asfalto! Noi napoletani ci autodistruggiamo.
Prima di questo laboratorio ne hai avuto altri due, uno a via Pigna e uno a via Giacinto Gigante. Via San Biagio dei Librai ti mette a contatto diretto con la napoletanit e i napoletani. Pensi che esista ancora la creativit che ci ha contraddistinti?
Napoli è un vulcano in eruzione, e noi napoletani siamo tutti dei creativi. Per esempio se entra nella mia bottega una qualsiasi persona osserva e basta, ma se entra un napoletano mi d suggerimenti su come si potrebbe intervenire su un determinato manufatto. Siamo in continuo fermento.
Quello che particolarmente colpisce della tua arte è la ricerca del rinnovamento espressivo attraverso materiali nuovi e inusuali. Quali?
Un materiale povero come quello dei mattoni da forno, per esempio, soddisfa la mia voglia di intagliare. In generale cerco materiali che possano trasformarsi in quello che voglio esprimere. Uso il rosso, che scorre sotto la mia terra e che significa vita, creativit , passionalit . Noi napoletani siamo fatti di pietra lavica e di tufo.
Sei un artista creativo e fecondo capace di mescolare tradizione e cambiamento, passato e futuro. Un tuo sogno?
Ce l’ho! Mi piacerebbe lasciare una traccia, un’impronta nella mia citt . Lo alimenterò questo sogno, con la consapevolezza che Napoli non li guarda gli artisti, ma li schiaccia e li disdegna.
Nelle foto, Pinfildi al lavoro, una delle sue creature artistiche e la vetrina in via San Biagio dei Librai