La perdita della napoletanit . il segnale d’allarme che il poeta e scrittore Ugo Piscopo lancia nel suo ultimo libro, “Idilli Napoletani” (Alfredo Guida editore, pagg. 174, euro 12), riferendosi alla progressiva scomparsa di quel senso comunitario tipico della tradizione partenopea, in una Napoli sempre più priva di riferimenti certi e immersa in un clima di malessere crescente.
Il libro raccoglie alcuni articoli pubblicati dall’autore per le pagine de “Il Corriere del Mezzogiorno” e altri brani inediti, tutti dedicati all’analisi della realt napoletana degli ultimi anni, con una particolare attenzione per il quartiere del Vomero, dove Piscopo vive da circa quarant’anni e suo privilegiato punto di osservazione.
Scrive Piscopo ” la Napoli di questi anni viene dandosi un altro profilo rispetto a quello del passato, di invecchiamento, di perdita di riferimenti in un’atmosfera carica di veleni, di stanca, quasi ammalata sopravvivenza a s stessa”. Nelle pagine del libro la nostalgia per il Vomero dei primi anni ’70, quando le case “odoravano di cemento” e negli appartamenti i bambini animavano la vita familiare, si contrappone all’amarezza per un quartiere che oggi va sempre più spopolandosi ed è ormai diventato “una cittadella di vecchi, di assistiti da badanti, un vero mortorio”.
L’assenza di bambini, il caos della stazione centrale, le disavventure sull’autobus 181, i tormenti acustici notturni di una citt abbandonata a s stessa, le lunghe e inutili attese per contattare il centralino di un ufficio pubblico, perfino la confusione della toponomastica cittadina e i costosi criteri che regolano la piantumazione stagionale ciascun racconto offre al lettore uno spaccato realistico della Napoli odierna, attraverso storie in cui è facile ritrovare elementi autobiografici, narrati dall’autore con curiosit e un acuto senso di osservazione. Il tono ironico della narrazione non è consolatorio, n intende stemperare la drammaticit degli argomenti trattati. Dalle gesta notturne dei giovanissimi disturbatori della quiete pubblica alle disfunzioni della corrispondenza postale, dal tormentone monnezza all’inefficienza organizzativa ospedaliera, c’è sempre una frase o una domanda retorica che interrompe il racconto umoristico e riporta il lettore alla riflessione amara, a tratti anche priva di speranza.
Se la burocrazia ha trasformato i cittadini in sudditi, se alle giovanissime generazioni nessuno ha mai spiegato cosa sia la vita, se perfino a un gatto morto si rifiuta una decente sepoltura è giusto domandarsi in che modo sia possibile recuperare una convivenza civile e fermare il degrado che ci circonda.
Di seguito, l’intervista all’autore
Ugo Piscopo è poeta, scrittore, autore di testi teatrali, studioso di letteratura e di arte contemporanea, dirige la collana “Ritratti di citt ” per la casa editrice Guida e collabora a riviste e a quotidiani, tra cui “Il Corriere del Mezzogiorno”, dove è opinionista ed editorialista.
Il libro è pervaso da una forte preoccupazione per la violenza relazionale che caratterizza la realt odierna, per il vuoto umano dei quartieri residenziali e il degrado delle periferie…
” la Napoli di oggi, che annuncia quella di domani un fenomeno che io intercetto attraverso alcuni segnali di un fenomeno di mutamento contestuale a quello generale, un processo di cambiamenti degli assetti e delle consuetudini. In particolare per Napoli io percepisco una perdita di identit nel senso comunitario, solidaristico, ci una perdita di quello che è sempre stato il senso più profondo della napoletanit . Mi pare che oggi tutto si stia disaggregando, inacidendo e anche nella strada e nel vicolo del quartiere non si sente più quella comune appartenenza e quel comportamento di responsabilit tipici di un tempo passato”.
Una perdita anche di identit ?
“Prima c’era il ricco e il povero, ma entrambi appartenevano a quel quartiere, anche il cane randagio ne faceva parte. Oggi se si gira per strada si nota che il povero appartiene soltanto a se stesso, quindi c’è uno slittamento verso una dimensione metropolitana avanzata ma solo in perdita, non nel senso di un acquisto di consapevolezza e diritti. come se l’individuo subisse un processo di brutalizzazione a cui non riesce a sottrarsi”.
Nel libro c’è un riferimento all’assenza dei bambini nel quartiere, alla chiusura di alcune scuole come indice del declino del Vomero.
“S, questo è un sintomo fisico. Noi abbiamo processi che si registrano nella oggettivit si percepisce un impoverimento demografico, anche dalle statistiche si apprende che Napoli aveva un milione e 200mila abitanti fino a sette, otto anni fa e adesso ne ha circa un milione. C’è una fuga delle giovani coppie verso la periferia a causa del costo della vita e in un quartiere come il Vomero è tangibile la devitalizzazione del gruppo che vive in un palazzo c’è un via vai di anziani e non si sentono le grida dei bambini. un fenomeno da analizzare con molta attenzione”.
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B E B T B pM B peso ha avuto il terremoto del 1980 nel cambiamento della citt ?
“Certamente l’effetto del sisma è stato traumatico, ma anche laddove il terremoto non ha fatto sentire i suoi effetti c’è stato un ridisegno complessivo della societ . Alcuni ceti rampanti hanno preso il sopravvento e la piccola e media borghesia si è progressivamente impoverita. A Napoli tutto questo ha significato che gli atteggiamenti più camorristici sono venuti emergendo, con gente arricchitasi non si sa come che ha dato la spinta a costruire una realt urbana fatta di una corsa sfrenata al denaro facile. C’è stata un’intesa tra questi gruppi emergenti imbarbariti e le classi dirigenti, che hanno pensato a salvarsi e a sopravvivere cercando anche di fare fortuna”.
In questo scenario qual è stato il ruolo degli intellettuali in citt ?
“Credo ci sia stato un cambiamento rispetto all’intellettuale degli anni ’60 e ’70, che si sentiva investito di una funzione e di un mandato non solo ermeneutico ma di vera e propria progettazione. L’intellettuale si è venuto privatizzando, facendosi più mondano nel privato e si è ritirato in una dimensione sua. Però l’intellettualit a Napoli è in fermento e c’è una crescita di attivit , ma è in dialogo con le situazioni nazionali e internazionali ed è meno sollecitata a giocare la propria partita nella realt locale. Anche l’intellettuale è stato lambito dal fenomeno della perdita di senso comunitario”.
In foto, la copertina e l’autore
26 novembre 2012