Nella raccolta poetica “Lettere dall’Inferno Ea13” di Marco Pentolini sono contenute liriche struggenti e intense, in cui l’autore espone la sua anima ferita e ci racconta dei suoi ultimi anni vissuti pericolosamente, tentando di soffocare il dolore con metodi purtroppo autodistruttivi.
Dipendenze, da alcol e anche emotive, tentativi di porre fine alla sua vita e momenti di depressione acuta terminati con ricoveri in psichiatria: questo e altro è narrato nella silloge poetica, da un giovane uomo smarrito che non vede altro che l’Inferno intorno e dentro sé, e che si sente ormai irrimediabilmente cacciato dal Paradiso.
Eppure Marco ancora lotta, non vuole cedere terreno al dolore e sente di dover ancora lasciare un segno della sua presenza; e allora scrive queste liriche brutali, immerse nell’oscurità, e si confessa senza filtri, in cerca di un’assoluzione che non deve provenire dall’esterno ma da sé stesso. Nell’opera incontriamo immagini ricorrenti, come le ali spezzate, e diverse parole ritornano come mantra: caduta nel baratro, tempesta, tormento; ne è un esempio la poesia “Inchiostro” – «[…] Hai pregato mille notti di essere spento ma io ho rimandato quel tormento la fine l’inizio il sopra il sotto sono solo un ricordo che tengono a bada quest’occhio tu pensi che io sia pazzo ed io penso che non hai capito un cazzo mi hanno staccato le ali e dato vestiti chiari ho imparato a ballare sotto il temporale perché tutto passa attraverso l’Ade ed è per questo che adesso è spento e marco resta in silenzio tutto finirà perché sono risorto e ritieniti fortunato che non c’è uscito il morto com’è possibile sentire il mare nelle conchiglie come è possibile vedere il cielo già pieno di scintille io sono perché ho smesso di essere buono ho già fatto troppi compromessi ho finito di farmi a pezzi ora bagno i fogli con queste penne mentre il cuore è in preda alle tempeste e di certo amico mio non verrò alle tue feste perché preferisco descrivere l’attimo dalle mie finestre e per la cronaca le tue richieste non hanno effetto perché io mi nutro di tempo e quindi danzeremo insieme sotto un cielo cosparso di cenere ho donato la mia anima e non tornerò indietro per una lacrima».
Il poeta è costantemente dilaniato dai suoi sensi di colpa ma è anche rabbioso verso chi, forse perché insensibile alla sofferenza altrui, non lo ha mai compreso e lo ha giudicato fermandosi alla superficie; in queste poesie vi è invece una disarmante profondità, uno scandagliare dell’anima che è quasi crudele ma che è sicuramente necessario per uscire dal baratro. (Matteo Pelitti)
IL LIBRO
Marco Pantolini
“Lettere dall’Inferno Ea13”
Silloge poetica
Pagine: 126
Prezzo: 17,68 euro
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