Riceviamo e volentieri pubblichiamo due poesie a un’amica risanata da una caduta, anche se non da cavallo, cantata come un’amata perduta nell’ode donchisciottesca di Biagio Viscardi, a sua volta descritto da sua moglie Emma come un Fanfulla Fannulla che ozia tra versi e ritmi, giambi ed epodi, storie eroiche del passato e sogni di improbabili futuri.
Le due odi sono state il loro divertito e divertente dono all’amica comune risanata dalla frattura per festeggiare il termine della clausura. Un delizioso divertissement d’agosto offerto dai tre amici, Emma, Biagio, l’Amata perduta, che proponiamo ai nostri lettori.
All’amica risanata
di Biagio Viscardi
Ode semiseria e disordinata, liberamente tratta da un barbaro saccheggio di vari autori di vari secoli e piena di interrogativi per un amore impossibile, studiata apposta per un’amica, quando in una sera di mezz’estate e non da cavallo è caduta, subendo una lieve frattura e, ben più pesante sciagura, un mese di sosta obbligata.
Dire o non dire? questo il dilemma.
Dire e definitivamente perdere la speranza
o non dire e perdere definitivamente il sonno?
Sperare, dormire, sognare, morire forse
e svegliarsi trenta, quarant’anni prima, o fors’anche cinquanta e più.
Spumeggianti deliri onirici?
O effetti di evanescenti bollicine di veuve cliquot?
Ah! Saperlo! Ah!
Sfidare lo sberleffo, lo scherno di ser Cecco,
l’ingiuria del tempo e osare?
O seppellirsi definitivamente nel mare dei ricordi?
Dura fatica il vivere, quanto l’amare.
Forse la passione e il desiderare proibito?
Sfidare le ingiurie oltraggiose del tempo,
o por fine definitivamente a un sogno?
Dormire e nel sonno morire in lei che s’avvicina
bianca, eterea come un ectoplasma?
Svegliarsi di soprassalto e sgomenti vuotare
la coppa di Veuve cliquot?
Mortal lingua non dice l’affanno!
Quando l’urlo di dolor squarcia la notte?
Ah! Saperlo! Ah!
E allor convien tacer e tacendo sognar!
Maggior Orsa e minor, tacete dunque!
E le mie lacrime solitarie vagando nell’universo inonderanno Sirio.
Stella Diana che fai nel ciel sì muta? Dimmi che fai?
FANNULLA DA LODI
di Emma Viscardi Cerza
A mio marito
Fannulla Fanfulla,
il dì si trastulla:
inventa duelli, inforca cavalli
e mangiando taralli, poi salva fanciulle.
Si scuote, si strugge,
s’affanna, si danna:
vuol prendere il Drago,
vuol vincere il Mago,
ma infin non è pago
e streghe e servotte,
riempie di botte.
In testa gli frulla
di vincer furfanti
e d’armi si veste con stemmi brillanti:
percorre le strade, s’incrocian le spade,
per boschi e contrade conduce le armate.
In questo frastuono, si sente stordito
e in men che non dica,
il giorno è finito.
s’arrende il tiranno?
s’invertan le rotte!
… per giostre e gavotte:
ci resta la notte.
In foto, Ugo Foscolo (1778 –1827) scrittore e poeta italiano, autore dei “Sepolcri”, la sua più celebre. Scrisse anche l’ode a un’amica risanata, “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”, cui s’ispirano ironicamente le due poesie pubblicate