Attore, regista teatrale e autore italiano. Ciro Ceruti nasce a Napoli nel 1971, cresciuto a San Giorgio a Cremano, nel 2001 debutta come interprete, autore e regista di Sesto sesso, commedia con Yulia Majarcuk.
Tra i lavori firmati Il pidocchioA tutti ma non a meNel momento giusto nel posto sbagliatoLa sfortuna non esisteMiracoli di seta, La tempesta perfetta e Doppia Coppia. È inoltre coautore, con Ciro Villano, di Piccoli segretiClickCome in terra…così in cieloPorno subitoNaufregatiTre sette col morto e Fino a prova contraria. Nel 2002 scrive ed interpreta, ancora con Ciro Villano, la sitcom Fuori corso, in onda fino al 2014 su Canale 9, firmando 204 puntate.
Nel 2007 scrive a quattro mani, con Paolo Caiazzo, una seconda sitcom, Chiacchiere & distintivo: trenta puntate, di cui è anche interprete, in onda su Canale 34. Nello stesso anno partecipa al Roma Fiction Fest con Gemelli e diversi, situation comedy di cui è autore e regista.
Nel 2011, sempre con Ciro Villano, scrive e dirige il suo primo film, Fallo per papà. Due anni dopo sarà ancora nelle sale con La legge è uguale per tutti…forse. Protagonista ed autore della sitcom live Fatti unici, in onda su Rai 2, scrive e recita anche in Famiglia all’incontrario, trasmessa dalla stessa rete nel 2022.
Nel 2020, la sua web serie Vita vince il premio internazionale Digital Media Fest. Nel 2024 SNAP (senza nulla a pretendere) su Canale 21. Il suo nuovo spettacolo “A tutti ma non a me” (foto) sta raccogliendo grande successo di pubblico.
Non solo autore e regista (con Ernesto Lama), ma anche protagonista nel ruolo del nonnetto arzillo, e con gli attori Ernesto Lama, Pasquale de Rosa, Ciro Panciullo, Noemi Coppola, Adele Vitale, Francesco Ranucci. Aiuto regia Cristiano Esposito, le musiche di Aniello Palumbo, luci Alessandro Parrella, social media manager Antonio Pellino. 
Una storia che mette in evidenza la crisi del rapporto di coppia, la convivenza con il padre di lui anziano con i problemi della terza età e il fratello di lui con problemi psichici. 
C’è una linea di confine – seppur sottile – che divide il dramma dalla comicità. Anche il nonnetto sveglio nonostante l’esperienza dell’età commette l’errore di giudicare le persone senza fare attenzione e cercare di capire le ragioni dei loro comportamenti anche quando sembrano ingiustificabili. È facile giudicare una persona dalle apparenze, evitando di soffermarci sugli atteggiamenti aggressivi di una persona che spesso nascondono una sofferenza latente. 
Uno spettacolo ricco di messaggi, scritto per fare riflettere lo spettatore, ad ascoltare gli altri senza dare giudizi affrettati, e cercare di scavare nell’animo delle persone per comprenderle fino in fondo. A spiegarci il senso della commedia e di tutta la sua carriera è Ceruti stesso.
Allora, come si comincia a salire su un palco?
«È iniziata con un po’ di difficoltà in quanto comunque essendo nato in una famiglia di imprenditori, puoi ben immaginare che alla notizia che io volessi fare l’artista, l’attore, mio padre non ha fatto i salti di gioia; quindi, inizialmente non mi hanno aiutato e io ho dovuto iniziare a lavorare nell’azienda di famiglia per poi rivoluzionare un po’ tutta la mia vita. Decisi che non potevo far altro che proseguire per la mia strada. È stato un po’ burrascoso all’inizio ma poi tutto si è appianato».
Quali sono stati i momenti più importanti che hanno segnato il tuo percorso professionale?
«Al di là della possibilità di fare “Fuori corso” in TV che comunque è stato un momento importante, altri momenti importanti sono stati i momenti più difficili perché in qualche modo ho dovuto rimboccarmi le maniche e cominciare a combattere verso determinati meccanismi che esistono nel nostro lavoro, la separazione dal gruppo “Fuori Corso” che inizialmente non fu una mia scelta, poi quando ho dovuto in qualche modo sgomitare all’interno del carrozzone “Made in Sud” perché ero visto – e faceva comodo vedermi – solo come autore, mentre io volevo stare su di un palco (non quello di Made in Sud dove mi sono state promesse delle cose e invece queste cose non ci sono mai state semplicemente perché a loro facevo comodo come autore). E lì – la cosa più importante – grazie ai miei figli che mi consigliavano di andare sul web e io dicevo “ragazzi, ma secondo voi, io tengo quasi 50 anni e mi cimento con Internet?” E loro dicevano “papà, tu hai un linguaggio molto giovanile che, secondo noi, sul web va forte. Così ho ascoltato i miei figli e grazie a loro si è aperta anche un’altra strada».
Lo spettacolo A tutti ma non a me” è andato in scena a luglio (11-12-13) con una presenza di 1400 persone, e in replica il 27 e il 28 settembre sempre a Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano con una presenza di duemila persone. Un tema impegnativo con cui fai divertire ma innanzitutto riflettere…
«Questa commedia è stata scritta ad agosto del 2000, uno spettacolo che ha 24 anni. Immagina 24 anni fa, quello dell’omosessualità era un argomento ancora più particolare. All’interno dello spettacolo c’è una linea sottile di confine che divide il dramma della comicità e vediamo che si commette l’errore di giudicare le persone dalle apparenze. E quando vediamo che una cosa non tocca a noi personalmente e tocca agli altri è sempre più facile, però quando tocca a te… hai una lucidità diversa di affrontare il problema. Al di là della scelta omosessuale che secondo me oggi si sta esagerando sotto altri aspetti (anche se non voglio entrare in merito), io dico che bisogna assolutamente rispettare l’orientamento sessuale dell’altra persona in toto, a 360 gradi».
Però la commedia è immersa in una dimensione familiare…
«Infatti, volevo evidenziare questo: quando si comunica a un genitore di 90 anni di essere omosessuale, bisogna anche avere un minimo di pazienza e non pretendere subito che l’altra persona possa capire, perché credo che a quel punto sia stupido pretendere da un padre anziano o che culturalmente ha fatto parte di un’altra epoca una comprensione assoluta. Lì entra in gioco una mentalità diversa da quella attuale».
Noi che guardavamo SNAP (senza nulla a pretendere) su Canale 21 vorremmo sapere se riprenderà.
«Sì, SNAP ci sarà nuovamente tra fine ottobre-inizio novembre in autunno con la produzione di Roberto Parlati, un giovane produttore straordinario, preparatissimo, anche visionario sotto certi aspetti. Sicuramente sarà su Canale 21, anche se il nostro progetto è quello di portarlo su Reti nazionali». Altri progetti futuri?
«Sarò tutto il periodo di Natale al teatro Totò a Napoli con lo spettacolo “La tempesta perfetta”, dal 25 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025. Anche lì tratto un argomento un po’ particolare, quello dell’amicizia. Noi solitamente parliamo di una forma d’amore tra due innamorati, l’amore verso una madre, un padre, ma non abbiamo mai parlato di amore tra due amici, senza la componente sessuale. Da qui parte una serie di vicissitudini e questi due grandi amici cercano di aiutarsi a vicenda. Tuttavia, subentrano varianti esterne che cercano sempre di contaminare e minare questa amicizia. È una commedia particolare e divertente».
E con tuo figlio Emanuel?
«Ci saranno delle collaborazioni, poi lui ha creato un collettivo “Vicolo ‘e l’allerìa” che, secondo me, è un ottimo progetto e io ogni tanto ne farò parte, ma lui deve percorrere la sua strada. L’altro mio figlio Luca debutterà con me. Ha un talento vero, puro, comico e farà parte della mia compagnia».

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