Ritorna Pompeii Theatrum Mundi, rassegna estiva del Teatro Nazionale e felice collaborazione con Il Campania Teatro Festival e il parco archeologico di Pompei. Tra il 17 giugno e il 16 luglio.
Tre delle maggiori istituzioni, per attività, copertura e finanziamenti ricevuti che si mettono insieme in una manifestazione tra le più importanti in Italia, quest’anno arrivata alla quinta edizione (seconda sotto la direzione di Roberto Andò). L’obiettivo non troppo velato è ridare slancio alla cultura in tempi di fortissima instabilità sociale ed emotiva.
Se, per il presidente Federico Cafiero de Raho, la cultura è quanto manca alla cittadinanza per estirpare definitivamente la violenza, di qualunque forma sia, per Roberto Andò la cultura è invece quella scintilla che si contrappone alla disumanizzazione quando questa approda a dimensione universale.
Una programmazione di quattro spettacoli afferenti a linguaggi e discipline diverse e che accende il sacrario del teatro campano, con la spinta propulsiva della commistione di idee, di vicende e di linguaggi, in quello che Ruggero Cappuccio chiama un cortocircuito culturale tra tradizione e contemporaneità, salvo che le due cose possano essere realmente slegate.
Quattro spettacoli in tre settimane diverse e che andranno in scena rispettivamente due volte, per un totale di otto serate.
Otto serate che saranno un freno al diluvio emotivo che la guerra ha rappresentato, con la sua mortificazione dell’umano e dell’umanamente bello, in una situazione che mette tragicamente in mostra quanto la parola di Dostoevskij sulla bellezza che salverà il mondo, sia vera, verificabile attraverso quell’umanità mossa da bontà che arriva al di là del tumulto carica dello stesso sentimento.
Si comincia il 16 e 17 giugno con uno spettacolo di danza. Gloria, del pluripremiato coreografo francese (di origine spagnola) José Montalvo, qui anche scenografo e ideatore video. Sul palco 16 danzatori provenienti da tutto il mondo, in una sapiente sequela di stili diversi di musica e danza, con sullo sfondo una critica aperta alla distruzione ambientale propria dell’Antropocene.
Sedici artisti che arrivano a Pompei da tutti i continenti, in una unione tra musiche vorticose e romantiche. Un appello potente alla difesa della natura.
Il 24 e 25 giugno lo spettacolo Due Regine – Mary Stuart vs. Elizabeth Tudor, Elizabeth Tudor vs. Mary Stuart, di Elena Bucci (ph Lidia Bagnara) e Chiara Muti. Una pièce che è ricostruzione drammatica di un eterno duello tra due donne diversissime, due regine impegnate in un duello mortale, in cui la vita dell’una significa l’annullamento dell’altra. Un confronto che mette in luce l’autorevolezza umana che la storia, il destino, la guerra sembrano voler a tutti i costi calpestare.
Il 29 e 30 giugno, invece, sarà la volta di OH Believe in Another World, il magistrale lavoro commissionato dalla Luzerner Sinfonieorchester all’artista di fama mondiale William Kentridge, che idea questo spettacolo a partire dalla decima sinfonia di Shostakovich.
Un capolavoro universale dell’opera segnò il ritorno al genere sinfonico del celebre compositore sovietico e che rappresenta la sua vendetta personale contro Stalin, con una scrittura musicale elaboratissima capace di disegnare il ritratto spietato del dittatore. Un ritratto ancora attualissimo dove vi sia manifestazione di cecità e brutalità.
Kentridge è uno dei maestri dell’arte contemporanea: unisce elementi onirici ed elementi storici, pescando da tutti i linguaggi espressivi e porta avanti da anni una critica feroce al colonialismo. Un artista convinto che la situazione in cui ci troviamo non possa essere lo stato finale del mondo.
Il 15 e 16 luglio, chiude la rassegna il grande teatro antico con Ifigenia in Tauride, regia di Jacopo Gassmann. Un inno al teatro greco, nell’anno in cui, come dice il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, viene portata alla luce l’evidenza storica che anche a Pompei si recitasse sia in greco che in latino. Il celebre dramma è incentrato sulla figura di Ifigenia, figlia di Agamennone salvata dalla dea Artemide nel momento in cui sta per essere sacrificata per mano del suo stesso padre, ma costretta a Tauride a divenire sacerdotessa della stessa Artemide. Una storia di prigionia, di sacrificio e di resistenza alla ineluttabilità della vita.
Una rassegna di altissimo profilo illumina uno dei teatri antichi più iconici del mondo. Quel contatto con le pietre, quella prova concreta che è legame carnale con il passato, come dice Ruggero Cappuccio, che ci fa vivere nella continuità secolare dell’abbandono artistico, capace di generarsi nell’interscambio tra poeti e ascoltatori, entrambi impegnati nella costruzione di un dialogo fondamentale. Vero freno alla barbarie, modo sublime di coltivare l’umanità.
©Riproduzione riservata
Per informazioni, biglietti e orari si rimanda alla pagina ufficiale del Pompeii Theatrum Mundi. I biglietti saranno in vendita dal 2 maggio.