Il tema della sicurezza non sfrontato porta inevitabilmente a delle vere e proprie crisi urbane, rispetto alle quali bisogna giocare d’anticipo individuando per tempo i processi e tempi di trasformazione sociale.
In questo senso i ruoli attivi dei Comuni, quali primi collettori della domanda di sicurezza espressa dai cittadini, possono diventare un elemento decisivo per l’orientamento delle politiche di sicurezza urbana e per definire gli ambiti e le competenze. In una citt come Napoli ad alto rischio sociale e complessit di monitoraggio la responsabilit in tal senso dovrebbe essere ancora più sentita e finalizzata all’attuazione di politiche di mitigazione del disagio e di contenimento dei diversi fenomeni di violenza diffusa, nonch di interventi tesi a riqualificare gli assetti urbanistici, quale punto di forza delle amministrazioni locali.
Un contributo concreto che guardi prioritariamente alla vita delle citt e vada oltre l’emergenza, affinch la sicurezza urbana sia e resti un bene pubblico che può essere garantito solo dallo sviluppo di politiche integrate e partecipate, in sinergia tra le strutture dello stato ed i diversi livelli delle autonomie territoriali.
La sicurezza, quindi, come nuovo e moderno diritto di cittadinanza, da realizzare attraverso un insieme di attivit finalizzate ad innalzare la qualit della vita e a cui devono concorrere tutti, a partire dai cittadini stessi.
Tale finalit assurge a carattere ancor più pressante nella realt napoletana in cui negli ultimi anni la recrudescenza delinquenziale è enormemente aumentata, accrescendo il grado di insicurezza dei cittadini. Alcune iniziative imprenditoriali stanno tentando di agire sulla rivitalizzazione socio-economica e sullo sviluppo urbano della citt .
Ma come fronteggiare le “attenzioni” illegali subito pronte a prendere terreno? Come garantire il diritto alla sicurezza di cittadini, lavoratori, investitori ed imprese?
Un elemento utile ci viene suggerito proprio dalla Comunit Europea quando parla di sperimentazioni di metodologie operative per programmi integrati di politiche urbane che oltre ad avere una valenza sociale di indubbio valore partecipativo, rappresenterebbero anche un canale associativo di grande efficacia per le organizzazioni datoriali, dei lavoratori, forze sociali e associazioni di categoria. Insomma il coinvolgimento diretto della rappresentanza di quella comunit di uomini e donne su cui dovrebbero ricadere le scelte.
Potrebbe rappresentare un importante segnale per la citt che c’è e vuole andare avanti, secondo i principi della legalit e secondo i valori di una collettivit sana, viva e proiettata.
Il ruolo delle istituzioni dovrebbe essere in grado di contribuire a tutto questo, orientando processi decisionali democratici e condivisi e creando canali partecipativi e confronti permanenti. Un grave errore sarebbe il non coinvolgimento dei cittadini e l’affidamento alle sole forze dell’ordine di una questione sociale tanto complessa e di enorme valore civile.
Il concetto di ordine pubblico associato quindi a percorsi e obiettivi che tengano tutti dentro e che pur contrastando ogni forma di repressione non rinunci al suo ruolo di soggetto attivo e presente in una tematica a cos largo respiro quale quella della legalit e della sicurezza.
(2. fine)
Nella foto, uno scorcio di piazza Bellini