L’avvento di Mario Monti al governo del Paese rappresenta
l’ultimo episodio, forse il più eclatante, della crisi dei partiti in Italia e della loro incapacit a rappresentare le istanze eleesigenzecheprovengonodalfondo dellasociet nazionale nel momento forse più drammatico, dal dopoguerra, della sua storia.
Per comprenderelafondatezzadi tale assunto,bisogna ricostruire le ultime, convulse fasi che hanno preceduto la nomina di M. Monti a senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica e l’affidamento allo stesso dell’incarico di formare un governo, con il preciso compito di formulare una proposta che consentisse all’Italia di fronteggiara la crisi e nello stesso tempo di rimanere in Europa con la dignit di un grande Paese.
Quella nomina e quell’incarico sono stati preceduti, in successione dalla conclamata incapacit del governo di centro destra di presentare una proposta in grado di fronteggiare la crisi e di avviare l’Italia su una strada di graduale superamento delle conseguenze più drammatiche conseguenti ad essa; della identica incapacit dell’opposizione di presentarsi al Paese con un pacchetto di proposte che la qualificasse cone forza di governo, sensibile ai problemi della collettivit e in grado di rinunciare alle proprie singole peculiarit per assumere in s i problemi del Paese; dalla perdita della maggioranza in Parlamento da parte delle forze al governo e dalle conseguenti dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio; infine, dalla decisione del Presidente della Repubblica di nominare Mario Monti senatore a vita e di affidargli l’incarico di formare un governo di tecnici.
In sostanza, di fronte all’accavallarsi di tali avvenimenti, è risultato chiaro all’opinone pubblica che la nomina e l’incarico a M. Monti rappresentano il risultato della fuga delle forze politiche, e maggiormente di quelle di governo, dall’impegno ad assumersi la responsabilit di presentare un programma organico di misure, sicuramente impopolari, per uscire dalla crisi.
Il resto è cronaca di questi giorni M. Monti forma il governo, lo presenta alle Camere, riceve il voto favorevole di queste ultime e comincia a lavorare alla definizione delle proposte anticrisi definite “salva Italia”.
A questo punto ricomincia la pantomima delle forze politiche, la
cui credibilit non a caso è scesa ulteriormente nella considerazione
dell’opinione pubblica come mai forse è avvenuto prima d’ora.
La Lega, che fino a qualche giorno prima ha condiviso le responsabilit
di governo e dell’incapacit di quest’ultimo ad affrontare la gravit
della crisi negandone pervicacemente l’esistenza, decide di passare
all’opposizione, gridando al colpo di stato “bianco”, denunciando la messa in mora della democrazia rappresentativa e decidendo di ripristinare un simulacro di democrazia, riaprendo le porte del cosiddetto parlamento della padania, inesistenti il primo e la seconda; aggiungendo, secondo la peggiore cultura politica reazionaria, che nei confronti dell’Italia si stava mettendo in atto, ad opera di oscure forze, un complotto teso alla destabilizzazione dell’ordine democratico ed a consegnare il Paese al capitale finanziario internazionale. Se cos fosse, la Lega ne sarebbe tra i primi responsabili… mentre il Polo delle Libert , il maggiore responsabile unitamente alla Lega del rischio di default in cui è stata trascinata l’Italia, indifferente a tutto il resto, si prepara a nuove elezioni, senza escludere la eventualit , espressa più volte da Silvio Berlusconi, di costituire un nuovo partito.
L’Italia dei Valori da parte sua, dopo aver votato a favore del governo presentato da M. Monti, torna a cavalcare la sua vocazione demagogica e populista, e decide di votare contro i provvedimenti in via di definizione, accusando il nuovo presidente del Consiglio di continuare la politica del vecchio governo squalificato di centro destra, sorvolando sulla propria assenza rispetto ai problemi più acuti, e tentando uno scavalcamento a sinistra del Partito Democratico, dopo che Antonio Di Pietro aveva ufficialmente dichiarato qualche mese prima di essere figlio della tradizione democristiana e di non avere nulla in comune con la sinistra.
Il Partito Democratico, a sua volta, sconta nel proprio seno le contraddizioni dovute alle tante spinte che ne caratterizzano la nascita e l’azione, e oscilla tra l’adesione alle proposte del nuovo governo e la tentazione di prenderne le distanze; E l’Unione di Centro, infine, si è del tutto appiattita sulle proposte di M. Monti nella prospettiva di attribuirsi qualche merito se l’azione di quest’ultimo conseguir dei successi.
Irrilevante e ancora una volta fuori da ogni reale analisi della situazione attuale, la posizione dell’estrema sinistra, SEL compresa.
Siamo consapevoli che il quadro presentato contiene semplificazioni e qualche sommariet , ma ci guida fondamentalmente un cruccio e una speranza che le forze politiche ritrovino la misura e le condizioni per superare la propria crisi e c 6 on essa la più generale crisi di rappresentanza dell’intera societ .
In foto, Giuseppe Vasi- Piazza Montecitorio