Se c’è una lezione che abbiamo imparato dai grandi del passato è che la scrittura ha la capacità di andare oltre i limiti del tempo e dello spazio; nonostante le esperienze, le idee, le sensazioni e i ricordi abbiano come presupposto fondante un io fatto di carne e ossa, che nasce, cresce e perisce, nel momento in cui un autore dà letteralmente alla luce la sua opera, imprime nell’inchiostro una parte di sé che diventa un seme di eternità. In questo caso, l’intuizione petrarchesca del “commiato” è illuminante.
Affinché si conservi memoria di un autore, però, è necessario che, non solo chi resta, ma anche le future generazioni si assumano il compito di aver cura della sua memoria; se è vero che “La storia siamo noi” (e lo è) la missione è più che mai chiara. Perché è necessario ricordare Domenico Carrara? Per rispondere alla domanda, voglio attraversare il nostro vissuto e dirvi perché io voglio ricordarlo.
Ci conoscemmo il 26 novembre 2019, durante una presentazione alla Biblioteca Nazionale. Fu un incontro fugace come tanti. A distanza di un anno i nostri sentieri si incrociarono di nuovo e, da quel momento, restammo in contatto; ebbi la possibilità di conoscerlo meglio, anche perché Aldo Putignano, il nostro editore, mi aveva spesso citato il suo nome. In quel periodo si trovava già nel bresciano poiché lo convocarono come collaboratore scolastico.
Il 7 novembre 2020 gli scrissi congratulandomi per la sua pubblicazione nella rubrica La bottega della poesia di Eugenio Lucrezi su La Repubblica – Napoli e ci aggiornammo sulle nostre attività. Mi disse che, salvo lockdown della Lombardia, sarebbe tornato in Campania per Natale.
IL nostro ultimo messaggio risale a Capodanno, quando, per augurargli buon anno nuovo, gli inviai una mia poesia. Era il 31 dicembre 2020, ore 14:53. Lui rispose lo stesso giorno, alle 16:06.
Scoprii per caso, leggendo un articolo che compare sulla home di Facebook, che dal 25 gennaio 2021 si erano perse le sue tracce; era uscito la sera del 24 gennaio per fare due passi in un bosco della Val Camonica. Dopo l’annuncio della scuola, iniziarono immediatamente le ricerche, mentre noi, a km di distanza, sprofondavamo sempre più nella più buia angoscia. Il suo corpo fu ritrovato dopo cinque giorni in un burrone.
Voglio ricordare Domenico perché era un animo gentile e modesto, credeva nel valore del dialogo tra autori e realtà culturali; voglio ricordare Domenico perché quei 5 giorni di ricerca mi hanno lacerato l’animo; voglio ricordare Domenico perché lui era un poeta, uno di quelli che non si fregiano di un titolo per solleticare il proprio ego o perché aveva delle carenze emotive da colmare.
Voglio ricordare Domenico perché rimpiango di non poterlo incontrare a un reading, ma sopratutto voglio ricordarlo perché molti di voi non hanno avuto la possibilità di conoscerlo.


Per questo motivo, il 29 maggio alle 11 la casa editrice Homo Scrivens ha organizzato una giornata in memoria di Domenico durante la rassegna In-Chiostro (a San Domenico Maggiore), inserita nel “Maggio dei Monumenti”. Durante l’evento verrà annunciata in anteprima l’uscita dell’opera postuma “Nel ripetersi delle cose”, dando a noi tutti la possibilità di aver cura del suo ricordo.
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L’autore di questo articolo , Achille Pignatelli è attivista dello Scugnizzo Liberato, direttore artistico del collettivo Mosse di Seppia, membro del collettivo Nadir e responsabile della rubrica on line “Anteprima poetica” di Homo Scrivens.
In alto, un ‘immagine da Pixabay. Nelle altre, il poeta scomparso e la copertina del suo libro postumo

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