Stamane si è svolto un presidio di protesta sotto la sede della Municipalità 6 (Barra, San Giovanni e Ponticelli) in via Domenico Atripaldi, per rimarcare l’emergenza ambientale a Barra e nell’area orientale di Napoli, a seguito dell’ennesimo rogo appiccato nell’ex campo rom di via Mastellone (quartiere Barra).
I Comitati e le Associazioni proponenti, stufi della impassibilità delle istituzioni locali (Comune e Municipalità), chiedono la immediata bonifica dei terreni ormai abbandonati da anni. Le “passività” degli enti pubblici resistono nonostante una allarmante casistica sanitaria che indica patologie tumorali per la bassa proprietà dell’aria respirata e per gli spaventosi livelli di inquinamento territoriale.
A denunciare il percorso istituzionale è Mariarosaria De Matteo del Comitato “Barra R ESISTE”: «L’incendio di grosse dimensioni dell’ex campo rom di via Mastellone si doveva evitare. Dopo quello di due anni fa si dovevano attuare misure atte a prevenire il disastro di oggi. Invece nulla di fatto.Esattamente una settimana fa mi sono recata in Municipalità assieme ad un gruppo di cittadini per chiedere un tavolo urgente con il sindaco Manfredi e misure di controllo immediate, ma l’ente di prossimità ha mostrato tutta la propria debolezza affermando di aver allertato gli enti di competenza, punto. Ad oggi il Sindaco non ha ancora ricevuto i cittadini che si chiedono, come mai? Perché la tanto professata bonifica dell’area più volte annunciata dal Comune non è ancora iniziata? Perché mancano i soldi? A noi importa poco, che li chiedessero al Ministero. Barra e tutta Napoli est vivono un disastro ambientale di enormi dimensioni e una emergenza sanitaria che pagheranno sopratutto i nostri figli. Basta! Se la zona orientale deve essere considerata lo sversatoio di ogni sorta di inquinanti per una evidente volontà politica deve essere detto chiaramente. In nessun paese democratico il Sindaco non parla con i cittadini, solo da noi. Molti cittadini si sono rivolti alla Procura per denunciare. Noi siamo stanchi di essere presi in giro e daremo filo da torcere in ogni sede dove si presuppone venga esercitata da democrazia!».
A tutto questo, ritengo personalmente di aggiungere che solo quest’anno gli incendi dolosi appiccati all’ex campo rom di via Mastellone – quartiere Barra – ne sono stati tre. Una stanca e macabra ritualità che sfianca la qualità della vita dei cittadini di una vasta area della zona orientale della città.
Ciò è accaduto, negli anni, quando i rom stazionavano lì, in condizioni al limite del pietoso, ma anche dopo, quando ormai quel fazzoletto di terreno ospita solo residui di rifiuti tossici.
Una delle decine di aree soggette a bonifica e riqualificazione senza che, a tutt’oggi, un solo metro quadrato di terra è stato lavorato e decontaminato.
Se i propositi più generali scritti nella variante orientale del PRG della città di Napoli rimarranno ancora per lunghi anni una chimera, se la bonifica dei suoli inquinati non partirà per mancanza di fondi, se la prevista delocalizzazione delle attività industriali a rischio di incidente rilevante non avverrà, poiché manca l’individuazione delle aree alternative per ospitarle nell’ambito regionale, se ogni attività urbanistico-edilizia propedeutica alla valorizzazione dei tre quartieri orientali continua a non partire,se i siti produttivi che inquinano sia il mare che l’entroterra di San Giovanni, Barra e Ponticelli, permangono nel vivere sonni tranquilli, se le strutture pubbliche continuano a chiudere oppure vengono sottodimensionate, se la riconfigurazione viabilistica, principale e secondaria, non viene minimamente riformata, se l’ambiente e il territorio continuano ad essere contaminati, abbassando notevolmente i livelli igienico-sanitari, tanto da “giustificare” patologie tumorali molto al di sopra della media cittadina, se alcuna attività socio-inclusiva, sia pubblica che privata, riesce a proporre alle categorie in difficoltà orizzonti di vita possibili, positivi e concretamente praticabili, rimarranno, al di sopra di tutto e tutti, la camorra e la mancanza di libertà personale.
Il Comune di Napoli e la Municipalità 6 rimangono sostanzialmente fermi a prospettare ciò che dovrà avvenire, facendosi sfuggire di mano quello che non accade oggi e che non è stato fatto ieri.
Un racconto istituzionale stanco, senza prospettiva riempitiva di funzioni pubbliche, con responsabilità declassate, con una rappresentanza di “tipo condominiale”, senza visione né opzioni strategiche. Insomma, un modo di fare indistinto, senza definire un campo d’azione con ruoli definiti e capace di offrire una superficie di contrasto ai tanti vuoti urbani, stratificatisi in decenni di gestione poco lungimirante.
Ma come se ne esce da tutto questo? Ritornando alla politica, dopo le orge movimentiste e fintamente rivoluzionarie prevalga l’interesse pubblico ed arretrino azzeccagarbugli, anime pezzentelle e voltagabbana.
Il tempo della doppia morale pubblica, posseduta a seconda dell’ambito in cui si opera, quella che considera, peraltro, i cittadini non propriamente titolari di diritti e doveri, è finito. Basta avanzare gli “schemi propri” fatti passare per il miglioramento dei destini generali. La “commedia” ha avuto già troppe repliche.