Poesia/ Il Geco e il Girasole: Francesco Vito Ciaravino svela il mistero dell’innamoramento

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«Combaciarsi vergine alla natura poi colare a picco nella solita fossa lasciandosi seppellire dalla Terra e i suoi abitanti. Sì l’ho fatto per estati intere. Poi ho riposato accanto al tuo cuscino ed è maturata in me la fisiologica reazione di ritornare nell’antro risalire e concedermi la vita per la prima volta. Per sempre».
Francesco Vito Ciaravino racconta di un amore totalizzante che mozza il respiro e che, una volta perduto, lascia storditi e disperati nella raccolta poetica “Il Geco e il Girasole”. Il giovanissimo autore, classe 2001, ha già ricevuto delle segnalazioni di merito in diversi concorsi poetici, e nel 2023, dopo la pubblicazione della sua silloge poetica d’esordio “Combaciarsi”, ha vinto il Premio Firenze Giovani 2023.
Mentre nella sua prima opera parlava di cambiamenti e della necessità di accettarli superando il senso di “incongruenza interiore”, in questo suo secondo lavoro presenta liriche appassionate e struggenti che ruotano totalmente intorno al sentimento dell’amore. Introdotte da raffinati capilettera figurati, queste brevi e graffianti poesie ci fanno immergere in un viaggio attraverso le varie fasi dell’amore, inscenando un originale dialogo tra l’amante abbandonato e il suo oggetto del desiderio: passione e perdita diventano quindi i due nuclei intorno a cui orbitano le parole del poeta, le quali si intende che siano spesso frutto del suo stesso, arduo percorso all’interno di questo sentimento.
Ciò che Ciaravino prova a svelare è il mistero dell’innamoramento, cercando risposte a delle domande che forse non ne necessitano affatto: dubbi amletici che probabilmente devono restare tali, tormenti che non devono avere cause certe, piccole morti interiori che non saranno mai sanate dall’intervento tardivo della razionalità. L’autore, benché così giovane, sembra aver già sperimentato il bello e il brutto di questo sentimento che sa farti volare e allo stesso tempo precipitare, che sa tingere di blu una giornata uggiosa, o coprire con un velo oscuro una mattina di sole.
Alla fine, però, nonostante Francesco Vito Ciaravino non si risparmi raccontando il dolore e l’amarezza che si prova quando un amore è giunto al capolinea, è presente in ogni lirica uno sprazzo di speranza, perché gli amori, quelli veri, non finiscono davvero – «fanno dei giri immensi e poi ritornano», ha affermato qualcuno. E allora cerchiamo di non perdere nessuna occasione per amare, anche quando abbiamo la consapevolezza di gettarci in un baratro: il volo sarà comunque meraviglioso – «Avvinghiati a inglobarci i rottami sondando atmosfere alla ricerca del pianeta migliore per crescere da capo. In orbita fino a dimenticarcene». (Marco Bini)
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