Il dialogo Libere andato in scena al Sannazaro, oltre a essere un originale esemplare di teatro “politico”, ha una storia che penso valga la pena raccontare.
La sua idea, realizzata poi con grande efficacia drammaturgica da Cristina Comencini, nasce all’interno di un gruppo di donne l’associazione Dinuovo (termine polisemico che evoca insieme la novit e il ritorno), messa insieme più di due anni fa, sulla spinta della prima ondata di scandali sessuali con protagonista il presidente del consiglio. Una composita e inusuale compagnia, formata da Cristina Comencini, sua sorella Francesca, anch’essa regista, una attrice molto popolare Lunetta Savino e una quindicina di donne di varie provenienze, professioni ed et , avevano ritenuto che le donne italiane, a differenza delle donne di paesi come la Francia, la Germania, la Spagna, per non parlare dei paesi nordici, subivano quegli affronti alla loro dignit anche per una condizione materiale pesante.
CONSAPEVOLEZZA E MARGINALITA’
Dopo stagioni segnate da un importante movimento di emancipazione e da un movimento femminista -tra i più interessanti in Occidenti per ampiezza e intensit anche di ricerca teorica- che avevano prodotto conquiste rilevantissime sul piano dei diritti sia civili che sociali, le donne italiane erano alle prese con un paradosso da una parte un livello alto di coscienza e consapevolezza della propria libert e dall’altro una condizione di marginalit politica, sociale e di rappresentazione (basti pensare alla degradante immagine della donna come puro oggetto sessuale nella televisione italiana pubblica e privata e nella pubblicit , un’immagine senza paragone in Europa). E hanno deciso che era arrivato il momento di sollecitare dinuovo (appunto) l’azione politica. Abbiamo scritto un documento di riflessione critica sugli ultimi quindici-venti anni e abbiamo indicato la nostra prospettiva, ci riannodare i fili spezzati tra l’intellettualit diffusa femminile e l’insieme delle donne italiane e creare una rete organizzata.
La novit maggiore è stata l’uso di un linguaggio nuovo per fare politica, il teatro. Cristina Comencini ha tratto creativamente dal documento un testo teatrale, un dialogo tra una donna più anziana e una giovane che mette in scena appunto quel paradosso e la frattura che si è prodotta tra le donne della generazione femminista e le giovani allevate nella libert ma che trovano una societ chiusa alle loro aspettative. Lo spettacolo ha girato l’Italia, consentendoci di discutere con un pubblico foltissimo, interessato, coinvolto emotivamente e quindi predisposto a riflettere, come è accaduto anche a Napoli.
SENZA SIMBOLI DI PARTITO
Dal gruppo Dinuovo è partita poi la mobilitazione del 13 febbraio che ha portato alla nascita di Se non ora quando? .Noi stesse siamo rimaste scioccate dalla adesione quantitativa e qualitativa al nostro invito. Per la prima volta nella storia del nostro paese in contemporanea nelle piazze di 230 citt grandi e piccole, dal Sud al Nord e in 36 capitali o grandi centri europei e americani, oltre a Tokio e a Melbourne, si sono raccolte più di un milione di persone, convocate da un appello voluto e sottoscritto da un gruppo di donne. Mai era accaduto che una tale massa di popolo, fatta di donne e uomini, si raccogliesse senza simboli di partito, sindacato o altre organizzazioni su invito di un gruppo di donne. Avevamo colto, interpretato e rappresentato aspettative, bisogni, anche frustrazioni di un “popolo”, insomma si era stabilita una relazione profonda tra le parole delle donne e la nazione italiana. Come è stato possibile? Perchè abbiamo detto parole come dignit , rispetto, amicizia, parole che univano invece che dividere faziosamente, come accade normalmente in Italia, che univano pur dichiarando chiaramente una posizione. Perch abbiamo collocato la questione della dignit femminile nel quadro dei problemi interni e internazionali dell’Italia,. Perch siamo state ritenute credibili, nel nostro sforzo di tenere assieme posizioni diverse non solo politiche, ma anche culturali e religiose.
Oggi ci sono più di cento comitati Se non ora quando nati dopo la manifestazione del 13 in tutta Italia, un concreto inizio di ricostruzione di una forza collettiva autonoma capace di parlare e di agire sulla scena pubblica con autorevolezza ed efficacia. Dare vita dal basso, ci non in modo collaterale a partiti come è stato per il passato, ad un simile soggetto è opera complessa che non è stata mai tentata. Ma ne vale la pena, innazitutto per migliorare la vita delle donne italiane, ma anche per ricostituire forme , anche nuove,della rappresentanza politica e sociale. E lo spettacolo Libere continua a mobilitare e scuotere le coscienze.
In foto, immagine tratta da "Libere", interpretato da Isabella Ragonese e Lunetta Savino
*Docente di Storia delle dottrine politiche all’Universit l’Orientale di Napoli, tra le ideatrici della mobilitazione "Se non ora quando”